L’idea della Letteratura Potenziale
Su Letteratura potenziale & altro di Sara Ricci, edizioni del Collage de ’Pataphysique, Sovere, 2018
Mi appassiono a termini che sfuggono le definizioni rigide, che insistono nel linguaggio ordinario in infinite ricorrenze, e funzionano, dicono quello che devono dire, ma non si lasciano afferrare in modo univoco e definitivo. Uno di questi è “grottesco”, me ne ero invaghito, quanto basta per frugare carte alla ricerca di spunti per afferrarlo, e sul grottesco le tracce abbondano, qui avevo provato a fare ordine tra le trame le ne costituiscono alcuni sensi. Un altro termine, ancora più usuale, mi risuona nella testa da tanto, è “serio”. Cosa sia serio, quali assiologie evochi, come rischi a ogni passo di trasformarsi nel suo contrario, sono questioni che non hanno ricevuto l’attenzione teorica che meriterebbero. C’è qualche spunto in Nietzsche, Jankelevich, Derrida, ma nessuno ha mai intrapreso seriamente un’analisi esaustiva del serio. Con estrema delizia ho quindi raccolto la citazione in esergo al capitolo (benjaminianamente, Premessa gnoseologica al dramma “barocco” ubuesco) con cui si apre Letteratura potenziale & altro di Sara Ricci, di cui azzardo una traduzione:
“Il vero patafisico non prende nulla sul serio, tranne la ’Patafisica… che consiste nel non prendere nulla sul serio. […] In quanto la ’Patafisica consiste nel non prendere nulla sul serio, il patafisico non può prendere nulla sul serio, nemmeno la ’Patafisica”. Luc Étienne, Régent de Contrepet
E nel seguito del libro il tema ritorna con costanza, segnando la centralità potenziale della letteratura potenziale tra le risorse di chi volesse intraprendere la serissima dedizione a un’ontologia del serio.
Il libro è una genealogia della letteratura potenziale in Italia, ma per giungere a trattarne, urgeva il compito di risalire al momento aurorale, ovvero alla ’Patafisica, matrice del discorso, essendo la letteratura potenziale generata da una sua costola, l’OuLiPo, Ouvroir de Littérature Potentielle. Accanto a Jarry, padre fondatore della Scienza delle soluzioni immaginarie, quindi senz’altro genitore 1 della letteratura potenziale, il suo contemporaneo Raymond Roussel può vantare certamente il titolo di genitore 2, in primo luogo per il suo Comment j’ai écrit certains de mes livres, testo strabiliante al punto da motivare Michel Foucault a farne oggetto di una monografia. In questo libretto “postumo e segreto”, Roussel spiega le metodiche che hanno organizzato la scrittura di alcuni dei suoi libri: strutture formali in cui una variazione infinitesima tra due frasi quasi identiche genera una divaricazione semantica completa, nel caso esemplare di Impressions d’Afrique, “les lettres du blanc sur les bandes du vieux pillard” e “les lettres du blanc sur les bandes du vieux billard” (le lettere del bianco sulle bande del vecchio predone, le lettere in gesso sui bordi del vecchio biliardo), e il loro raccordo determina l’articolazione dello sviluppo dell’opera, dettando il procedimento compositivo. Abbiamo qui i due principi cardine della letteratura potenziale, il vincolo, la contrainte, e la variazione infinitesima, il clinamen, termine altrettanto centrale, come rimarca Sara Ricci, ma in Roussel troviamo in forma esemplare anche il terzo macroingrediente della letteratura potenziale, quando questi afferma “chez moi, l’imagination est tout”, il vincolo è produttivo, ingegna al suo superamento, attraverso una creatività immaginativa a un tempo assolutamente libera e assolutamente vincolata. OuLiPo può vantare tra le sue fila almeno due giganti della letteratura francese del Novecento, Raymond Queneau e Georges Perec, nelle loro mani, la contrainte ha generato capolavori, e se pure non tutte le opere degli autori dell’OuLiPo sono al livello della loro produzione, il potenziale della letteratura potenziale si è rivelato inesauribile.
Da questa premessa parte l’analisi della fortuna della letteratura potenziale in Italia. Come Michail Bachtin traccia un filo rosso che raccorda nella storia opere la cui matrice è il realismo grottesco, dalla satira menippea a Rabelais, Sterne, Scarron, fino a Jarry, al surrealismo e a Brecht (evidentemente quindi in sintonia e sovrapposizione parziale con ciò di cui stiamo parlando), così la tradizione della letteratura potenziale scocca la freccia del tempo in traiettoria di giduglia, in ciò supportata dal testo di Jarry analizzato da Sara Ricci sulla costruzione della macchina del tempo, individuando “plagiari per anticipazione”, e tra questi sorprende, ma solo fino a quando non si legge la trattazione dell’autrice, trovare il nome di Primo Levi. Molto meno stupore, anzi per niente, è motivato dall’analisi di un altro anticipatore dell’Opificio di letteratura potenziale, OpLePo, colonna italica dell’OuLiPO, Italo Calvino, amico di Queneau e Perec, tanto che quest’ultimo ha utilizzato per l’ordinamento delle sezioni del Penser classer la sequenza delle lettere dell’incipit del settimo racconto di Se una notte d’inverno un viaggiatore. La ricognizione della letteratura potenziale in Italia procede ripercorrendo con meticolosa attenzione il suo sviluppo, dallo straordinario “laboratorio culturale” de Il caffè di Giambattista Vicari alla nascita di OpLePo nel 1990, ai contributi sostanziali e sostanziosi di Umberto Eco e Edoardo Sanguineti fino al presente, i nomi sono tanti, spiccano Paolo Albani e Ermanno Cavazzoni. Una menzione speciale meritano l’editore del volume, il Collage de ’Pataphysique nella persona di Tania Sofia Lorandi, filologa ’patafisica e instancabile promotrice di letterature potenziali, il prefatore Stefano Tonietto e il postfattore Marco Maiocchi.
Detto del contenuto, due parole sulla forma, eccellente. È raro trovare un testo di critica e storia della letteratura scritto a un tempo con precisione implacabile, leggerezza e arguzia, valore aggiunto che rende il libro un imprescindibile strumento per chi si voglia affacciare alla letteratura potenziale nazionale.
Concludo con un rimpianto. Avrei voluto trovare una contrainte adeguata per la redazione di questa piccola presentazione, calarmi nel gioco più seriamente, esserne parte. Non ci sono riuscito, ci ho perso tempo, ma non è nelle mie corde, allora, in attesa dell’ispirazione di un vincolo, ho cominciato a bere, e a scrivere. Questo è l’esito, non credo valga come contrainte, ma sono certo che Jarry approverebbe il metodo.
[cite]
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philosophy and social criticism
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