Interno rosa (III): Taguchi Randy
Alessandro G. De Mitri
UN INCONTRO CON TAGUCHI RANDY – UDINE, 2008
Taguchi Randy è una delle scrittrici più popolari del Giappone contemporaneo. I suoi primi tre romanzi, scritti in uno stile fluido, vicino alla scrittura
automatica e quasi “cinematico”nell’illustrare in modo scarno il concatenarsi degli eventi parallelamente alle emozioni dei protagonisti, presentano dei personaggi che, in un mondo dai ritmi frenetici, finiscono per estraniarsi a causa di drammatici avvenimenti nella loro vita privata, riscoprendo tramite un bizzarro miscuglio tra sessualità, tecnologia e sciamanesimo il loro posto nel mondo, al termine di un percorso iniziatico pericoloso per la loro sanità mentale, che li espone ad un inframondo di significati ed energie generalmente trascurato dalla sovrastruttura del quotidiano. Queste considerazioni sulla sua opera risalgono alla sua partecipazione al ciclo di incontri “Geisha-No Geisha” tenutosi a Udine l’anno trascorso.
Minuta, quasi cinquantenne, l’espressione arguta, si presenta in kimono formale, salutando educatamente (minnasan konban wa, Taguchi Randi desu: buonasera a tutti, sono Taguchi Randy) e dando di sé un ritratto da persona normale: una casa in campagna, gestita dal marito che, come chiosa scherzosamente, è il vero casalingo, con i suoceri e la figlia undicenne; un appartamento non distante da casa, lontano dai ritmi frenetici della città, per il lavoro. Afferma di non andare molto al cinema, e di passare in famiglia il tempo non dedicato alla scrittura, e che le sue storie hanno origine da incontri casuali, che stimolano in lei curiosità e spirito di ricerca. Contemporaneamente isolata ed attenta alle capacità comunicative dell’informatica, appare decisamente meno stravagante dei suoi personaggi.
Parlando del suo stile di scrittura quasi automatica, con un aspetto quasi onirico nella concatenazione del flusso di coscienza delle sue protagoniste (ci riferiamo sempre alla “prima trilogia”, pubblicata anche in Italia, che rappresenta la parte del suo lavoro conosciuta all’estero, oltre ad essere quella che le ha assicurato il successo in patria), Taguchi sottolinea la sua posizione di outsider nel mondo letterario nipponico. Ha iniziato a scrivere tardi, dopo un’adolescenza problematica, saltando il passaggio quasi obbligato dei premi letterari (particolarmente significativo in Giappone dove il modo letterario ufficiale e quello della produzione di consumo sono rigidamente separati per quanto riguarda considerazione critica e frequentazioni), passando direttamente alla scrittura su internet, con un blog divenuto rapidamente popolare. Tra mille esitazioni, accetta nel 1999 la proposta del redattore di una casa editrice di passare al romanzo. L’esordio, Konsento (Presa elettrica), risalente al 2001, fluisce come un fiume in piena, esorcizzando i demoni familiari, e cercando di trovare nella scrittura un senso alla morte del fratello.
Creandosi una famiglia propria, Taguchi è infatti sfuggita dalla stessa situazione familiare della sua protagonista, con un padre alcolizzato, una madre succube fino alla morte, ed un fratello maggiore hikikomori (fenomeno psicopatologico di auto-reclusione domestica e rifiuto del modo esterno, sviluppatosi in Giappone a partire dagli anni novanta) che si è lasciato morire per consunzione. Il completamento del romanzo la porta al raggiungimento di uno stato di tranquillità, pur se accompagnato da un senso di incertezza verso la reazione del pubblico; all’opera prima, sempre senza forzare, senza stendere in anticipo la trama ma affidandosi ad una sorta di consequenzialità naturale, seguono altri due libri in pochi anni, accolti dal pubblico in maniera forte: amore o odio, senza mezze misure.
Taguchi non ha in mente programmaticamente il tema dell’erotismo, che pur marca in modo particolare i primi due lavori. Il sesso, connesso con la sfera della spiritualità, presenta un forte legame con la morte, seguendo il classico schema psicanalitico eros-thanatos. Se nel primo libro questa correlazione risente dalla storia familiare della scrittrice, negli altri due romanzi la sessualità si collega al disagio mentale e psicologico, diventando la chiave di una ricerca spirituale di un punto di contatto con un mondo “altro”.
