Parigi ribelle. Una guida
Marco Dotti
Ramón Chao e Ignacio Ramonet, Guida alla Parigi ribelle, traduzione di Eleonora Corsi, Voland, Roma 2010.
Il 12 maggio 1588, in place Maubert, nel Quartiere latino, alcuni studenti della Sorbona bloccarono la circolazione e si asserragliarono dietro botti (in francese barriques) piene d sabbia e pietre. La protesta, che riguardava la ventilata sucessione da parte di un protestante al trono di Enrico III di Valois, diede luogo alle prime barricate – letteralmente intese – che Parigi ricordi. «Un re ugonotto? Piuttosto le barricate!»: fu così che il termine, passando di bocca in bocca e di quartiere in quartiere, fece il proprio ingresso nella storia, divenendo di uso comune in almeno una decina di lingue. Da allora, il 12 maggio è ricordato come la «journées des barricades». Non furono però studenti assetati di libertà e ragione a bloccare la città con le loro manifestazioni di protesta. Le prime barricate della storia vennero erette da cattolici che oggi sarebbe facile definire intolleranti e fanatici. Una vera e propria ironia della sorte per una città che ha sempre mostrato, come osservano Ramón Chao e Ignacio Ramonet – scrittore e giornalista investigativo il primo, oltre che padre del cantante Manu Chao, direttore di Le Monde diplomatique il secondo – una naturale propensione alla protesta e all’insubordinazione, rispetto a decisioni calate dall’alto, ma che nell’immaginario stereotipato di alcuni reduci di più modeste e recenti barricate passa come città perennemente orientata à gauche… Le strade, le piazze, i vicoli, i passages della capitale francese sono a tal punto stratificati di storia e di storie da rendere quasi puerile il racconto del Maggio ’68. Un racconto diluito e stemperato per vigore, inventiva, creatività di protesta – prendendo a caso due esempi – da quanto seppero fare i frondeur che, armati di fionde (fronde), nel 1648 presero a sassate gli emissari del Cardinal Mazzarino, reo di avere aumentato spropositatamente le tasse, o dalla rivolta che nel 1848 dopo un continuo aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità condusse i senza classe, i dimenticati dalla storia a rovesciare Luigi Filippo, dando origine alla Seconda Repubblica. È a questi senza classe che guardava, tra gli altri, George Orwell (che visse da clochard proprio a Parigi, come ci ricordano gli autori), il quale da parte sua dichiarava: «Si innalzano statue ai politici, ai poeti, ai vescovi, mai ai cuochi, ai salumieri, agli ortolani». Va detto che la Guida alla Parigi ribelle è ricca d aneddoti storici e biografici su salumieri, cuochi (come Ho Chi Minh) e persino ortolani che nelle strade e nei quartieri di Parigi fecero il loro apprendistato di rivoltosi. Un bella guida, quella di Chao e Ramonet, molti i luoghi citati, moltissimi i nomi, da Ignazio di Loyola a Zinov’ev e Lenin. Mancano gli italiani, quelli delle cronache più recenti, che pure a Parigi ancora negli anni ’80 erano legione e – a sentir loro – qualche rivoluzione dichiarano di averla fatta. Un bel colpo, alla loro mai sopita vanagloria. E anche di questo siamo grati a Ramonet e Chao.
[da Vita, 4 novembre 2010]
tysm, n. 1, dicembre 2010
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