philosophy and social criticism

Figure piscianti

di Francesco Paolella

Jean-Claude Lebensztejn, Figure piscianti 1280-2014, UTET, 2019

Come è difficile e, allo stesso tempo, come è facile scrivere qualcosa su questo libro, il quale si occupa di un gesto banale e necessario, così come esso può essere veduto nella storia dell’arte occidentale, da quella antica alle sue manifestazioni più recenti: anche le figure piscianti hanno una loro piccola storia, collaterale e minore senza dubbio, ma che ci permette di mettere a fuoco temi essenziali: il ruolo del pudore nelle relazioni fra le persone e nell’arte in particolare innanzitutto, ma anche l’evoluzione delle idee sul corpo umano e sui significati (magici, medici, simbolici, religiosi) dei “prodotti” di questo.

In termini generali, possiamo dire che i ragazzi ritratti a fare pipì sono stati popolarissimi nell’arte europea – sotto forma di angeli in primo luogo – e hanno sempre conservato in loro una ineliminabile ambiguità fra comico e tragico, fra corporale e spirituale. I piccoli piscianti hanno sempre rappresentato un miscuglio di indecenza e di innocenza, tanto da apparire spesso come la versione edulcorata e perbene di allusioni all’erotismo degli adulti. D’altra parte, non si tratta soltanto di una storia di putti: «Intorno al 1600, con il diffondersi della pittura di genere, sempre più adulti si misero a pisciare nelle immagini. Vestiti e in scene di vita quotidiana, soli o in compagnia, al Nord e al Sud, nella pittura e nel disegno» (pagina 71).

L’arte sacra, soprattutto dal Rinascimento in avanti, si è dunque soprattutto popolata di putti urinanti, che innaffiavano, con la loro “acqua benedetta”, le anime dei fedeli nelle chiese. Di per sé, l’urina è sempre stata uno dei più potenti strumenti magico-naturali, utilizzati in ogni cultura premoderna come farmaco o come vera e propria posizione magica. La modernità, con tutta la sua chiarezza e con tutte le sue inibizioni, ha finito ovviamente per marginalizzare, fin quasi ad espellerla dall’iconografia popolare, la figura del fanciullo pisciante. Questo piccolo gesto quotidiano è stato via via confinato nelle manifestazioni artistiche più provocatorie ed estreme, così come la figura pisciante, e soprattutto quella femminile, è stata spinta nel campo della pornografia.

Se, in passato, gli angeli urinanti erano allo stesso tempo volutamente ridicoli e propiziatori (l’oro, la carne, la fertilità…), oggi non resta che la brutalità di un atto indecente e facilmente offensivo. Come potrebbe essere considerata oggi una fotografia che ritraesse una bambino, magari nudo, sorpreso a far pipì?

Interessante, anche in questo campo, il fatto che la storia dei piscianti maschili sia stata molto diversa, più facile per così dire, di quelle delle “pisciatrici”. Queste ultime hanno sempre rappresentato un’iconografia d’eccezione, essendo immagini allegoriche molto forti ed allusive, meno “maneggiabili” e meno “digeribili”, immagini più adatte magari a un piccolo pubblico di voyeurs.

TYSM REVIEW
PHILOSOPHY AND SOCIAL CRITICISM
ISSN: 2037-0857
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