philosophy and social criticism

Hella W.

"Juha Wuolijoki Hella W."

di Giulia Zoppi

Nota su: Breve biografia in forma cinematografica di Hella Wuolijoki – Finlandia-Estonia (2011). Regia di Juha Wuolijoki.

Abbiamo già parlato della rassegna fiorentina 50 giorni di cinema che, attiva da qualche anno, accorpa in due mesi i festival e le rassegne cinematografiche della città. Siano essi noti e consolidati come il Festival dei Popoli, che il sempre meno interessante ma assai celebrato France Odeon, passando per la vetrina indiana di River to river, o dello storico Festival Internazionale Cinema e Donne.

In mezzo si trovano brevi eventi, quasi epifanie, che in forma più o meno clandestina aprono le porte di cinematografie minori, meno distribuite e assai meno conosciute, ma che proprio per questo loro essere invisibili, meriterebbero maggior sostegno e promozione da parte degli enti che li sostengono.

In questi giorni per esempio il cinema Odeon propone al suo pubblico di cinefili uno spaccato proveniente dai Paesi del Nord a cui acclude quest’anno per la prima volta l’Ungheria, con la quinta edizione della kermesse Una finestra sul nord, dialoghi nel cinema ugrofinnico. Il pubblico pomeridiano è scarso, ma è risaputo che senza titoli di grande richiamo o eventi spettacolari di forte attrazione, il cinema fuori dal circuito distributivo soffre, non per questo deve essere trascurato, anzi, ed è un bene che si insista.

L’offerta culturale deve includere le tracce meno visibili e il cinema è una delle testimonianze ancora forti del tempo in cui viviamo, una delle reali possibilità che abbiamo per intercettare cambiamenti e istanze. La proiezione del film Hella W. per la regia di Juha Wuolijoki  è preceduta da una breve ma opportuna presentazione e ci informa che nel cinema finlandese è il primo film mai prodotto che narri la biografia di una donna.

Sembra una notizia curiosa, ma a ben pensarci si fa fatica a dichiarare che in Italia sia stato fatto di meglio, salvo annoverare le brutte fiction che la nostra televisione ha dedicato a figure di donne importanti; quanto al nostra cinema appunto, la lista non è lunghissima…

Hella Wuolijoki nasce in Estonia nel 1886 e ancora giovane si trasferisce a Helsinki dove presto intraprende una carriera di imprenditrice che la porta con rapidità al successo e al denaro. E’ sposata con un uomo debole e dedito all’alcool da cui si separa presto, mentre l’amante è chiamato a gestire parte del suo patrimonio di cui non può occuparsi in quanto impegnata in molteplici attività. Hella ha una sola figlia Vappu, infelice sin dalla nascita per la solitudine patita nella grande casa materna e due passioni sopra le altre, la drammaturgia a cui si dedica con grande successo in Finlandia (ma anche in America dove è co sceneggiatrice del film The farmer’s daughter prodotto nel 1947 e girato da H.C. Potter,  che firma con lo pseudonimo di Juurakon Hulda) e la politica.

Hella infatti, oltre ad essere impegnata nella stesura di drammi e sceneggiature per il cinema, per cui ancora è oggi celebrata in patria, è attiva nel tessere rapporti di mediazione con la Russia durante la guerra di Continuazione (1941-1944) e per questo sospettata ed incarcerata per attività spionistica con l’accusa di alto tradimento e di attività filo comunista.

La detenzione che dura anni di rigida prigionia, non riuscirà mai a piegarla fino a restituirle inaspettatamente la libertà, che potrà godere fino alla sua morte nel 1954, a soli 67 anni.

Dalla scarcerazione fino alla fine della sua vita, la Wuolijoki è direttrice della radio nazionale finlandese, voce limpida e forte del programma culturale di una nazione indipendente di cui è stata una delle protagoniste e non, come a lungo sospettata, cospiratrice (ad un certo momento non si sapeva se prestasse attività spionistica per i russi o i britannici).

Firma la regia di questo biopic il nipote Juha, noto in Finlandia per altre pellicole dedicate a Babbo Natale e altre commedie. La fotografia del film è sontuosa, la regia spericolata nei piani obliqui che si offrono allo spettatore attonito per l’incongruità tra le immagini e il racconto: ovunque è un profluvio di fumi bianchi a sottolineare la gravità del momento e la suspence che sembra preannunciare imminenti disastri. Gli attori sono tutti abbastanza bravi però e riescono a dare sufficiente credibilità ad un primo tempo confuso per il troppo dire e la mancanza di chiarezza del come dirlo, e ad un secondo tempo meno vorticoso ma non meno intricato. Hella è una figura ieratica, antipatica e con un atteggiamento sprezzante che l’accompagna sin dall’inizio della storia. La figlia Vappu soffre della presenza materna così potente e distaccata che saprà solo da adulta come vendicarsi. Durante la prigionia della madre troverà infatti un modo per farla soffrire ulteriormente per le ingiustizie subìte,  tuttavia ogni aspetto degno di considerazione è solo accennato, appena sfiorato, senza scavi, né approfondimenti.

Ad un certo punto della vicenda e prima dell’esperienza in carcere, appare velocissima e sulla sedia a rotelle la già bella e oramai sfiorita Alexandra Kollontaj, intellettuale e attivista della componente a sinistra del Soviet, la teorica dell’amore libero e dell’”eros alato” (Largo all’eros alato!, è uno dei suoi scritti più celebri), sodale di Rosa Luxemburg e nemica dell’ortodossia. E’ una presenza fugace e troppo superficiale per avere un peso e un senso.

Altre figure femminili come Kertu Nuorteva agente sovietico e figlia di Santeri Nuorteva a capo del movimento socialista di liberazione della Carelia, hanno un trattamento simile, seppur congeniali allo svolgimento dei fatti e alla comprensione degli stessi.

Viene il dubbio che il film possa essere compreso solo dai finlandesi a conoscenza della loro Storia, ma anche a queste condizioni, seppure con falle narrative inconsapevoli, resta la traccia di una donna importante per posizione e autorevolezza, di cui sarebbe bello approfondire qualcosa di più. Un elemento di indagine nuova su cui lavorare, nell’estesa cartografia delle donne che hanno esercitato un potere e a cui è stato chiesto di pagarne caro il prezzo. 

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tysm literary review, Vol 6, No. 10,  December 2013

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