philosophy and social criticism

Un saluto all’amico Corso…

di Giulia Zoppi

Giulia-Corso-

Saresti il primo a stupirti, così ritroso e timido, della pubblicità che da ieri gira sui giornali, sul web, in televisione e nei casi più felici, grazie alla penna dei critici più illuminati e sensibili, sul tuo conto, corredata magari da una foto con un sorriso dei tuoi, aperto e sincero. Saresti stupito e vagamente diffidente, perché non hai mai amato i fronzoli e la retorica e hai sempre lavorato per il puro piacere di farlo, senza rincorrere il consenso, né la notorietà, simboli di un modo di vivere che non avevi scelto e dai quali rifuggivi con metodo.

Chi ti conosceva sapeva che non poteva essere altrimenti, che la tua aria appartata e solitaria nascondeva un mondo del quale non ti piaceva parlare ma che riversavi sul tuo cinema, un cinema sempre in evoluzione, personale, il tuo occhio sulla realtà globale: perché non ti soddisfaceva limitare le tue storie all’interno di questa penisola in crisi, né scandagliare quel privato che i tuoi colleghi, purtroppo più considerati di te e assurti ad esempio di una rinascita cultural cinematografica di cui è difficile trovare tracce tangibili (per chi ama e conosce un poco il cinema) continuano a riproporre senza guizzi di verità, né di poesia.

L’incontro con te, molti anni orsono, quando ancora l’ispirazione al viaggio non aveva dato i frutti conosciuti dopo, attraverso i tuoi film, è stato foriero di un’amicizia sincera e di una complicità che raramente si sperimenta nella vita comune, negli scambi umani, specialmente nell’ambiente in cui, per ragioni diverse, ci stavamo muovendo. Entrambi schivi e allergici al mercato dell’apparenza che il cinema italico replica in un gioco che va deteriorandosi sempre di più, per andare incontro ad un vuoto da vetrina pubblicitaria (priva di talenti, piena di raccomandazioni: dalla televisione al cinema –per non dire di peggio-), ci siamo subito trovati, per rimanere in contatto il tempo necessario e utile per confrontarci con l’evoluzione interiore e professionale, che ci stava cambiando anno dopo anno.

E’ difficile salutare un amico di cui si è saputo molto, molto si è visto e scoperto, guardando pudicamente i suoi film e del quale ancora si vorrebbe dire e conoscere. Di te si è  detto che fossi naturalmente elegante e gentile, taciturno e malinconico, frenetico viaggiatore e autore personalissimo e indipendente, ma la lista potrebbe continuare ancora. Non esistono vocabolari in grado di fornire la parola giusta per misurare l’intensità delle persone, né espressioni così efficaci per descriverne bellezza e verità.

Di certo eri tra i pochissimi Autori che, senza sbandierarlo, faceva il cinema indipendente, senza padri né padrini, sponsorizzazioni o proclami. Lo facevi bene, direi sempre meglio, perché nel tuo umile vagabondare per il mondo, andavi cercando volti e atmosfere adatti a raccontare storie e a raccontarti. Tuttavia, proprio perché il tuo lavoro era serio, inconfutabilmente serio come eri tu, ti conoscevamo solo noi “operatori” del settore, amici, persone che amavi e che ti amavano. Al baraccone spettacolare dei convegni sul malessere del cinema, la mancanza di fondi, l’assistenzialismo, tu rispondevi col tuo lavoro artigianale e prezioso, pulsante di vita e mai inutile. Il resto sono discorsi da retrobottega (altro sarebbe affrontare seriamente la questione della distribuzione, visto che, salvo i festival e le rassegne, in Italia è impossibile vedere certo  cinema…). Ci mancherai tantissimo, caro Corso: per noi resterai un esempio di integrità, gentilezza e disponibilità al mondo. Un uomo impeccabile, un vero regista.

Giulia