philosophy and social criticism

Briciole di assurdità

Elvio Fachinelli e Jacques Lacan

di Francesco Paolella

Elvio Fachinelli, Grottesche. Notizie, racconti, apparizioni, a cura di Dario Borso, Italo Svevo, Trieste-Roma 2019, 144 pagine

Anche dagli scarti, dai frammenti può venire del buono. Possono emergere tracce, segni che il tempo, con i suoi progressi e le sue assurdità, lascia dietro di sé. Questo diario psicosociologico, tenuto da Elvio Fachinelli per molto tempo a partire dal 1963, è, appunto, una piccola collezione di queste briciole di parole e assurdità, raccolte durante gli anni in cui l’Italia ha finalmente compiuto il suo miracolo, trasformandosi in Paese ricco e stressato.

Il suo ruolo di psichiatra e analista, ha messo, senza dubbio, Fachinelli davanti a una folla di nevrotici, ansiosi, spesso gli scarti o i vinti (semmai anche di successo) di quei cambiamenti così tumultuosi.

Così ci troviamo di fronte a piccolo squarci di disperazione quotidiana, di quelli che ognuno di noi, se ci facesse attenzione, potrebbe vedere. Sempre in bilico fra il comico, il paradossale e l’inquietante (insomma: il grottesco), gli aforismi (o, meglio, i piccoli racconti in tre righe) di Fachinelli possono essere letti come si guardano i quadri in una galleria; e questa è una galleria di piccoli e grandi traumi, di ossessioni buffe o tragiche… ma non solo. Con uno sguardo che può ricordare quello delle fotografie di Martin Parr o i racconti fantozziani di Paolo Villaggio, Fachinelli ci racconta tante cose delle società dei consumi, della spettacolarizzazione della vita, del dominio assoluto del mercato e della televisione: «Per l’uomo – lo spreco è il sottoconsumo. Oggi, in “Occidente” tutti sottoconsumati-sprecati» (pagina 40).

L’uomo che scopre i piaceri del supermercato, che ha trovato nell’automobile il suo nuovo guscio, che non sa più distinguere fra realtà e televisione: ecco l’eroe anonimo di questo libro.

Una rivoluzione, quella del miracolo economico, tanto più eclatante quando tocca i bambini: «“Che buone queste prugne! Da dove vengono? Dalla California?” dice un padre alla sua bambina, per invogliarla a mangiarne. “Ma no, vengono dal supermercato”. Il padre scopre che, per la bambina, le prugne nascono al supermercato» (pagina 87).

I segni di cui dicevamo, trovano poi una ribalta naturale nelle scritte sui muri, che da sempre riempiono le nostre città e che Fachinelli tante volte trascrive sul suo diario: «Buticchi boia! / W il milan! W l’inter / pagherete caro, pagherete tutto (via Orefici, esempio di contaminazione politica-sport)» (pagina 63).

Fachinelli ha avuto un posto privilegiato per osservare (e prendere in giro) la serietà dei compagni, i facili miti della rivoluzione culturale e tutti i conformismi nebbiosi della sinistra italiana. Ha saputo edere come pochi l’opportunismo (e, talvolta, la demenzialità) di tanta “cultura alternativa” e ha riconosciuto la violenza della religione rossa che ha pesato tanto, e, in certi casi, pervertendola, l’ansia di libertà di generazioni di italiani.

«Riunione di solidarietà per un intellettuale colpito dalla “repressione”. Un professore di Torino, famoso lukacsiano, propone che i presenti si autodenuncino per tutti i reati di cui e incriminato. Un suo amico di Milano, ancor più famoso e meno lukacsiano, propone invece che i presenti si autodenuncino soltanto per una parte di questi reati. Imbarazzo dell’assemblea. Alla fine, si fa girare un cappello per raccogliere dei soldi. Arrivato in fondo alla sala, il cappello sparisce» (pagina 46).

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TYSM REVIEW
PHILOSOPHY AND SOCIAL CRITICISM
ISSN: 2037-0857
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