Il ritorno più bello
Luigi di Ruscio
Il ritorno più bello fu quello degli antifascisti; il tutto è occupato dal nemico, un massacro di Proci io abile esclusivamente nelle violenze verbali che poi fanno solo ridere, i Proci i fascisti furono tutti sbranati, così almeno sembrava, il ritorno dei bolscevichi che conquistano il potere, scaglio le frecciate verbali contro i Proci e se la ridono figli di grandissime puttane.
Sotto il fascismo erano tutti fascisti, tante volte mamma mi indicava figure che camminavano tanto vergognosamente e rasando i muri, mi diceva: Guarda quello col collo storto, è un antifascista! Avrò avuto sei o sette anni avevo tremori come mi avessero indicato il diavolo, il Montale era tanto antifascista che fece domanda d’iscrizione al Partito nazionale fascista ma la tessera gli venne rifiutata e il Montale scrisse una lettere di protesta al Duce, considerando il non essere un fascista in regola una diminuzione della propria personalità una ingiustizia bella e buona ed Idro Montanelli portava una bellissima camicia nera anche lui. Mangiavo quei piccoli frutti rossi e morbidissimi della taxus baccata, nel mio paese vi era solo un albero di questo tipo, durante la guerra la fame era tanta che provavo a mangiare tutto, assaggiai tutti i vegetali, avevo scoperto quei frutti saporitissimi, solo in alcune regioni della Norvegia la pianta è comune, feci provare questo frutto ad uno dei mie figli, lo riseppe mia moglie che urlò: Delinquente dai ai figli i frutti avvelenati. Infatti la pianta è velenosissima, velenosissimo anche il nocciolo del frutto però la polpa attorno al nocciolo è dolcissima e buonissima.
L’orco sentiva la puzza dei cristianucci, ma è tutto il contrario mamma, la massa dei cristianucci dava la caccia all’ultimo orco sdentato e ringobbito, un antifascista peggio d di uno che avesse pisciato sul santissimo sacramento, non lo negare, ti conosco bene, conosco la vostra storia, so chi siete.
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… l’esercito argentino fu inetto nella guerra contro gli inglesi però era bravissimo nel massacro degli argentini inermi, perfino le SS sapevano che un torturatore è perso come combattente e la tortura la faceva eseguire da criminali e possibilmente provenienti dai paesi occupati, per i fusti squartati nessuna pietà solo una divina irrisione, siamo bravissimi a protestare solo quando l’ingiustizia ci colpisce direttamente, le ingiustizie che colpiscono gli altri le sopportiamo benissimo, se poi siamo noi gli artefici delle ingiustizie si trovano sempre sante ragioni per giustificarle, la venerazione per i martiri cristiani, per i martirizzati dai cristiani saliti sui roghi dopo accurate torture nessuna venerazione è possibile, va cancellato anche il ricordo dei massacri della fede cosiddetta cristiana, si tratta di un Dio vivente e persona che se ne frega delle speculazioni teologiche e vuole il sangue fresco della vittima. Tutta la nostra fragilità è stata scoperta, più verrai sfruttato e maggiormente sarai irriso, e non possono più emigrare perché ormai vivono nel migliore dei mondi possibili, devono stare tra le belve, nessun atteggiamento di sfida sarà permesso, io sono fortunato il mio datore di lavoro non potrà mai leggere le mie poesie italiche, non posso essere punito neppure con l’intercessione del’arcivescovo e principe mostro nostro, in Italia dove per solito il datore di lavoro richiede prestazioni sessuali gratuite dalle sottoposte, le indignazioni sono diventate moralismi, siete nella bocca della belva nessuna manovra è più possibile, se uno si mette in testa di fare il giustiziere dovrebbe alla fine ammazzare tutti, vivete tutti figli di puttane, il mio coraggio dipendeva dalla morte, potevo sempre saltare dall’altra parte.
[da: Luigi di Ruscio, La neve nera di Oslo, Ediesse, Roma 2010]
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