philosophy and social criticism

Archive for ‘Aprile, 2016’

La stampa come prostituta

Il nostro mondo finirà, scriveva Karl Kraus, per mano della magia nera: la stampa. Prosegue Kraus: «Quando il vecchio sistema giornalistico andava in guerra, mentiva, non c’è dubbio. Ma si contentava di comunicare fatti non veri. Il nuovo sistema non ne è capace e si mette a rubare opinioni e naturalmente le opinioni gli marciscono in mano, diventando luoghi comuni»

Appartenenze e condivisione di intimità le nuove forme del vivere insieme?

Sotto l’urto della precarietà dilagante, di un tempo che si restringe fino a coincidere con il “qui e ora”, l’appartenenza non scompare ma assomiglia sempre di più a quel luogo-non luogo della nascita, dove le acque si mescolano, dove i confini tra sé e l’altro sono quasi inesistenti, e le diversità inafferrabili. Là dove i legami – con un paese, una cultura, una storia- sembrano evaporare, si accampa un individuo più consapevole della sua singolarità, ma anche più prossimo a quella moltitudine di simili che la globalizzazione fa trovare sul suo cammino, reale o mediatico.

AVS e dintorni

Dei risultati d’esercizio dell’AVS e dell’AI dello scorso anno (2015) colpisce in particolare la concomitanza tra il risultato negativo della ripartizione (- 579 milioni) e quello altrettanto negativo degli investimenti dei fondi di compensazione, ossia delle riserve dell’AVS (- 237 milioni).

Zombi di tutto il mondo

Gli zombi sono gli altri, i già morti, coloro che, quando avranno morte reale, per fuoco, per terra o per mare come cantava Leonard Cohen, non potranno che confermare la loro vocazione: esseri indifferenziati, senza storie e senza nome, , la cui fine ci spaventa solo perché mette fine a una prestazione votata al benessere altrui. Forse anche il nostro. Dead men working, insomma. Stessero così le cose, vuoi vedere che ci toccherà pure rivalutare quel matto di Seabrook e dire che, in fin dei conti, aveva proprio ragione?

Azzardo: con il piede straniero sopra il cuore

Scriveva l’abate Galiani che in una società di ciechi, dediti a rimestare pula e a giocare d’azzardo «il gusto per le feste e per il fasto germoglia nel cuore dei potenti; vogliono il lusso; opprimono il debole per soddisfarsi. Non conoscendo il prezzo delle opere delle arti che sono loro sconosciute, tutto sembra loro meraviglioso e prezioso. Lo straniero ne approfitta. Il denaro diminuisce e scompare. La cultura ne soffre e il reddito nazionale diminuisce. Lo Stato tocca il fondo, il male è all’apice».

Maschilità bifronte. Virilità ed effeminatezza: i due volti della comunità storica degli uomini

La minaccia alla virilità non viene genericamente da un femminile riconosciuto diverso dal punto di vista biologico e come tale carico di enigmi, e forse non è neppure la conseguenza inevitabile dei segni che lascia l’appartenenza intima all’altro sesso nella fase prenatale. Il gesto monotono e ripetitivo della “cura”, in cui si vanno a sovrapporre in modo inquietante il gioco della bambina con la bambola, il lavoro dell’infermiera e della bambinaia, è quello che la storia ha ritenuto fin dai primordi connaturato al femminile, così come “naturale” è sembrata la rinuncia della donna a porsi come individualità.