philosophy and social criticism

Sole nero: un gotico mediterraneo

di Francesco Paolella

«Il me semble que la misère serait moins pénible au soleil»: forse, queste parole cantate tanti anni fa da Charles Aznavour, si prestano bene al tema di questo libro, appena edito da La Vela, scritto da Francesca Saggini e dedicato al gotico e al fantastico nella letteratura italiana dell’Ottocento. È un libro dedicato soprattutto a libri a lungo dimenticati e osteggiati dalla critica, a romanzi e racconto che hanno intrattenuto e impressionato generazioni di lettori; contro la lezione dominante (che va da Croce a Calvino), la cultura italiana dell’Ottocento è stata profondamente influenzata da temi e forme provenienti dal nord dell’Europa: i vampiri, i fantasmi, i mostri e tutto ciò che riguarda l’orrido e l’inquietante, hanno popolato la fantasia di scrittori più o meno noti e, in qualche caso, insospettabili: ecco il caso di Manzoni, il cui Fermo e Lucia può essere letto come una vera e propria miniera di elementi gotici, i quali, poi, sono stati via via depotenziati per privilegiare il lato pedagogico e religioso della storia dei due innamorati.

Oppure, ripensiamo al Pinocchio di Collodi, di cui dobbiamo abbandonare l’immagine edulcorata e disneyana, novecentesca. Anche in quel caso, e al di sotto di ogni valenza educativa, ci sono continui riferimenti a sepolture, torture, esperienze ai confini con la morte: e giustamente Saggini sottolinea 

«le peripezie orrifiche e indiscutibilmente gotiche di cui è (s)oggetto il burattino irriguardoso e ribelle, in un processo di continua messa in discussione dei suoi limiti ontologici e fisici che – al di là dell’esplicito intento didascalico sottinteso dalla correzione delle sue birichinate fanciullesche – riprendono, come peraltro già preconizzato un paio di decenni prima dalla lectio degli Scapigliati, quella crisi tardo-ottocentesca delle classificazioni binarie, la porosità perturbante e instabile della soglia tra umano e “ab-human” – un oggetto di legno che si fa vivo – e quello che Julia Kristeva definisce “the abject”, il limite tra Legge e Desiderio» (pagina 57).

Si tratta, insomma, di liberare certi titoli dalle nostre memorie liceali; e si tratta, ancora, di tornare agli scapigliati e a tutti gli altri autori che, lungo tutto il secolo, hanno voluto investigare il lato tenebroso e indefinibile della realtà, i desideri alterati (il feticismo, la necrofilia), le patologie del corpo e della mente. La materialità della carne, i meandri delle anime, sono i veri protagonisti di racconti e romanzi che hanno preso, talvolta, anche la strada dell’orrore vero e proprio: «In questo scenario interpretativo l’estetica del brutto, dell’anormale, dell’eretico è celebrata incessantemente, asfitticamente, oggetto dello sguardo orripilato e soggiogato, pietrificato dalla “baleful head” femminile» (pagina 47).

Questa versione mediterranea del gotico ha coinciso, verso la fine del secolo, con la crisi del positivismo e delle sue certezze “solari”; il buio ha contagiato la luce: anche le scienze più accreditate hanno avuto una profonda attrazione verso ciò che era spiritico, medianico o mesmerico, cercando, invano, di assorbirlo nel loro sistema di conoscenze e di valori. Il gotico, in altre parole, ha contribuito alla inarrestabile desacralizzazione del mondo, che ha segnato tutto l’Ottocento, e si è posto proprio al crocevia di una più vasta contaminazione fra arte e scienza, caratterizzata proprio dalla crisi del reale e del vero. Al di sotto e al di fianco del realismo e del verismo, crebbe e si diffuse tutta un’altra letteratura, che ha proseguito a pesare ancora lungo, provocando «una fuga in avanti, a capofitto dentro quel secolo ‘dirimpettaio’, ormai indiscutibilmente noir, in cui avrebbero trovato humus creativo figure diverse per retorica, immaginario e medium quali Tommaso Landolfi, Mario Bava, Dario Argento, Eraldo Baldini e Tiziano Sclavi. Piccoli brividi sotto il sole» (pagina 79).

Raramente è stato colto il potenziale sovversivo del gotico italiano, anche perché esso è stato sepolto nei magazzini delle biblioteche o addirittura cancellato da chi lo ha espulso dal campo della “vera” letteratura.