Alta, grande e con una scala verso il soppalco
Giulio Einaudi
A Venezia, alla fondazione Cini, ogni anno si svolge un breve corso per i librai a cura della famiglia Mauri. Un anno, in uno di questi corsi, si parlò oltre che della organizzazione pratica delle librerie, dei metodi moderni di contabilità etc. etc., si parlò anche della forma ideale di una libreria. Ritengo che questa libreria ideale non si trovi in nessuna città del mondo, nè a Londra, nè a New York, né a Parigi, questa libreria probabilmente è solo da me sognata, dovrebbe essere salotto e luogo di lettura, dove il libraio in certe ore del giorno raduna i suoi migliori lettori e li fa diventare partecipi del lavoro della bottega, nel senso che questi conversano con i clienti illustrando i pregi o i difetti dei libri esposti sui banchi. Questa libreria dovrebbe essere grande, alta, ed avere una scala di legno che porta in un soppalco dove appunto un cliente può fermarsi a sfogliare le novità più recenti per rendersene conto. Un luogo aperto anche alla sera, nelle ore cioè di tempo libero per la maggior parte del pubblico, dove accanto all’indicazione dei best-sellers ufficiali, ci sia in maggiore evidenza l’indicazione dei libri consigliati dal libraio. Un luogo di pace, serenità e di cultura, non un ammasso di libri inscatolati, con il libraio sommerso dalla pioggia indiscriminata di una produzione infausta.
A Venezia proposi di costituire presso ogni libreria, anche di piccola dimensione, un comitato informale di lettori, ai cui membri il libraio dovrebbe dare in lettura le novità più importanti in modo da potersi rendere conto, coll’aiuto dei lettori, di ciò che vende, del suo significato. Si dirà che un libraio non può regalare i libri, ma quando di un libro un libraio vende decine o centinaia di esemplari, può anche permettersi di imprestarne o regalarne alcune copie. Talvolta, convinto dalla pubblicità e dai mass media un libraio offre lo stesso libro a tutti i clienti, senza sapere cosa vende, senza avere la minima idea del contenuto che solo di sfuggita ha letto sui risvolti di copertina. Non corre in questo modo un grosso rischio il libraio, qualora questo libro si rivelasse inconsistente?
Quando taluni affermano che un libro è una merce come qualsiasi altra, nell’immediato dò loro torto, però riflettendo, ammetto che chi afferma tale cosa abbia anche ragione; un salumaio che sappia il suo mestiere offre il prosciutto che lui personalmente apprezza e che sa che è apprezzato dai suoi migliori clienti, analogamente un libraio se vende la merce di cui è convinto e sa che altri clienti hanno apprezzato, solo lui conosce il suo mestiere come il buon salumaio.
[Dall’archivio della casa editrice Einaudi, per gentile concessione degli eredi Giulio Einaudi. Pubblicato su il manifesto del 15 aprile 2009]