Povera Italia. Reportage di Giovanni Russo
tysmlab
Giovanni Russo, L’Italia dei poveri, Hacca, Macerata 2011.
Storico inviato del “Mondo” di Mario Pannunzio, tra il 1950 e il 1957 Giovanni Russo realizzò una serie di inchieste e di viaggi nell’Italia che sarebbe radicalmente mutata col boom economico dei primi anni Sessanta. Filo conduttore degli articoli, raccolti in volume da Longanesi nel 1958, ora opportunamente riproposti dalla maceratese Hacca con una prefazione di Giuseppe Lupo, è quello di un Paese umile, costretto ad arrangiarsi e a sopravvivere ai margini della cronaca e delle grandi città. Tra gli operai di Sesto San Giovanni, dietro i cancelli della Falk o della Breda, nella Trieste occupata e ancora segnata dalla guerra o nei sobborghi della Napoli ieri molto simili, purtroppo, a quelli di oggi, Russo si muove con pazienza e rispetto, tracciando un affresco di straordinaria umanità sull’ “Italia della gente comune”. Un’Italia fatta di storie non sempre edificanti. Ma la bravura di Russo sta proprio in questo: offrire resoconti duri, a volte durissimi, senza mai scadere nel cliché della compassione o, peggio, del moralismo. Illuminanti, a questo proposito, le pagine che Russo dedica alla “vocazione difficile” e alla crisi del sacerdozio. C’è un’Italia dei seminari, osservava nel ’56, dove si preparano i giovani, provenienti al 90% dalle classi povere, alla vita religiosa. Un muro di vetro, prosegue Russo, divide il seminarista dal mondo. Al momento del suo ingresso in Parrocchia, a contatto con periferie e situazioni di forte degrado, il giovane religioso «riceverà come un pugno nello stomaco». Ma in quel pugno, conclude, è inscritta la dimensione stessa – simbolica, ma anche tragica, se si vuole – di una sfida educativa e valoriale che nessuno, allora più di ora, considerava perduta.
This opera by t ysm is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 3.0 Unported License. Based on a work at www.tysm.org.