philosophy and social criticism

Affamare la bestia: il metodo del New Public Management

Christian Marazzi

Si chiama New Public Management, nuova gestione pubblica, quel programma di riforme, ispirato ai modelli di gestione delle risorse umane all’opera nell’economia privata, che ha accompagnato il processo di aziendalizzazione dei servizi pubblici negli ultimi anni. Si tratta di un insieme di procedure, o “puzzle dottrinale”, in cui si intrecciano vari principi, in particolare la teoria dell’individuo come attore razionale volto a massimizzare il suo interesse personale.

Benché in origine, ossia sin dai tempi della Signora Thatcher, l’obiettivo fosse niente meno che la privatizzazione dei servizi pubblici nel nome dello “Stato minimo”, nel corso del tempo il New Public Management è, almeno in Svizzera, l’altra faccia dell’aziendalizzazione, ad esempio delle ex-regie federali, ossia la loro trasformazione in Società anonime, sempre a maggioranza azionaria della Confederazione, ma decisamente orientate ad una gestione di tipo privato dell’organizzazione aziendale che ha modificato profondamente la specificità del servizio pubblico.

Un documento del 2006 di Hans-Rudolf Merz, ministro delle finanze, sintetizza la strategia del Consiglio federale: scorporo, cioè esternalizzazione, di interi settori per snellire l’organizzazione produttiva riducendone i costi di gestione; moltiplicazione degli indici di performatività trasformando i fruitori dei servizi pubblici in clienti; aumento dei compiti di vigilanza interni ma anche, se necessario, esterni.

Per una curiosa eterogenesi dei fini, laddove il New Public Management è stato applicato con maggior zelo, il risultato di questa strategia è stato un aumento dei costi di gestione a scapito degli investimenti, un gonfiamento del comparto amministrativo a scapito della qualità del servizio e una riduzione della produttività del lavoro come conseguenza dell’applicazione di norme burocratiche sempre più invasive.

La caporalizzazione, cioè il rafforzamento delle gerarchie e del controllo sugli agenti del servizio pubblico, ha poi trasformato in competenze professionali valori non propriamente positivi, come il cinismo, l’opportunismo, la mediocrità e la paura, compromettendo la cooperazione interna e demonizzando qualsiasi manifestazione di pensiero critico.

Il New Public Management ha una sua parvenza di oggettività, o inesorabilità, che deriva dalla strategia di ridurre le risorse finanziarie a disposizione del servizio pubblico.

“Affamare la bestia”, comprimerne i mezzi finanziari con la leva fiscale in modo da rendere “inevitabile”, costi quel che costi, l’adozione di metodi ben sperimentati nel passato recente nell’economia privata. Se non fosse per la sofferenza che provoca, l’opera di smantellamento graduale del servizio pubblico, che ha visto il laburista Tony Blair tra i suoi esecutori più ispirati, assomiglia sempre più a una commedia umana del lavoro.

Tant’è vero che le imprese private, per modernizzarsi, si stanno orientando verso una nuova forma di management, in cui la dimensione umana è posta al centro della gestione delle risorse. Non è detto che sia meno insidiosa, di certo è meno stupida.

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Immagine di copertina: From Chaos to Order by Sebastien Wiertz

 

tysm review
philosophy and social criticism
vol. 23, issue no. 33, february 2016
issn: 2037-0857
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