Geometria dell’imperialismo finanziario
di Christian Marazzi
È di questi giorni la notizia, divulgata da Spiegel online, che le banche tedesche sono esposte a Cipro per 5,9 miliardi di euro. I dati citati dal giornale tedesco vengono dalla Banca per i regolamenti internazionali, quindi sono attendibilissimi (vedi Andrea Tarquini, “Linea dura da Berlino, ma può perdere 6 miliardi”, La Repubblica, 20 marzo 2013→ QUI). Questo significa che lo Stato e soprattutto le banche cipriote si sono indebitati pesantemente con gli istituti tedeschi. Queste ultime hanno inoltre subito pesantissime perdite a causa della ristrutturazione del debito pubblico greco e dell’aumento delle sofferenze sui prestiti concessi a imprese e famiglie greche. “In altre parole, peraltro senza contare l’altissima esposizione della Russia (che ha fatto di Cipro un suo paradiso fiscale), la Germania si trova nella scomodissima posizione di essere il secondo creditore di Cipro dopo la Grecia”. Il re è nudo, e non si può dire che il suo aspetto sia particolarmente esaltante.
Da una parte, l‘Unione europea, guidata dalla Germania, ha preteso che i cittadini-risparmiatori ciprioti si assumano la loro parte di responsabilità per il salvataggio del paese, in particolare delle sue banche che hanno 31 miliardi di debiti verso le banche straniere, contro solo 2 miliardi di debiti dello Stato cipriota. Il che, sia detto per inciso, dimostra che l’indebitamento privato è a tutt’oggi ben più importante di quello pubblico, e questo in tutti paesi dell’eurozona. Dall’altro, come si è visto, il Parlamento ha detto no alle misure di salvataggio negoziate con Bruxelles e la BCE, misure che, con un prelievo forzoso anche sui piccoli risparmiatori, avrebbero potuto creare un precedente pericoloso per l’intera eurozona, generando panico e corsa agli sportelli non solo a Cipro, ma anche in paesi a rischio di fallimento come la Spagna e l’Italia. Il motivo del rifiuto dei parlamentari ciprioti, a maggioranza di destra, è semplicemente che, dovendo fiscalizzare prevalentemente i risparmiatori con depositi superiori a 100 mila euro, avrebbero irritato non poco i grandi evasori fiscali russi.
La situazione che si è venuta a creare è dunque quella di un vero e proprio rompicapo: o si trova un accordo, e presto, oppure Cipro fallisce, e i tedeschi si perdono qualcosa come 6 miliardi di euro, abbastanza per fragilizzare l’economia tedesca, esponendola addirittura a un possibile declassamento da parte delle famigerate agenzie di rating. È per questo motivo che un accordo si troverà, come fu nel caso della Grecia un paio di anni fa. Ed è anche per questo motivo che i mercati finanziari non hanno reagito come ci si sarebbe potuto aspettare. Dopo una breve caduta degli indici borsistici e dell’euro, i mercati finanziari hanno ripreso il loro corso normale, cioè a fare profitti speculativi a più non posso.
In questa vicenda, dove un paese molto piccolo a rischio di fallimento arrischia di innescare una catena di eventi catastrofici per l’intero sistema bancario e finanziario europeo, vi sono tutti gli ingredienti di quello che un tempo si chiamava…imperialismo, oggi imperialismo finanziario. C’è la “trappola del debito”, la trappola cioè creata dalle banche dei paesi ricchi per permettere ai paesi poveri di importare beni e servizi dai paesi ricchi. C’è la condizione di dipendenza, dove il paese periferico indebitato è costretto a sottostare alle regole imposte dai paesi del centro. C’è il furto delle materie prime del paese povero, se è vero che la condizione imposta dai Russi per aiutare Cipro è quella di spogliare il paese dei giacimenti di gas di cui sono ricchi. E c’è, da ultimo, l’ansia di ribellione dei popoli che, di fronte a questo imperialismo, vogliono riconquistare la sovranità perduta.
tysm literary review, Vol 2, No. 4 – april 2013
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