philosophy and social criticism

Tomboy. L’irresistibile bellezza dell’indefinito

Giulia Zoppi

Tomboy

REGIA: Céline Sciamma
SCENEGGIATURA: Céline Sciamma
ATTORI: Zoé Héran, Malonn Lévana, Jeanne Disson, Sophie Cattani, Mathieu Demy, Ryan Boubekri, Yohan Véro, Noah Véro, Cheyenne Lainé

FOTOGRAFIA: Crystel Fournier
MONTAGGIO: Julien Lacheray
PRODUZIONE: Bénédicte Couvreur/Hold Up Films & Productions in co-produzione con Arte France Cinéma, Lilies Films
DISTRIBUZIONE: Teodora Film
PAESE: Francia 2011
GENERE: Drammatico
DURATA: 82 Min
FORMATO: Colore 35mm – 1.85:1 – Dolby SRD

È solo per gioco che la piccola Laure, immortalata nel  fotogramma iniziale con un primo piano della nuca, sospesa tra terra e cielo (da poco trasferitasi con la famiglia per l’ennesima volta in un piccolo centro della campagna francese per ragioni di lavoro) decide di chiamarsi Michael e di far innamorare Lisa, la sua nuova compagna di giochi. Laure infatti, di passaggio tra l’infanzia e quella terra di nessuno che è l’adolescenza (corpo snello, quasi ossuto e capelli corti, su un viso di bambino lentigginoso), si trova ad affrontare un’altra vita con la sorellina Jeanne e i genitori: padre programmatore di computer, madre a casa per la gravidanza inoltrata, optando per un nuovo copione: il passaggio di genere, da bambina senza fronzoli e vezzi a bambino sicuro di sé, incontenibile e rubacuori.

Ma senza prevederlo. Succede che poco dopo l’arrivo nella nuova casa, dove la famiglia felice si raccoglie per festeggiare il pancione della mamma che partorirà in una nuova città, a rimarcare l’ennesimo capitolo di un’esistenza vagabonda, Laure esca in giardino in perlustrazione e incontri Lisa, una bambina dalla capigliatura folta e dalla timidezza trattenuta delle femmine, che subito le si rivolge al maschile, adocchiando quell’esemplare efebico e innocente, come il prossimo possibile fidanzato.

Laure sta al gioco, non esita a rispondere al richiamo e dichiara un nome fittizio Michael, sapendo, a ragione, che solo quello è falso, perché invece è vera la sua identità oscillante, ché a quell’età si appartiene a tutti i generi indifferentemente, basta saperlo, e lei lo sa.

Deve essere il grande amore che scorre in famiglia, del padre dolce e disponibile al gioco, della piccola Jeanne che per spirito emulativo la guarda con il massimo dell’indulgenza e della passione (quella tra sorelle grandi e piccine che non litigano mai, per troppa differenza d’età), a fare di Laure una bimba fantasiosa e consapevole dell’inutilità dei confini sessuali, specie quando si è piccoli e si può manipolare il corpo e la mente a piacimento, senza patire sensi di colpa.

Laure è un’attrice sublime capace di inventarsi la personalità di Michael con trucchi semplici ma efficaci, nessuno la scopre, se non la sorellina ma per puro caso e non sarà un problema, basterà coinvolgerla nei giochi per assicurarsi il silenzio.

Se in casa Laure è Laure (lo sforzo è minimo, Laure si veste comunque da ragazzo e non ha modi sdolcinati ma solo dolci) fuori Michael diventa il bambino carismatico del gruppo, vince le sfide, gioca a calcio, si batte nella lotta sconfiggendo gli amichetti, conquista Lisa che vede in lui biondo, carino e divertente, le qualità del principe azzurro.

La regista è innamorata dell’infanzia, la filma senza malizia, per pura curiosità gentile come fa con gli alberi: creature celestiali e incorruttibili, simboli di vita e contenitori d’amore (per il gioco, per la famiglia – che qui si manifesta in un nucleo di sentimenti normali e non malati -) cogliendone gli aspetti più spontanei e più sinceri, con la lucidità di chi sa benissimo che oltre il confine si annidano i cambiamenti, le amarezze e le durezze dell’età adulta.

Sarà infatti la mamma di Laure/Michael a rovinare il gioco ben congegnato della bambina e solo nel nome della verità, dispositivo al quale nessuno è capace di resistere, se non la fantasia infantile.

Michael si è battuto con un amico, (che) seppur esilissimo è forte e ha la meglio, ma quando la mamma del bambino colpito si presenta a casa di Laure cerca Michael e non lo trova, in compenso trova la mamma di Laure sbigottita, che la obbliga a rivelare l’inganno. Il momento è umiliante, Michael, costretto ad indossare gli abiti di bambina, scappa ma ormai tutto è perduto. La fuga nel bosco, luogo prediletto per i giochi con gli amici diventa l’alveo in cui nascondersi e dove lasciare, novello cappuccetto rosso la vestina celeste, pensando che il lupo sia ormai lontano…ma il lupo è lì sotto mentite spoglie. Gli amichetti sanno e Lisa è costretta, cuore ferito, ad appurare il sesso della bugiarda, basta calarle i bermuda!

Il rientro a casa di Laure è traumatico, ma è nato il nuovo bambino.

La madre chiede perdono, non desiderava umiliarla ma solo proteggerla, il padre avrebbe evitato di arrivare a tanto. È solo una bambina, Laure o Michael che differenza fa?

Peccato che ormai tutti sappiano e Laure non voglia più vedere nessuno, si vergogna. Un giorno lo fa, si imbatte subito in Lisa che lo voleva maschio a tutti i costi ma che, futura ragazza, è di larghe vedute. Le due si parlano, forse il sodalizio continua, forse no. Compagne di scuole e chissà cos’altro. Ciò che è sicuro è che il film della Sciamma è poetico, sincero, formalmente impeccabile e teoreticamente inappuntabile. Il genere è questione di abiti. Abiti mentali e abiti di stoffa.

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ISSN:2037-0857