philosophy and social criticism

Gianni Scalia, il ricordo di un amico

Raffaele Ferro

Gianni Scalia, intellettuale di indiscusso livello, umile e mai domo tessitore di trame e intraprese culturali, è scomparso il 5 novembre scorso. Accademico di nessuna accademia, aveva insegnato per anni all’Università di Siena e fondato e diretto “In forma di parole”. 

Ho conosciuto Gianni circa sei anni fa. Avevo iniziato un lungo giro di ricerca, che mi portava a cercare, sulle tracce di Pier Paolo Pasolini, qualcosa in più sul teatro sulla letteratura e sulla poesia. Avevo da un anno circa iniziato a produrre una serie di trasmissioni sugli artisti per una TV locale e mi ero già convinto che più delle immagini, dei quadri o delle sculture, mi interessava l’essere umano che le aveva prodotte. Il racconto, l’affabulazione. Ripensandoci oggi credo che molto era guidato da un sano divertimento, e un entusiasmo di ricerca che oggi riconosco quasi adolescenziale, e credo anche che la mia aggressività di intervistatore spesso adombrava o forzava il narratore.. Quasi come fosse una sfida. Con Scalia invece no. Lui era davvero “alla pari”. Lui, professore amato e ricordato da generazioni di studenti dell’ Università di Siena. Gianni mi accolse nella sua casa e nel suo studio, mi accoglieva come un vecchio amico rincontra un compagno ,per discutere con me di Pasolini, dei suoi ricordi sui tempi dell’ Officina Bolognese e su quella lettera, l’ultima che PPP scrisse in vita nell’ ottobre del settantacinque, indirizzata appunto a Gianni.. Così infatti, di fronte alla piccola videocamera che usavo per riprendere senza interruzioni , Gianni raccontava con brillante energia e con ironia sottile e rilassante, il suo amico Pasolini come fosse , e come in effetti è, un punto fermo, una certezza. Pasolini come educatore. Ho scoperto con gioia la comune passione e l’immensa gratitudine ad antonin Artaud ed alla sua vicenda, quando Gianni mostrò un grande libro fotografico francese, una raccolta di Disegni del Momo. Artaud come “il massimo” nella letteratura, il punctus più elevato da dove scollina ogni avanguardia, se esiste, dopo di lui. E abbiamo parlato di tutto. Di Carmelo Bene, di Leopardi, di Tim Leary, di Baudrillard, dei Futuristi e , purtroppo anche di politica … Non so se queste mie parole saranno utili o interessanti … Ho il ricordo di una decina di ore trascorse in tre occasioni con lui davanti alla videocamera, e ad un’ unica volta nel suo appartamento.

Lì davvero verificai quello che Marco Dotti diceva di Gianni: l’intellettuale che , insieme solo ad Eco, possiede la biblioteca più vasta, (e di quella biblioteca io conservo l’odore e il calore).. – Il ricordo mi consiglia di citare giusto due concetti chiari e allegramente certi che Scalia mi ha trasmesso: lo Scrittore non può esistere se lo fa di professione, e la differenza di interpretazione della parola Potere. Gianni, linguista e studioso della parola mi ricordava che l’origine è posse, che indentifica al tempo stesso potenzialità, ma che spesso, troppo spesso, significa padronanza, chiusura, imposizione, quasi un coperchio che impone una chiusura, un’ asfissia. Ecco che mi permetto di citare la sua frase più tagliente circa il mondo della scuola, al tempo stesso delicata e , come detto , simpatica come la sua voce affabulante e positiva, e per esteso al mondo dell’insegnamento. Una frase che risuona adesso quasi caustica, quasi tellurica, in tempi di rinnovamento e di ristrutturazione, di restaurazione: “ Gli insegnanti sono sempre meno educatori e sempre più politici”. Un po’ d’orgoglio, sano e anche commosso mi resta nel dire che Gianni mi ha dato ragione, mi ha valutato (me studente eretico) nell’ amore e nella passione per il sapere e per la filosofia,. Certo, mi disse Spinoza è nella sostanza più vicino all’ Oriente che all’ Occidente e Marinetti …. era più che altro un pallone gonfiato. Grazie Gianni…

 

tysm review
philosophy and social criticism
vol. 32, issue no. 34, october 2016
issn: 2037-0857
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