philosophy and social criticism

L’amicizia

"San Francesco"

Poco incline ai riflettori, di Maurice Blanchot (1907-2003) esistono pochissime fotografie, quasi nessuna presenza in “scena” (conferenze, dibattiti), nessun protagonismo. Saggista e scrittore comunque prolifico, scelse la parola scritta come forma di comunicazione verso quegli amici lontani – i lettori – a cui allude un bellissimo lavoro, L’amicizia (Marietti, Genova 2010). «La mia amicizia complice», scriveva Blanchot, «ecco ciò che posso donare agli uomini».

di Maurice Blanchot

Dobbiamo rinunciare a conoscere coloro a cui ci lega qualcosa di essenziale; voglio dire, dobbiamo accoglierli nel rapporto con l’ignoto in cui essi ci accolgono, anche noi, nella nostra distanza.

L’amicizia, rapporto senza dipendenza, senza un evento particolare e dove entra nondimeno tutta la semplicità della vita, passa attraverso il riconoscimento dell’estraneità comune, che non ci consente di parlare dei nostri amici, ma solamente di parlare loro, non di farne un oggetto di conversazione (o di articoli), ma il movimento d’intesa in cui, parlandoci, essi mantengono, anche nella più grande familiarità, la distanza infinita, quella separazione fondamentale a partire dalla quale ciò che separa diventa rapporto.

La discrezione è l’intervallo, il puro intervallo che, da me all’altro che mi è amico, misura tutto ciò che è fra noi, l’interruzione che non mi autorizza mai a disporre di lui, e che ci mette in relazione nella differenza e a volte anche nel silenzio della parola.

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tysm literary review

vol. 16, issue 21

january 2015

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