philosophy and social criticism

Azzardo: i sogni drogati del proletariato

di Karl Marx

da Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte

La bor­ghe­sia fuori del Par­la­mento non com­prende come la bor­ghe­sia all’interno del Par­la­mento possa per­dere il suo tempo in risse così meschine e tur­bare la tran­quil­lità per riva­lità tanto mise­ra­bili col pre­si­dente. È scon­cer­tata da una stra­te­gia che fa la pace in un momento in cui tutti aspet­tano la guerra, e attacca in un momento in cui tutti cre­dono che la pace sia conclusa.

Il 20 dicem­bre Pascal Duprat inter­pellò il mini­stro degli interni sulla lot­te­ria delle ver­ghe d’oro. Que­sta lot­te­ria era «figlia dell’Elisio». Bona­parte l’aveva messa al mondo insieme con i suoi fedeli e il pre­fetto di poli­zia Car­lier l’aveva posta sotto la sua pro­te­zione uffi­ciale, ben­ché la legge fran­cese proi­bi­sca tutte le lot­te­rie, ad ecce­zione delle estra­zioni a scopo di bene­fi­cenza. Sette milioni di biglietti, a un franco l’uno, il cui ricavo avrebbe dovuto essere desti­nato al tra­sporto in Cali­for­nia dei vaga­bondi di Parigi.

Da un lato si voleva che dei sogni dorati cac­cias­sero i sogni socia­li­sti del pro­le­ta­riato di Parigi; che il mirag­gio sedu­cente del primo pre­mio cac­ciasse il dot­tri­na­rio diritto al lavoro. Gli ope­rai di Parigi, natu­ral­mente, non rico­no­sce­vano più nelle scin­til­lanti ver­ghe d’oro della Cali­for­nia gli oscuri fran­chi che erano stati cavati loro dalle tasche. In sostanza però si trat­tava di una vera e pro­pria truffa. I vaga­bondi che vole­vano sco­prire le miniere d’oro della Cali­for­nia senza muo­versi da Parigi erano Bona­parte stesso e i suoi cava­lieri della tavola rotonda rovi­nati dai debiti.

I tre milioni accor­dati dall’Assemblea nazio­nale erano stati alle­gra­mente con­su­mati; la cassa doveva essere riem­pita, in un modo o nell’altro. Invano Bona­parte aveva aperto una sot­to­scri­zione pub­blica per la costru­zione di cosid­dette cités ouvriè­res, e figu­rava egli stesso capo della sot­to­scri­zione con una somma rile­vante. I bor­ghesi dal cuore duro atte­sero con dif­fi­denza che egli ver­sasse la somma che aveva sot­to­scritto, e poi­ché il ver­sa­mento, com’è natu­rale, non ebbe luogo, la spe­cu­la­zione sui castelli in aria socia­li­sti pre­ci­pitò miseramente.

La lot­te­ria delle ver­ghe d’oro non ebbe miglior suc­cesso. Bona­parte e acco­liti non si limi­ta­rono a inta­scare in parte la dif­fe­renza tra i sette milioni e il valore delle ver­ghe d’oro messe in lot­te­ria; ma fab­bri­ca­rono pure dei biglietti falsi; emi­sero per un sol numero dieci, quin­dici, e sino a venti biglietti. Una ope­ra­zione finan­zia­ria con­forme allo spi­rito della Società del 10 dicem­bre! Qui l’Assemblea nazio­nale non aveva più davanti a sé il fit­ti­zio pre­si­dente della repub­blica, ma Bona­parte in carne ed ossa. Qui essa poteva coglierlo sul fatto, non con la Costi­tu­zione, ma col code pénal.

Se essa rin­viò l’interpellanza di Duprat e passò all’ordine del giorno, ciò non avvenne sol­tanto per­ché la pro­po­sta di Girar­din di dichia­rarsi sati­sfait richia­mava alla memo­ria del par­tito dell’ordine la pro­pria cor­ru­zione sistematica.

Il bor­ghese, e soprat­tutto il bor­ghese gon­fiato alla dignità di uomo di Stato, com­pleta la sua vol­ga­rità pra­tica con una ridon­danza teo­rica. Come uomo di Stato, al pari del potere dello Stato che gli sta di fronte, que­sto bor­ghese diventa un essere supe­riore, che può essere com­bat­tuto solo con mezzi supe­riori, consacrati.

 

tysm review
philosophy and social criticism

vol. 28, issue no. 28

September 2015

issn: 2037-0857

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