philosophy and social criticism

Un poeta si confessa – Intervista con il poeta Sotirios Pastakas

Andreas PolUcarpou 

«Il poeta ha il compito di prendere sotto braccio la lingua e farla avanzare di mezzo passo. Per tutto il resto hanno il compito di rispondere e trovare soluzioni, la politica, la scienza e la tecnologia».

Il poeta Sotirios Pastakas non ha bisogno di presentazioni e di prologhi. Appare agli spazi della poesia nel 1981 e da allora fino ad oggi porta la Grecia e in particolare la poesia greca, alla ribalta della poesia mondiale facendo conoscere di più la Grecia, in particolare alla vicina Italia. Poesie fornite con scrittura analitica di uno che conosce bene l’anima umana (lui stesso è psichiatra) ed i suoi sotterranei più profondi.

Cerco la mia tomba e non la trovo,

Dio mio,

da cinquanta anni ti chiedo di prendermi

e tu non rispondi alle mie preghiere.

Vieni, conducimi in alto

e al buon umore.

non ho dove poggiar la mia testa

e piangere.

Vieni conducimi al più alto dei sentieri,

sulla tua spalla poggiare e piangere.

Siccome in molti augurarono la mia morte,

anch’io poi dal mio versante

ho desiderato la morte di innumerevoli altri.

La mia tomba cerco ma non la trovo

Pastakas scrive in un linguaggio denso e nello stesso tempo accessibile all’umana traccia della psiche. A volte acconsente ai sensi che lo guidano sulle strade della memoria come un Proust contemporaneo ove le voci e gli odori della città non lo infastidiscono, piuttosto irrompono sul proprio iscritto rastrellando una memoria viva, capace ad innalzare versi della solitudine, versi della memoria.

In via Euripide

con gli odori di spezie

un antico sapore di peccato

in bocca,

un tocco policromo,

una visione imprigionata

e una ferma convinzione nel sesto :

i Tarocchi, i caffè, gli oroscopi.

Come se passeggiassi in via Euripide

con te nudo. Nudo e solo.

Nella sua poetica Nisso (o la nomina Chios oppure no) il desiderio della memoria e dei sensi vengono come onde a trascinare le parole con la forza di un bisogno di fugga più profondo dall’ora e subito, verso una destinazione sconosciuta , la quale tuttavia, si trova dentro di noi.

Nissos Chios come

cuticola dell’unghia si ritira

e poi ritorna.

Mi allontana il prurito,

antico oracolo

e mi eccito.

Mi sono forse allontanato molto.

E pensare,

che qui dove mi trovo,

chiamano il mare Ionio.

 

Sotirios Pastakas tiene in mano un mazzo di carte truccate sapendo molto bene come aprire le scatole “nere” dell’anima. Sono queste scatole nere però, che danno luce alle sue parole, alle sue parole poetiche senza confondere il suo ruolo scientifico con la sua grande capacità poetica…

Come considerala poesia: come espressione della propria identità o come mezzo di differenziazione nel mondo contemporaneo?
Come espressione della propria identità: il recente viaggio in Italia, in occasione della pubblicazione in italiano della mia Antologia “Corpo a Corpo” ( poesie scritte in trent’anni, dal 1986-2016), mi ha confermato con grande gioia che la poesia tocca le persone. Le persone si emozionano, si entusiasmano, partecipano, e questo significa che la poesia dà identità non tanto al suo creatore quanto alle persone che la condividono: che siano concittadini o cittadini del mondo. Naturalmente quando ero giovane, anche io pensavo la poesia come mezzo di differenziazione, con il desiderio di differenziarmi… Fortunatamente ho acquisito molto presto la consapevolezza che la poesia è un imperativo e non un mezzo di affermazione personale…

Il poeta è una persona intorno alle parole oppure opera da un istinto innato?
Il poeta viene creato dai propri versi, mi azzardo a dire. Io sono cambiato a causa dei miei versi: ho scelto di abbandonare la mia professione, il lavoro che mi dava da vivere, il mio matrimonio, la mia casa. Come scherzosamente ci ha accolto Lawrence Ferlinghetti al Festival Internazionale di Poesia a San Francisco nel 2007 « ho visto i migliori cervelli della mia generazione rovinati dalla poesia», è doveroso ammettere che Poeta è solo colui che si lascia rovinare dalla poesia.

