philosophy and social criticism

Questione di modelli

Christian Marazzi

Negli ultimi venticinque anni in Svizzera i settori che hanno creato nuovi impieghi sono quelli della cultura e tempo libero (+ 15’000), la socialità (+9’300), la sanità (+ 8’300), la formazione (+ 67’000) e il settore pubblico (+36’000). Tutti gli altri settori hanno soppresso qualcosa come 40’000 posti di lavoro. Nel medesimo periodo la Svizzera ha mantenuto un surplus commerciale (esportazioni meno importazioni) notevole, pari al 10% del Prodotto Interno Lordo. Su questa base, il dibattito economico e politico sul futuro dell’economia svizzera si polarizza attorno a due posizioni.

Secondo UBS, ad esempio, occorre puntare sui settori maggiormente innovativi, in modo da renderli sempre più competitivi sui mercati esteri così da assicurare un elevato tasso di esportazione. Secondo questa posizione per così dire mercantilista, bisognerebbe quindi concentrare le risorse sulle imprese più innovative, quelle che per intenderci detengono il maggior numero di brevetti, e sono le maggiori creatrici di valore aggiunto, come la chimica, la farmaceutica e la biotecnologia che, da sole, concentrano il 47% di tutta la spesa privata in ricerca e sviluppo.  A tale fine, sarebbe auspicabile togliere risorse dal settore pubblico, promuovendo la crescita con sgravi fiscali per le imprese e favorendo la formazione in particolare nei settori ad alta tecnologia.

Diversa è la posizione di coloro che mirano a riequilibrare la crescita economica interna tenendo conto dello sviluppo durevole in materia energetica, della riduzione della precarietà e dell’aumento dei posti di lavoro attraverso una riduzione dell’orario di lavoro e di una più equa distribuzione della ricchezza, concentrando gli investimenti nella formazione in generale e prestando attenzione ai bisogni del nostro territorio. Il che non significa relativizzare l’importanza dei settori orientati all’esportazione, ci mancherebbe, ma significa utilizzare il surplus generato dalle esportazioni per effettuare investimenti all’interno dell’economia svizzera piuttosto che sui mercati esteri, in particolare quelli finanziari.

Questo confronto fra modelli di crescita è esattamente lo stesso oggi al centro del dibattito in Germania e all’interno della Unione europea. Per la Germania il surplus commerciale è indice di superiorità economica, ma questa ossessione per la crescita orientata all’esportazione è all’origine dei peggiori populismi interni, e di squilibri economici e finanziari insanabili all’interno dell’eurozona.

[cite]

tysm review
philosophy and social criticism
vol. 31, issue no. 34, july 2016
issn: 2037-0857
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