philosophy and social criticism

È il capitalismo delle piattaforme, bellezza! Sulla bolla che verrà

di Christian Marazzi

Settimana scorsa Airbnb, la compagnia di “prenotazione alloggi online”, ha debuttato a Wall Street con un’offerta pubblica iniziale (IPO) che ha sbaragliato tutte le previsioni più ottimistiche, riuscendo a raccogliere qualcosa come 87 miliardi di dollari, più del doppio del valore del più grande gruppo alberghiero del mondo. E questo il giorno dopo il debutto spettacolare di DoorDash, la compagnia di deliveryfood che con la sua IPO ha rastrellato oltre 70 miliardi di dollari. Senza dimenticare l’IPO di Zoom, l’emblema del lavoro in remoto, che ha toccato i 160 miliardi di dollari, oppure quello della sconosciuta Snowflake, un gruppo di analisi dati, che con una valutazione di 120 miliardi di dollari ha eclissato il gigante IBM che un tempo dominava il settore.
È il capitalismo delle piattaforme, bellezza! Ma è anche qualcosa che assomiglia molto, troppo, alla bolla internettiana di una ventina di anni fa, quella bolla che, dopo due anni di “esuberanza irrazionale”, di acquisti squinternati di qualsiasi cosa purché avesse un punto seguito da un com (le famose dotcom), scoppiò come un bubbone, lasciando macerie dietro di sé e preparando la speculazione successiva, quella immobiliare, che portò diritti dritti alla crisi dei subprime del ‪2007- 2008‬.
Allora, la valutazione delle azioni Internet era completamente scollata dall’economia generale, esattamente come oggi la valutazione delle azioni delle piattaforme segue un suo andamento del tutto autoreferenziale che nulla ha a che fare con l’economia reale. Si pensi che la maggior parte di queste compagnie ancora non sono riuscite a fare alcun profitto, perlomeno in modo duraturo!
È evidente che questa spirale speculativa si spiega alla luce delle politiche monetarie ultraespansive delle Banche centrali, di quella americana in particolare. Finché il denaro lo puoi prendere a prestito a tassi prossimi allo zero, perché non investirlo in attivi il cui prezzo sta crescendo? E dove investirlo, se non in quei titoli che rappresentano lo “spirito del tempo”, quei titoli che fanno l’unanimità perché eletti dalla comunità degli investitori a rappresentanti della nuova ricchezza, quegli attivi finanziari che Keynes chiamava “convenzioni collettive”?
Bene, guardiamoci intorno, c’è ottimismo sui mercati finanziari, difficile vedere segnali di pericolo, specie se tra breve avremo il vaccino.
“Ma è proprio questa la caratteristica del crac – disse Krane che aveva alzato ancora di più la voce. – Non si vede nulla fino a quando all’improvviso si vede tutto. L’inaffondabile Titanic era colato a picco diciassette anni prima (della crisi del ’29), ma non aveva insegnato niente”. È un passaggio dell’ultimo romanzo noir di Jo Nesbo (Il fratello, Einaudi, Torino, 2020, p. 467). Forse è vero, “il genere noir è il più adatto alla nostra epoca che rassomiglia sempre più a un giallo senza conclusione” (Serge Quadruppani, scrittore e traduttore francese di opere letterarie e di romanzi polizieschi).

TYSM REVIEW
PHILOSOPHY AND SOCIAL CRITICISM
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