Storia della follia nell’età classica
tysm lab
Michel Foucault, Storia della follia nell’età classica, Bur, Milano 2011.
La prima edizione della straordinaria ricognizione di Michel Foucault nei territori della follia uscì in traduzione italiana nel 1963. Più volte ristampata, per uno strano gioco di sovrapposizioni e scelte editoriali taciute, da quell’edizione mancavano circa 100 pagine. Pochi se n’erano accorti, pur essendo l’Histoire de la folie, così amputata, praticamente inutilizzabile e fuorviante. Pone ora rimedio a questa grave lacuna un’edizione approntata da Beatrice Catini a cura e introdotta con acume storiografico e rigore analitico da Mario Galzigna. Risuoneranno in tal modo ancora più forti, perché debitamente calate nel loro contesto, le parole di Foucault col quale il libro si apre e, idealmente, si chiude. Parole che rimandano a un purtroppo ancora attualissimo meccanismo di stigmatizzazione e esclusione del diverso da sé. «Sparita la lebbra, cancellato o quasi il lebbroso dalle memorie – scriveva Foucault – resteranno le loro strutture. Poveri, vagabondi, corrigendi e “teste pazze” riassumeranno la parte abbandonata dal lebbroso, e vedremo quale salvezza ci si aspetta da questa esclusione, per essi e per quelli stessi che li escludono. Con un senso tutto nuovo e in una cultura differente le forme resisteranno: soprattutto quella importante di una separazione rigorosa che è esclusione sociale ma reintegrazione spirituale».
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