Quale Grecia dopo la Grecia?
di Christian Marazzi
In questi anni di politiche d’austerità perseguite con cocciutaggine dalla troika, malgrado gli evidenti sconquassi sociali, economici e finanziari in paesi come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Italia e, in misura diversa, la stessa Germania, si è spesso citato quel passaggio de La genealogia della morale in cui Nietzsche, parlando del debito come origine del denaro, ricorda come in tedesco schuld significhi sia debito che colpa.
Pare che l’economista americano, premio Nobel, Paul Krugman, venuto a conoscenza di questa intuizione del filosofo tedesco, abbia esclamato: “ora mi è tutto chiaro”. Il che dovrebbe suonare come un invito agli economisti ad allargare il proprio sguardo disciplinare, cercando di capire come va il mondo oltre i loro modelli econometrici e la pura contabilità finanziaria.
Sì, perché quel che è successo in Grecia, piaccia o meno, dimostra che contro la logica del debito come colpa ci si può opporre con la difesa della dignità, la forza dell’orgoglio contro la miseria della vergogna.
Il che, certamente, non risolve alcuni dei nodi centrali del rapporto tra la nuova Grecia di Syriza e l’Unione europea, in particolare la Germania che, per voce dello zelante Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, ha fatto subito sapere con teutonica diplomazia che non accetterà alcuna rimessa in discussione degli accordi presi dal governo precedente (il famoso memorandum).
Accordi che, sia detto per inciso, hanno polverizzato un quarto del PIL greco, portato la disoccupazione al 26 per cento, allargato a macchia d’olio la povertà assoluta e accresciuto nel contempo la ricchezza dei più ricchi. Tutt’al più, sostengono gli economisti più moderati, un compromesso potrebbe essere raggiunto con Tsipras e potrebbe riguardare una possibile estensione della maturità del debito, “ma una radicale ridiscussione degli accordi è esclusa, perché creerebbe un pericoloso precedente in Eurozona”.
Se queste sono, come sono, le premesse della prossima fase di negoziazione, ci si può aspettare veramente di tutto. I tedeschi non possono cedere, questo è chiaro, specie se si tien conto del disaccordo radicale con Mario Draghi sulla recente decisione di avviare politiche monetarie espansive (il quantitative easing).
Ne va della loro leadership politica, interna e esterna. Molto dipenderà dalla capacità di Tsipras di creare un fronte comune su scala europea, con Hollande e Renzi in particolare, benché sia lecito nutrire qualche dubbio al proposito, se solo si pensa che la Grecia è indebitata per svariati miliardi con la Francia e l’Italia.
Una vittoria di Podemos in Spagna sicuramente aiuterebbe il processo di costruzione di un’alternativa all’Europa dell’austerità.
Il problema è che i tempi sono stretti e la pressione su Syriza sarà pesantissima. Come pesantissima sarà la pressione del popolo greco che, votando come ha votato, ha detto no alla colpa, e sì alla dignità.
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tysm literary review
vol. 16, issue 21
january 2015
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