Sebastiano Nata – Il valore dei giorni
Marco, protagonista de Il valore dei giorni, l’ultimo romanzo di Sebastiano Nata, ha fatto carriera in una multinazionale, gira senza requie per l’Europa, ma all’improvviso la morte spariglia le carte. Nell’atmosfera provinciale di Porto San Giorgio, Marco conquista attraverso il dolore un nuovo sguardo. Da quella cittadina di mare, distante dal suo universo di soldi e potere, anche le leggi del capitalismo, anche l’incombere della crisi finanziaria, gli appaiono in una luce più chiara. È solo un’illusione prospettica? C’è davvero la possibilità di cambiare, di vivere una vita più libera?
Iniziative benefiche, se non volte ad accrescere i profitti in modo indiretto attraverso un miglioramento dell’immagine aziendale, non erano ammesse: equivalevano a un furto, esattamente come un prelievo dalle casse della società per pagarsi una crociera con l’amante. I soldi di una corporation servivano a fare altri soldi, punto e basta, il resto erano balle. Era una legge a cui non sfuggiva nessuno, nemmeno gli imprenditori più grandi, nemmeno Bill Gates. Bill Gates gli piaceva molto. Non lo aveva mai incontrato, lo aveva solo sentito parlare in tivù: gli sembrava un genio timido e risoluto, uno che vive nel mondo ma anche in un universo tutto suo. Un uomo estremamente lucido che aveva creato la Microsoft dal nulla e che poi un bel giorno aveva scelto di dedicare le energie migliori non alla sua azienda bensì a una fondazione benefica, di cui era l’ispiratore, che operava nel campo della salute e della scuola. In quella fondazione aveva messo tutti i suoi soldi, una montagna di denaro. E perché invece non aveva usato la Microsoft per aiutare i più bisognosi? Chi gli impediva di utilizzare una parte delle risorse finanziarie della Microsoft – una parte consistente, non uno specchietto per le allodole – al fine di costruire asili in Bangladesh o ospedali in Somalia? Non era il numero uno indiscusso dell’azienda? Ma una mossa del genere avrebbe significato che la Microsoft dissipava capitali per iniziative improduttive, quindi era gestita da incompetenti e dunque, inevitabilmente, presto o tardi le quotazioni del titolo in Borsa sarebbero crollate. Le corporation sono in gara tra loro per produrre ogni trimestre quanti più utili possibile. Soltanto un folle scommetterebbe su chi non vuol vincere questa competizione.
[tratto da Sebastiano Nata, Il valore dei giorni, Feltrinelli, Milano 2010]