philosophy and social criticism

L’oca selvatica

Søren Kierkegaard

Chiunque conosca un poco la vita degli ucceIli, sa che tra l’oca selvatica e quella domestica, per quanto siano differenti c’è una specie d’intesa. Quando lo stormire delle selvatiche si annunzia nell’aria, le domestiche da terra l’avvertono subito, e ne comprendono fino ad un certo punto il significato: Si mettono a sbattere le ali, stridono e svolazzano in disordine per un tratto… e poi tutto è finito!

C’era una volta un’oca selvatica. Sul declinare dell’autunno al tempo della partenza per la migrazione, essa scorse in terra un gruppo di oche domestiche; si affezionò a loro e le sembrava un peccato doverle abbandonare; sperava di guadagnarle alla sua vita, e che così si sarebbero risolte a prendere con lei il volo per regioni lontane.

A questo fine si adoperava in tutti i modi per persuaderle ad allenarsi al volo e a volare sempre più in alto, affinché potessero seguirla nel cielo fuggendo a quella vita mediocre di rispettabili oche domestiche razzolanti per terra..

Da principio le oche domestiche trovarono che il gioco era divertente; l’oca selvatica piaceva. Ma ben presto si stufarono e diedero in parole risentite, la ripresero come una stupidona fantastica, inesperta e scriteriata. Ma ahimè, l’oca selvatica si era ormai disgraziatamente familiarizzata troppo con le oche domestiche; esse avevano preso potere su di essa, così che quelle parole l’impressionarono: e summa summaum l’oca selvatica finì per diventare un’oca domestica. Se in un certo senso era un bel progetto quello accarezzato dall’oca selvatica, tuttavia il suo fu uno sbaglio: perché la legge è che l’oca domestica non può mai trasformarsi in selvatica, mentre una selvatica può benissimo diventare domestica.

Benché il tentativo dell’oca selvatica fosse in qualche modo encomiabile, essa avrebbe dovuto anzitutto badare assolutamente a una cosa, a conservare cioè se stessa; appena s’accorgeva che le domestiche prendevano potere su lei; allora… via, via subito in volo, con lo stormo delle altre selvatiche.

Egualmente per il genio   l’oca domestica non può mai trasformasi in selvatica, piuttosto viceversa un’oca selvatica può diventare un’oca domestica…   Perciò, stai bene all’erta!

Ma nella vita cristiana non è così. Certamente il vero cristiano, colui che vive la vita dello spirito, è diverso dall’uomo comune,   come l’oca selvatica è diversa dalle oche domestiche. Ma il Cristianesimo insegna precisamente cosa un uomo può «diventare nella vita. Qui c’è dunque speranza che un’oca domestica possa diventare un’oca selvatica; perciò tu resta con loro. rimani pure con queste oche domestiche, intento a una sola cosa, a guadagnarle per poterle trasformare. Ma, per l’amor di Dio, bada bene a una cosa: appena t’accorgi che le oche domestiche cominciano ad avere un poter su di te: via via, subito con lo stormo. Perché alla fine anche tu, alla stregua delle oche domestiche, non ti senta felice nella miseria.