philosophy and social criticism

La normalità di scrivere

di Francesco Paolella

Nota su Scrittori. Grandi autori visti da grandi fotografi, a cura di Goffredo Fofi, Contrasto, Roma 2013

Si tratta senza dubbio di una operazione rischiosa: raccogliere in un solo volume decine, centinaia di ritratti fotografici di scrittori, contemporanei o del passato; raccogliere ritratti opera di fotografi famosi o “anonimi”, ed anche qualche autoscatto.

Il rischio di fare una “semplice” enciclopedia, da usare semmai per gioco, per vedere di quanti di quegli autori si è letto almeno è libro, il rischio però viene abilmente evitato: per chi ama i libri, per chi ama la letteratura, ha una grande attrattiva il poter guardare negli occhi uno scrittore importante. E poterlo fare attraverso lo sguardo indagatore di un fotografico. Ogni ritratto mostra il fuori ma cerca il dentro di una persona. E noi, osservandolo, continuiamo nella ricerca.

Alcune immagini sono note, dei “classici”: sia perché opera di fotografi celebri (Erwitt, Scianna, Avedon, Salgado, solo per citarne alcuni), sia perché già nella nostra memoria: pensiamo al ritratto di Sartre sul Pont des Arts o a quello di Camus del 1944 (quello in cui Camus ha la sigaretta in bocca), entrambi scatti di Cartier-Bresson. Altre, forse il maggior numero, sono meno conosciute, ma in alcuni casi davvero molto efficaci, davvero riuscite – come per il ritratto di Roberto Arlt, l’autore del maagnifico I sette pazzi.

Sarebbe opportuno scorrere almeno due volte questo volume: una prima volta per concentrarsi sulle biografie degli scrittori, sui brevi “ritratti a parole” che, messi assieme uno dopo l’altro, lasciano un po’ interdetti su quanti secoli si dovrebbe vivere per leggere quanto merita di essere letto. E una seconda volta, invece, per lasciarsi vincere dalla normalità, semmai nascosta, di quegli sguardi. Immagino che una delle difficoltà maggiori di fare un ritratto fotografico a uno scrittore, specie se già affermato e già costretto nella gabbia del suo personaggio, sia superare la barriera del suo inevitabile narcisismo e coglierne l’esistenza più concreta. Ciò può avvenire soprattutto se il ritratto coinvolge anche lo spazio dove lo scrittore vive e lavora. Non si tratta di banalizzarlo, né di togliergli quell’aura che egli necessariamente deve avere agli occhi dei suoi sostenitori, ma di “umanizzarlo” per così dire.

Il ritratto di un artista ha il potere di avvicinare a noi lettori, senza “sporcarla”, la sua vita: per questo è così interessante e appassionante conoscere la biografia di chi scrive, provare a capire perché ha deciso di scrivere, come ha imparato a farlo, dove ha deciso di lavorare, immaginare, correggersi, a quali delusioni è andato incontro, quali progetti ha dovuto abbandonare. E non si tratta (soltanto) di voyeurismo.

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tysm literary review, Vol 7, No. 11,  January 2014

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ISSN:2037-0857