In Antena (Antenna), il suo secondo romanzo, si tratteggiano il disagio della modernità, la solitudine vista, più che come sentimento, come mancanza totale di comunicazione a livello reale, in un mondo dove paradossalmente la comunicazione è costantemente presente nel flusso mediatico, scollegata dallo spazio e dal tempo. Taguchi tende ad unificare spiritualità e tecnologia vedendo nelle antiche pratiche sciamaniche e nella sensibilità degli animali la possibilità di percepire lo spirito, inteso come emanazione da parte del corpo di onde elettromagnetiche, di energia non visibile. Senza rinunciare alla tecnologia, Taguchi ci parla di uno spiritismo cyber-punk, di uno sciamanesimo post-moderno basato su una comunicazione elettromagnetica spirituale, possibilità dell’uomo di ritrovare i ritmi della propria interiorità pur immerso nella frenetica pulsazione del terzo millennio. L’autrice, utilizzando un neologismo preso dall’inglese, e come tale appartenente ad una sfera semantica non tradizionale, parla di mienai komyunikeshyon (“communication” invisibile, o del non visibile) da opporre alla comunicazione visibile, quella di superficie, e della possibilità e necessità di una atarashii komyunikeshyon (nuova comunicazione), incrocia i sentieri della mistica orientale definendo lo spirito con il termine chiave sino-giapponese ki (lo spirito inerente alle cose, l’essenza vitale specifica in esse contenuta). Taguchi si è documentata con estrema cura sulle varie forme di sciamanesimo, in particolare su quella della minoranza altaica degli Ainu e quella collegata alla cultura autoctona delle isole Ryukyu, alla ricerca del filo comune che lega tra di loro tutte le religioni della foresta, passando attraverso Corea, Cina e Giappone arcaici, Mongolia e Siberia per arrivare al nord Europa; nella sua ricerca si è imbattuta in una giovane sciamana Ainu, osservandone le pratiche e ricevendone informazioni. Nel proporre il suo concetto di interrelazione tra passato e futuro, tramite lo sciamanesimo elettrico, Taguchi si sofferma sul concetto di identificazione (atai) tra uomo ed animale totemico, nella quale la ricerca della forza e della visione è accompagnata da rispetto e timore, sul profondo legame dell’uomo con la natura e con la terra, che si rispecchia nelle pantomime sacre, all’origine del teatro arcaico. Dalla consonanza tra l’anima (kokoro, termine giapponese di forte consistenza semantica, che può riferirsi tanto alla sfera dei sentimenti quanto alle facoltà intellettive) e la natura l’uomo si ritrova nei nuovi panorami della tecnologia. La scrittrice adora la tecnologia, e considera il progresso un’inevitabile conseguenza della forza interiore dell’uomo, una interessante modalità di comunicazione ed un paesaggio, nel quale giocare diversi codici espressivi. La scommessa è quella di rinnovare la saggezza antica nei tempi moderni senza cadere in arcaismi ma amplificando la mente nell’era digitale; si tratta di camminare con i sensi acuiti nel caos della metropoli, a ritrovare quello che abbiamo perduto, esattamente come gli antenati si orientavano nella foresta, e di accettare le possibilità offerte dall’innesto di un pensiero antico in un mondo moderno.
L’autrice presenta in Antena una sciamana moderna nei panni di Naoki, personaggio chiave che libera con la sua energia sessuale primordiale il protagonista, portandolo all’accettazione ed ad un nuovo inizio, e ci ricorda che il rientro in contatto con le forze che ci circondano (“non mi fido di chi non rispetta la natura”, afferma) comporta rischi ben precisi di sparizione ed annientamento, come negli antichi rituali, quando lo sciamano viene smembrato e ricomposto dalle forze con cui entra in contatto, che in tal modo gli donano il potere, conferendogli il ruolo di mediatore. Nei tre romanzi, in particolare nell’allucinato finale del terzo (Mozaiku/Mosaico), sovraccarico di segnali ed informazioni che scorrono in un flusso ininterrotto ed indifferenziato, a costruire non tanto una realtà parallela quanto una realtà “più ampia”, iperreale, si assiste sempre ad un fenomeno di morte e resurrezione sciamanica, con il/la protagonista che “passa attraverso la luce”, perde e ritrova la sua identità immergendosi in questo altro mondo per essere restituito/a alla quotidianità innalzato ad un nuovo livello di percezione globale.
