La morsa economica alla fine del Covid
Quando ci libereremo dal Covid, con la fine degli interventi emergenziali, avremo un’economia in fiamme? Gli Usa si interrogano e interrogano il mondo su questo problema // di Christian Marazzi
Quando ci libereremo dal Covid, con la fine degli interventi emergenziali, avremo un’economia in fiamme? Gli Usa si interrogano e interrogano il mondo su questo problema // di Christian Marazzi
Le contraddizioni di fine anno: il Green New Deal // di Christian Marazzi
La smaterializzazione delle economie complica parecchio il calcolo della produttività: si pensi a quante cose
facciamo, dai pagamenti digitali, all’acquisto di biglietti del treno
alle casse automatiche, alla produzione gratuita di dati personali,
tutte attività produttive che, non lasciando tracce monetarie, non
appaiono nel Pil // di Christian Marazzi
All’idea, sempre della maggioranza, che “privato è bene, pubblico è male”, Galbraith fece osservare che l’inefficienza organizzativa delle grandi imprese, al pari se non più dell’apparato pubblico, ha effetti negativi sull’innovazione e sullo zelo imprenditoriale. È il caso di dire che in economia è meglio scoprire vecchie verità che inventare nuove stupidaggini.
Millennials versus rendita finanziaria: una situazione esplosiva? // di Christian Marazzi
Uno fra i tanti fattori d’incertezza che accompagnerà l’evoluzione delle principali economie (Svizzera compresa) nel corso di questo nuovo anno è costituito dalle politiche monetarie delle Banche centrali // di Christian Marazzi
Fa scandalo la richiesta del governo italiano di portare il rapporto deficit/pil al 2,4% e così si alimenta una campagna mediatica – a destra come a sinistra – che ha in realtà il vero obiettivo di spianare la strada alla speculazione finanziaria. In base ai nudi dati economici, l’Italia non è affatto a rischio di insolvenza. All’elevato debito pubblico, infatti, fa da contraltare uno dei più bassi valori del debito delle famiglie e delle imprese. Se poi aggiungiamo il surplus commerciale (che è superiore allo stesso deficit pubblico del 2,4%), l’allarme lanciato è solo giustificabile sul piano politico e ideologico e non economico
Un colpo al cerchio, uno alla botte. Considerazioni (provvisorie) sul Documento di Economia e Finanza 2019
Nella diffusa volontà di potere sovranista o isolazionista, in particolare dell’America trumpiana, qualcosa va in direzione esattamente opposta. Si tratta del dollaro, la moneta americana che in questi anni di crisi ha addirittura accresciuto il suo dominio all’interno del sistema finanziario globale
La teoria del “capitale umano” prevede che, nel management di se stessi, tutto ciò che è negativo o rischioso ricada sulle spalle di chi lavora: chi non riesce a imporsi, chi è disoccupato, chi non è abbastanza produttivo, ha in sé un problema: è evidentemente inadeguato, è un fallito, non è capace di vivere come dovrebbe
Di fronte al disordine mondiale, ci si chiede con sempre maggior insistenza “chi comanda il mondo”. La domanda è al centro dell’ultimo libro di Giorgio Galli e Mario Caligiuri che si concentrano sul ruolo della “superclasse” finanziaria e sull’impatto delle decisioni delle élites non elettive sui sistemi democratici
Di sicuro, in economia non sempre il semplice è il sigillo del vero. Lo dimostra la discussione in corso attorno al futuro del costo del denaro, cioè dei tassi di interesse, negli Stati Uniti come nel resto del mondo
Mai nella storia secolare del capitalismo le imprese avevano avuto tanto denaro a buon mercato, mai tanta forza lavoro, anche qualificata, docile e rassegnata a propria disposizione. Eppure gli investimenti languono, ovunque, quando non arretrano. In Italia sono scesi a un tasso medio annuo del 4,4% (nel Sud -6,6%) tra il 2008 -14. E l’orizzonte non è roseo per le sorti dell’occupazione
Quando si parla di immigrazione in Svizzera raramente si mette in evidenza il suo ruolo nel finanziamento dello Stato sociale attraverso il versamento dei contributi sociali obbligatori. Ancor più raramente si ricorda che spesso, per una parte importante degli immigrati, a questi contributi non corrispondono le prestazioni sociali per le quali sono stati versati. Un’analisi di Christian Marazzi