philosophy and social criticism

A proposito di Facebook. Due discorsi socialmente inutili

"Facebook evolution"

di Patrizia Barchi

Discorso alla maniera di Roberto Saviano

Grazie, per me è un onore essere qui su Facebook e ricevere così tanti Mi piace. Mi fa sentire meno sola. La vostra amicizia, amici, non è contro me ma è per difendere me. Dite anche ai vostri amici di chiedermi l’amicizia. Vi siete mai chiesti qual è il sentimento che non conosce crisi? È l’amicizia. Anche virtuale. Sappiamo che il Pil dei social network ha toccato negli ultimi anni i 1.000 miliardi di dollari, una cifra ben superiore ai bilanci di 150 paesi membri dell’Onu. Qui su Facebook noi stiamo chiedendo solamente rispetto e sincerità e quindi stiamo agendo per arginare il potere delle mafie del social perché non ci impongano i loro codici di comportamento. Chi esce da questa logica è destinato a soccombere. Noi amici, e amici degli amici, taggandoci a vicenda, poniamo le basi per una nuova socializzazione. E non dimentichiamo mai che non esiste un Facebook migliore, ma esiste la possibilità di migliorare questo Facebook. A una semplice condizione: che tutti noi facebookiani lo vogliamo veramente.

Discorso alla maniera di Massimo Gramellini

Ieri sera mentre voi già dormivate ho aperto il mio profilo Facebook cercando di dare la buonanotte a qualcuno in linea. In una serata iniziata con una pioggia battente che cosa c’era di meglio che dare la buonanotte agli amici di Facebook? Mi sonocosì accinta a un compito molto delicato: fare un post di una,massimo due righe sul tema della buonanotte. Una buonanotte anche interore, a noi stessi, dato che fuori tutto è abbastanza uno schifo. Facebook è come una marmellata da mangiare per averevisibilità e per messaggiare, al limite massaggiare. Purtroppo io non avevo né messaggi né massaggi. Ma Facebook è bello lo stesso. La bellezza di Facebook non è solo una foto di un amico, della sua copertina, di un gattino, di un tramonto, di una spiaggia. La bellezza è la creatività dei post soprattutto culinari che sono belli anche quando sono brutti, perché nel farli abbiamo usato energia creatrice. Tutti possiamo creare bellezza. Al momento ce ne siamo solo dimenticati.

tysm literary review

vol. 14, no. 20

november 2014

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