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La dittatura neoliberale si insendia in Brasile

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Christian Laval *

Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Brasile, il 28 ottobre, ha visto trionfare il fautore di una dittatura neoliberale. L’America latina ha già conosciuto questo genere di regime con il Cile di Pinochet, che ne è stato il laboratorio storico. Ma, dagli anni ’80 in poi, divenuto un sistema di potere mondiale, il neoliberalismo sembrava adattarsi alle istituzioni della democrazia liberale.

Anzi, ed era anche uno dei principali argomenti dei sostenitori del neoliberalismo, doveva portare con sé la pace nel mondo e la democrazia in tutti i paesi. Si è visto, e si continua a vedere, l’esatto contrario. Ignoranti della storia, i promotori della presunta “democrazia di mercato” non hanno mai voluto ammettere che un sistema disegualitario che concepisce gli individui come meri consumatori o imprenditori, a poco a poco mina i fondamenti della cittadinanza.

Oggi il Brasile svela la verità del neoliberalismo: apre la via alla dittatura. Per effetto di una successione di atti di forza dall’aspetto legale, la presidente Dilma Rousseff è stata rimossa dalle sue funzioni nel 2016, poi il vecchio presidente Lula è stato condannato senza prove alla prigione in seguito a un processo squilibrato: cosa che ha permesso di escluderlo da una gara elettorale che era in grado di vincere. La strada era libera per prolungare e perfino radicalizzare la politica neoliberale del presidente Temer. Con la sua demagogia, la sua violenza verbale, le sue menzogne, il candidato “outsider” Bolsonaro è riuscito a scavalcare gli altri candidati della desta “classica”. E, massimo del cinismo, il giudice Sergio Moro – che ha portato Lula in prigione – diventerà ministro della giustizia e della sicurezza nazionale, insieme a uomini politici colpevoli di corruzione.

Lungi dall’andare contro la volontà delle classi dominanti, il programma di Bolsonaro le gratificherà come non mai con nuovi privilegi e nuove opportunità di profitto. Questa coalizione di interessi economici, di ideologie religiose e nazionaliste conservatrici, avrà per esito un gigantesco programma di privatizzazioni di tutte le grandi imprese e le banche pubbliche, ma anche un peggioramento delle condizioni e dei diritti dei lavoratori attraverso una nuova riforma del lavoro e un disciplinamento dei sindacati e dei movimenti sociali, un’intensificazione dell’austerità in materia di spesa sociale e pubblica, una riforma delle pensioni ultra-aggressiva ma da cui saranno esentati i militari, la polizia, i magistrati, i deputati e l’alta amministrazione.

Il sistema scolastico e universitario è fin d’ora il bersaglio di politiche e misure repressive. Le pratiche di delazione si normalizzano. Il senato ha appena votato una legge scellerata, “la scuola senza partito”, che permette di tracciare tutti gli insegnanti e gli studenti che avrebbero manifestato un impegno ideologico “non conforme”. Una deputata dello Stato di Santa Catarina vuole aprire un sito su cui verranno diffuse delle registrazioni di corsi di insegnanti che hanno una reputazione di sinistra. Lo stesso Bolsonaro incoraggia la delazione nella scuola e nell’università.

Gli evangelici fanatici si stanno attivando per riscrivere i programmi. Il creazionismo diventerà una “tesi” accettabile tra le altre. Alla vigilia delle elezioni 27 università erano occupate dalla polizia militare, con il pretesto di vietare alcuni raduni elettorali, manifesti e striscioni antifascisti.

La campagna elettorale di Bolsonaro, sostenuta dalle oligarchie rurali, industriali, mediatiche, religiose e finanziarie, mostra già quello che sarà la dittatura neoliberale a partire dal gennaio 2019. Per vincere le elezioni con un simile programma neoliberale, rifiutato da una maggioranza della popolazione brasiliana secondo i sondaggi, Bolsonaro ha dovuto innanzitutto mobilitare l’elettorato delle classi alte e medie sul tema della sicurezza e della corruzione, ha dovuto anche fare ricorso a tutte le energie dell’odio contro le donne, i neri, gli indigeni, gli omosessuali, e ha dovuto diffondere le menzogne più grossolane sui social network.

I principi più elementari della vita collettiva sono minacciati dal regno della calunnia, della delazione, della vendetta, della menzogna sistematica, delle fake news.

Siamo entrati, e non solo in Brasile, in una situazione storica nuova. Il nuovo neoliberalismo, che riveste i colori del nazionalismo autoritario e anche del fascismo nel caso brasiliano o italiano, intende sbarazzarsi di ogni opposizione sociale e di ogni freno istituzionale. Secondo Bolsonaro e i suoi sodali, bisognerà reprimere e criminalizzare ogni attività sociale e politica che potrebbe opporsi all’unità nazionale intorno al suo programma.

L’arma della dittatura poliziesca e militare sarà domani il modo di applicare in tutta la sua logica, e con tutte le sue conseguenze, un neoliberalismo generalizzato. Le classi dominanti gettano la maschera, conducendo apertamente una guerra civile contro la maggioranza della popolazione e distruggendo esse stesse le istituzioni democratiche liberali.

Bolsonaro non è un “populista” di più che ha vinto le elezioni, è un dittatore feroce che applicherà con la violenza più selvaggia il programma neoliberale più completo. Basta ascoltare il discorso che ha tenuto di fronte ai suoi sostenitori lo scorso 20 ottobre in Avenida Paulista, a San Paolo, per rendersi conto del pericolo che egli rappresenta per la sinistra, per i movimenti sociali e gli intellettuali, e più in generale per la democrazia. Non ha nascosto che, se avesse vinto, avrebbe mandato in galera gli oppositori di sinistra o li avrebbe espulsi dal paese. E ha anche promesso al suo rivale Fernando Haddad che sarebbe “marcito” in prigione con Lula.

Quanto ai movimenti dei sem terra e dei lavoratori senza casa, egli li considera e li tratterà come organizzazioni che promuovono “azioni terroriste”.

Quello che Bolsonaro annuncia è chiaro: “effettuerò la più grande pulizia mai vista nella storia del Brasile. Vedrete un esercito fiero che lavorerà in collaborazione con il futuro del Brasile”.

Tutti i democratici del mondo sono avvisati: Bolsonaro è un fascista fanatico che si è appena insediato al potere.

 

*Il testo è stato pubblicato originariamente il 5 novembre 2018 sul sito dell’Institut de recherce de la F.S.U. La traduzione è di Alessandro Simoncini.

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