Può l’arte rimarginare le ferite attraverso una più approfondita dialettica esistenziale?
Questo non è il suo bersaglio? La catarsi. L’Arte è come la vasca purificatrice di Siloe. Lo scrittore è l’operaio delle parole e il suo lavoro è mettere paroline nelle bocche degli uomini, per piangere i propri morti, per fare gli auguri al matrimonio della propria figlia, per fare una dichiarazione d’amore, per protestare di fronte alla situazione politica e all’ingiustizia.

Credete di seguire la strada di altri poeti o di percorrere un itinerario solitario attraverso la vostra scrittura?
Nell’Arte non esiste itinerario solitario. Io ho scelto come compagni di viaggio Omero, Kalvos, Kavafis, Borges, Brodskij. Quel che distingue il poeta è la singolarità della propria voce. Forse è l’originalità della propria voce che sta dietro la concezione romantica della scrittura solitaria.

Quali immagini trattiene dal corso della sua vita? In parole povere quali immagini affiorano nella sua scrittura?
Le epifanie di Joyce hanno già risposto alla sua domanda. Non conosco quali sono le immagini che trasporto dentro di me, perché queste sono proprietà spirituale dell’inconscio e non detengo il loro copyright… Quale immagine emergerà (in riferimento alle epifanie delle quali abbiamo parlato), e si rivelerà attraverso la scrittura lo ignoro e sono grato per questo.

A quali domande è chiamato a rispondere il poeta sia nel tempo, che nel presente che viviamo?
Il poeta ha il compito di prendere sotto braccio la lingua e farla avanzare di mezzo passo. Per tutto il resto hanno il compito di rispondere e trovare soluzioni, la politica, la scienza e la tecnologia.

Qual è il significato della parola in poesia? Si tratta di una semplice forma espressiva o un’impronta psichica?
La parola è lingua. La poesia è lingua. La parola deve fare all’amore con le altre parole. Quel che non riusciamo ancora a comprendere nella poesia è come la nuda parola alla sua origine cioè la Parola nella poesia, non è ancora carica dell’impronta psichica e non ha nemmeno il compito della comunicazione per essere forma espressiva. La parola nella poesia è un universo che nasce in quel momento per imitare solo l’esplosione del Bing Bang. E’ una parola di questo tipo che crea universi intorno a se senza seguire nessuna istruzione per l’uso.

La poesia è il rifugio dell’uomo?
Sarebbe molto triste per l’uomo se questo fosse vero. Non concepisco la poesia come rifugio ma come spalto di combattimento. La poesia sta sugli spalti: della vita quotidiana, della vita sociale, della battaglia per la giustizia e l’uguaglianza, contro la futilità dell’eros e della guerra.

Possono le persone vivere in modo poetico?
Le persone che leggono poesia, sì. Sviluppano nuove connessioni celebrali, d’accordo con le nuove concezioni delle neuroscienze e la teoria della Neuro plasticità (neuroplasticity). Grazie, alle nuove sinapsi che si creano nel cervello, si comincia a comprendere diversamente tutta l’irragionevolezza della vita, e sviluppa diverse reazioni che proteggono dalla prosaicità del mondo. Il resto delle persone è condannato a vivere, in una sola dimensione, buona o cattiva che sia, la propria vita.

 

Sotirios Pastakas

Sotirios Pastakas

 

Tradotto dal greco in italiano da Alexandra Zambà

link all’originale: qui

[cite]

tysm review
philosophy and social criticism
vol. 31, issue no. 34, july 2016
issn: 2037-0857
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