Dalla capitalizzazione alla ripartizione?
di Christian Marazzi
Secondo un articolo apparso sul Financial Times (20 aprile 2015), tra dieci anni il sistema della previdenza professionale svizzero, il nostro II pilastro, potrebbe fallire. Martin Eling, prof. all’Università di San Gallo, stima infatti che entro il 2020 le casse dei fondi pensione potrebbero avere un buco di 55 miliardi (Le Temps, 27 aprile 2015).
Ci si chiede quindi se la riforma Berset, che tra altre cose prevede una riduzione al 6% del tasso di conversione – il tasso che determina la rendita annuale che viene corrisposta agli assicurati – riuscirà o meno a salvare il salvabile.
Come si è potuti arrivare a una simile previsione catastrofica? Più che ai ricorrenti allarmismi sull’invecchiamento demografico, questa volta ciò che spaventa gli analisti è la riduzione del tasso di interesse, o tasso di rendimento, sulle obbligazioni detenute in grandi quantità dai fondi pensione. Quando questi rendimenti si abbassano, diminuisce di conseguenza la remunerazione del nostro capitale risparmiato, così che al momento del pensionamento c’è il rischio che i fondi pensione si trovino con un capitale insufficientre per far fronte ai versamenti della rendita fino al momento del decesso degli assicurati. Ebbene, oggi il rendimento delle obbligazioni della Confederazione a 10 anni è pari a – 0,2%!
E dire che lo scorso anno i fondi pensione svizzeri hanno conosciuto dei rendimenti notevoli, attorno all’8 – 9%. Il fatto è che negli ultimi mesi la situazione è cambiata notevolmente: basti ricordare la decisione della BCE di perseguire una politica monetaria molto espansiva (quantitative easing) e l’abbandono della soglia di parità franco-euro da parte della BNS. Entrambe le misure hanno portato ad un abbassamento generale e radicale dei rendimenti sui titoli obbligazionari e, in Svizzera, addirittura a tassi d’interesse negativi sulle liquidità.
E’ lecito chiedersi se in un contesto del genere il nostro sistema della previdenza professionale basato sulla capitalizzazione possa reggere e se, tra non molto, non si debba ripensarlo da cima a fondo, magari tornando all’altro sistema, quello su cui si basa la nostra AVS, la ripartizione. Se infatti il tasso (tecnico) d’interesse dovesse stabilirsi durevolmente attorno allo zero, i fondi pensione ripagherebbero ai loro assicurati semplicemente i contributi versati nella vita attiva, ma ridotti dei costi operativi-amministrativi! Sarebbe la morte del sistema della capitalizzazione e un brutto colpo per tutti noi risparmiatori assicurati.
[cite]
tysm review
vol. 24, issue no. 24
may 2015
ISSN: 2037-0857
creative commons licensethis opera by t ysm is licensed under a creative commons attribuzione-non opere derivate 3.0 unported license. based on a work at www.tysm.org