Pur rifiutando di citare influenze e di lasciarsi incasellare in un genere definito, Taguchi riconosce l’esistenza nella letteratura giapponese, a partire dal Novecento, di una scrittura femminile particolarmente articolata. Scherzando sul suo nome d’arte “maschile”, e “motto gaijin”, ovvero “estremamente esotico” (il termine gaijin per straniero ha generalmente una sfumatura negativa), come ricorda, non accetta la definizione di letteratura femminile come genere (molte scrittrici, molti generi, dirà), insistendo sul punto che il volto non è importante come l’opera, però suggerisce che forse, in un mondo dalla situazione non disperata ma stagnante, dove il progresso spirituale sembra essersi fermato, la sensibilità femminile può essere la base per una nuova crescita. Tornando a fare un paragone con lo sciamanesimo, ricorda, se è esistito dovunque in Asia uno sciamanesimo maschile, attualmente l’eredità sciamanica è raccolta dalla donne. Forse, conclude, le donne sono più vicine alla cultura della vita e del dare la vita, che le mantiene in contatto con il mondo e con l’ambiente anche quando l’uomo è risucchiato nei ritmi contemporanei e le etnie minoritarie vengono sradicate dalle loro culture.
Esattamente come la cultura del buddhismo zen si è sviluppata durante il periodo delle guerre civili medievali, in questo periodo di transizione per il Giappone, e per il mondo, c’è la speranza che nuovi valori ed un nuovo pensiero emergano dalla disperazione. La letteratura potrebbe avere un ruolo in questo nuovo Rinascimento, anche se chi propone idee nuove viene generalmente guardato con sospetto.
I nuovi media come i romanzi su cellulare, quelli su internet, sono spesso criticati, anche se alla fine le case editrici ufficiali cercano di accaparrarsi questi autori per le loro pubblicazioni cartacee; ma non tutto è da buttare. I romanzi-diario adolescenziali, con le loro tematiche erotico – sentimentali, il senso di vuoto e di incomprensione di una generazione nantonaku (senza motivazioni), la descrizione dei bassifondi e della delinquenza giovanile, l’insistenza sul triangolo sesso – amore – morte, permettono a chiunque di scrivere, ed in generale, a prescindere dalle loro qualità, parlano di argomenti realistici, che la società ufficiale tende a ritenere tabù. La prostituzione giovanile, l’incesto, la violenza sessuale, esistono in una società maschilista; anche se giudichiamo questo immaginario giovanile soltanto come un’illusione adolescenziale, si tratta sicuramente di una manifestazione di rifiuto della società così com’è, pur passando per la dedizione a mode e comportamenti settari e non per un’aperta ribellione. La letteratura “alta”, conclude, è fuori dal suo tempo.
Durante il ciclo di incontri di Udine, sono stati proiettati due film tratti dai romanzi di Taguchi: Konsento, di Nakahara Shun, regista noto per il suo tocco personale e la sua capacità di comprendere le sfumature dell’animo femminile, un lavoro che non rende appieno la dinamicità della trama pur valorizzando il viaggio interiore della protagonista, e Antena di Kumakiri Kazuyoshi, che al contrario schiaccia le pieghe della narrazione scritta in un’accelerazione manga. Non è facile trasporre la scrittura di Taguchi sul grande schermo, forse proprio perché è già cinematica (e cinematografica) di suo, lasciando poco spazio alla rielaborazione.
Di Randy Taguchi sono stati pubblicati in Italia, nella traduzione dal giapponese di Gianluca Coci:
Presa elettrica (Konsento, 2000), Lain/Fazi, pp. 304, E. 14,50, settembre 2006;
Antenna (Antena, 2000), Lain/Fazi, pp. 304, E. 16,00, luglio 2007;
Mosaico (Mozaiku, 2001), Fazi (Le vele), pp. 384, E. 18,00, luglio 2008.
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