Purificare febbraio
di Georges Dumézil
Un nome ritorna spesso nelle notizie un po’ confuse: quello stesso da a la denominazione del mese februarius; februum, che Varrone (L. L. 6, 13) traduce «purgamentum», e il verbo februare «purificare» (Lyd. Mens. 4, 20, in base ai libri pontificali) avevano un uso più vasto dei riti del 15 febbraio, i quali ne costituivano però la maggiore applicazione. Secondo Servio, gli antichi chiamavano in particolare februum la pelle di capro (Aen. 8, 343), e Varrone (L. L. 6, 34) spiega Februarius a die februato (cfr. Plut. Rom. 21, 7; Ov. F. 2, 31-32), «poiché è in quel periodo che il popolo februatur, cioè che l’antico monte Palatino, con grande affluenza di popolo, è purificato, lustratur, dai Luperci nudi».
Alcuni riti erano purificatori, altri fecondatori, senza che sia sempre possibile distinguere i due scopi. Certi riti restano enigmatici: per esempio il seguente, che solo Plutarco menziona (Rom. 21, 10): «Essi (senza dubbio i Luperci) sacrificano delle capre; poi vengono loro condotti due giovani nobili; a questi ultimi, gli uni toccano la fronte con il coltello ancora sanguinante, gli altri asciugano la fronte sporcata di sangue con un bioccolo di lana bagnata nel latte; bisogna inoltre che i due giovani ridano dopo essere stati asciugati». Dal testo non risulta che i due giovani appartengano anch’essi alla sodalità.
È inoltre menzionato il sacrificio di un cane (Plut. Rom. 21, 13; Q. R. 111), il che si spiega senza difficoltà se i Luperci «sono» dei lupi, ma con più difficoltà se essi sono «coloro che allontanano i lupi». L’essenziale del rito è comun-que chiaro, e molti autori l’hanno descritto in termini concordanti.
Dopo il sacrificio delle capre (non conosciamo il numero degli animali), i Luperci si cingevano delle pelli strappate alle vittime (Justin, 43, 1, 7, ecc.); veniva poi consumato un buon pasto, ben innaffiato di vini (Val. Max. 2, 2, 9, nella leggenda di fondazione), e successivamente aveva inizio la corsa purificatrice, intorno al Palatino; il Lupercale era il punto di partenza e di arrivo. Correndo, i Luperci brandivano corregge tagliate in pelli di capro e colpivano con esse quanti incontravano, in particolare le donne, alle quali era così assicurata la fecondità (Plut., Rom., 21, 11-12; ecc.).
[cite]
[Tratto da: Georges Dumézil, La religione romana arcaica, edizione italiana e traduzione a cura di Furio Jesi, Rizzoli, Milano 1977]
tysm literary review
vol. 18, issue no. 21
february 2015
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