Quel vuoto di potere che istituisce il potere
DI GIORGIO CESARANO
Caro Pasolini,
ho letto il tuo intervento sul “Corriere della Sera” di stamani. Ciò che tu sai, e che sanno i politici e i loro giornalisti e intellettuali, è il segreto che designa una casta e che la chiude in sé come un tutto fondamentalmente integrato.
Fuori di questa casta, c’è chi subisce il potere. Giacché l’ignorare, il non poter sapere, è uno dei modi centrali con cui l’oppressione subita è costretta a riflettersi nell’impotenza, chiunque sappia e non voglia appartenere di fatto alla casta del potere non ha che spezzare il cerchio dell’omertà, e “risocializzare” quanto sa. Gli oppressi non chiedono prove.
Il rischio cui è forzata la verità è la sua prova migliore. Le “prove” le chiede lo stesso potere che le sequestra, entro quella rete di collusioni e di ricatti in cui le “opposizioni” formali sono indotte a tacere dal medesimo disprezzo verso gli oppressi, e dalla medesima idolatria de! potere eternato, che spinse i colpevoli ad agire sicuri di non essere smascherati.
Nessun “politico” farà quello che tu non vuoi fare, tanto più se disporrà di prove: il suo disporne proverebbe innanzitutto la sua complicità storica, la tua appartenenza alla gestione globale del potere, qualunque sia il suo ruolo spettacolare. Semmai qualcuno lo farà, sarà per operare quel “vero colpo di Stato” che mostri di antivedere.
Poiché si tratta di assumere un’iniziativa responsabile, ti scrivo per comunicarti che sono disposto a correre i rischi, se deciderai di rompere il silenzio e di “socializzare” quanto sai, collaborando alla stesura di una analisi la più esauriente e rigorosa possibile della discontinuità.
I quaderni avrebbero dovuto funzionare come campo d’interazioni critiche, nell’ambito di una tensione in cui il lettore non avrebbe trovato n! una “linea” precostituita, né tanto meno una precettistica preformata, ma si sarebbe imbattuto nell’energia generativa dell’approccio critico quale si presenta oggi, al di là di qualsiasi formalizzazione “unitaria”.
Il progetto sta tornando d’attualità grazie all’interesse della Dedalo, che parrebbe disponibile a editare i quaderni (semestrali, o annuali). una volta ordinato il materiale. In questa prospettiva vedrei possibile una discussione critica, condotta insieme, sia del tema della differenza che di quello della discontinuità, quando e se ne avessimo verificato attentamente la contiguità propulsiva. Anche di questo, se ti sembra interessante, scrivimi un cenno.
Lettera a Pier Paolo Pasolini del 14 novembre 1974
[cite]
tysm
philosophy and social criticism
vol. 24, issue no. 24
may 2015
ISSN: 2037-0857
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