philosophy and social criticism

Il gioco d’azzardo sembrava eclissarsi e invece divampa

di Diego Gabutti

da ItaliaOggi del 26/06/2013

Da quando «l’onnipervasività dell’azzardo nelle maschere della finanza e del marketing ha trasformato il mondo in un immenso tavoliere e l’uomo nella posta in gioco per il medio del denaro», come scrive Marco Dotti in un libro intitolato Il calcolo dei dadi. Azzardo e vita quotidiana (ObarraO 2013), la fortuna è tornata al centro della scena culturale come potenza metafisica, alla quale raccomandarsi e con la quale fare i conti, dopo essere stata a lungo relegata nell’inferno del «gioco», per metà passatempo infantile, come nel Monopoli, e per metà dannazione e rovina, come Il giocatore di Dostoevskij al casinò. Ancora per Machiavelli la fortuna, il caso, la sorte avevano un ruolo, non soltanto in politica, ma particolarmente in politica: chi cerca il potere sfida la sorte come chi si mette in mare sfida le tempeste e i mostri marini (il «kraken» alla fine di Gordon Pym, la piovra gigante di Ventimila leghe sotto i mari). Più tardi la fortuna, in politica, fu cancellata col bianchetto della «necessità storica» e degli interventi variamente provvidenziali, ed entrò per così dire in clandestinità: i politici che si rivolgono alle chiromanti, lasciandosi guidare nelle loro scelte dal responso degli astri, dalla danza dei tarocchi, dall’azzardo dei fondi di caffè.

Ciò che era normale, ed è poi con i lumi e la rivoluzione scientifica diventato strano, torna a essere normale. «Se per i Romani», scrive Dotti, «le sorti degli oracula erano spesso affidate a parole pronunciate a caso, nel Medioevo cristiano non fu raro sostituire ai dadi il Vangelo, facendo ricorso alle sortes apostulorum o sanctorum. Questa pratica consisteva nell’aprire a caso, per tre volte, un Vangelo sperando di trovare le indicazioni per uscire da situazioni critiche, dirimere questioni pratiche o dilemmi morali. Anche San Francesco era solito ricorrervi, nei momenti di indecisione. Nella Vita del Beato Francesco (92-93) di Tommaso da celano si narra che Francesco fece ricorso alla sorte in prima libri apertione per comprendere il proprio destino».

Ma anche qui si tratta d’una pratica prima normale, poi strana, poi di nuovo normale se si pensa che nel «De aleatoribus, il solo scritto cristiano dell’antichità, risalente forse al III secolo d.C.», che condanna «esplicitamente il gioco dei dadi come pratica di idolatria», l’azzardo appare come «un laccio (laqueus) del diavolo. Gettare i dadi, ammonisce l’autore anonimo del trattatello, provoca «una grande rovina (deiectio) che sembra cosa da nulla», ma sul «tavolo da gioco (alea tabula), il diavolo è a portata di mano» e i giocatori di dadi «immergono se stessi nell’abisso della morte». Come i carnefici di Cristo o come bestie in un branco, non sanno più alzare lo sguardo dal loro recinto di menzogne. Il termine a cui si fa ricorso nel De aleatoribus è mandra, in greco av?pa che significa sia la tabula dei dadi, sia il recinto, sia la scacchiera, sia una mandria di bestie da soma o un mucchio di menzogne».

Ma la fortuna, come ogni potenza metafisica che si rispetti, non è una potenza benevola, o lo è per caso, solo quando esce il numero giusto. «Punta sul quinto». Tra i criminali recidivi condannati al fine pena mai nelle carceri russe», scrive ancora Dotti «l’usanza di sparare sul quinto (pjatayj) uomo casualmente entrato in una stanza era tra le più diffuse. Vi si faceva ricorso quando, giocando a carte, non rimaneva nient’altro da puntare: né zucchero, né sigarette, né briciole di pane o bucce di patate. Spesso ci si giocava gli abiti altrui, ma il quinto — la scelta era convenzionale, poteva infatti essere il terzo, il secondo, il primo e via discorrendo — era un’altra cosa. Il movimento delle carte, condotto secondo regole condivise, esercitava un’attrazione centripeta sulle sorti d’un altro», che non giocava e «che prendeva parte alla partita come surrogato della posta in gioco. Chi perde, uccide, in una sorta di roulette russa su un soggetto apparentemente altro e fuori dal gioco. Chi muore, non conoscerà ovviamente mai il perché, ma sapendo che là dentro, nella baracca dove si dovrebbe riposare, si gioca, sa anche che potrà ritrovarsi inevitabilmente imbrigliato in un gioco a cui la sua volontà – nemmeno quella di vittima – ha preso parte». E ancora: «Una simulazione di roulette russa è disponibile per tablet e smartphone, con l’applicazione iRevolver presente su iTunes dal 2010».

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ISSN:2037-0857