philosophy and social criticism

Venti voci di donne che narrano la maternità e le sue paure

Giulia Zoppi

M”ama? Mamme, madri, matrigne oppure no, a cura di Saveria Chemotti, Annalisa Bruni e Antonella Cilento, Il Poligrafo, Padova 2008.

Da qualche anno il Forum delle politiche di genere, progetto nato presso l’università di Padova, lavora su discipline e saperi in relazione al genere maschile, femminile e plurale. Uscito di recente per il Poligrafo, M”ama? Mamme, madri, matrigne oppure no, a cura di Saveria Chemotti, Annalisa Bruni e Antonella Cilento, rientra nel novero delle attività del Forum e si presenta come un approfondimento sul tema della maternità, attraverso venti racconti inediti firmati da scrittrici e ricercatrici italiane.

La sfida lanciata nel libro appare ambiziosa non tanto e non solo per quanto attiene l’esistenza – quanto mai problematica – di una scrittura di genere femminile, sulla cui particolarità non è mai bene porre una sentenza ultimativa, quanto e soprattutto nel voler raccontare, con il contributo di scrittrici affermate ma anche debuttanti, il carattere unico della maternità come esperienza esclusiva della donna. Una esperienza che oggi sembra avere perso il valore e la forza di un atto di natura, e che pure, proprio per il suo carattere sempre meno biologico e sempre più culturale e politico, contiene in sé dubbi, paure, perplessità, talvolta drammi.

zzzzzzzzzzzzzzzzzzEfficace risulta la selezione degli scritti, alcuni dei quali elaborati con una cura che appare particolarmente evidente quando i testi si fanno testimonianza e dolorosa cronaca di situazioni patite o accolte con felicità e desiderio. Resta infatti sempre viva la consapevolezza che – a prescindere dallo status economico e culturale in cui la maternità prende corpo – il peso della responsabilità di una vita in divenire, il cambiamento fisico, l’esplosione ormonale e l’inadeguatezza di un ruolo fondamentale e privo di vie di fuga, siano spettri sempre in agguato, capaci di creare fantasmi, impulsi distruttivi e drammi definitivi.

Interessante è nella raccolta la quasi totale assenza della figura maschile, cui talvolta si accenna senza troppe convinzioni, a rimarcare la solitudine del materno al cospetto di una società che invece di aiutare la donna, «facilitandole» i compiti, la costringe in umilianti clichés (si pensi alla pubblicità, alla mancanza di strutture e di servizi pubblici adeguati, per madri e bambini, al rifiuto più o meno palese della donna che sceglie di non diventare madre in seno a una comunità pensata solo per famiglie e legata a ruoli rigidi e predeterminati) come se non fosse possibile accettare l’ambiguità di una condizione al di fuori di schemi programmati e digeriti da immagini stereotipate.

Nel variegato spettro di esempi che i racconti di M’ama? delineano, si narra di madri matricide per «troppo» amore, di madri giovani e inesperte, di madri che si sentono figlie, di figlie che non diventeranno mai madri, ma anche di maternità ereditate da figure altre, che assolvono e completano un quadro affettivo di grande intensità emotiva. In ogni caso resta vero che madri, e qui il titolo della raccolta è indicativo, si diventa e non si nasce, e che si ama solo per capacità di amare e non solo per diritto divino o di sangue. Per fortuna, verrebbe da dire.

[da Il manifesto, 17 gennaio 2009]