philosophy and social criticism

Il ritorno più bello

Luigi di Ruscio

Luigi di Ruscio con suo figlio, nel 1960

Il ritor­no più bello fu quello degli antifascisti; il tutto è occupato dal nemi­co, un massacro di Proci io abile esclusivamente nelle violenze verba­li che poi fanno solo ridere, i Proci i fascisti furono tutti sbranati, co­sì almeno sembrava, il ritorno dei bolscevichi che conquistano il po­tere, scaglio le frecciate verbali contro i Proci e se la ridono figli di gran­dissime puttane.

Sotto il fascismo erano tutti fascisti, tante volte mamma mi indicava figure che camminavano tanto vergognosamente e rasando i muri, mi diceva: Guarda quello col collo storto, è un antifascista! Avrò avuto sei o sette anni avevo tremori come mi avessero indicato il diavolo, il Mon­tale era tanto antifascista che fece domanda d’iscrizione al Partito na­zionale fascista ma la tessera gli venne rifiutata e il Montale scrisse una lettere di protesta al Duce, considerando il non essere un fascista in regola una diminuzione della propria personalità una ingiustizia bel­la e buona ed Idro Montanelli portava una bellissima camicia nera an­che lui. Mangiavo quei piccoli frutti rossi e morbidissimi della taxus baccata, nel mio paese vi era solo un albero di questo tipo, durante la guerra la fame era tanta che provavo a mangiare tutto, assaggiai tutti i vegetali, avevo scoperto quei frutti saporitissimi, solo in alcune re­gioni della Norvegia la pianta è comune, feci provare questo frutto ad uno dei mie figli, lo riseppe mia moglie che urlò: Delinquente dai ai figli i frutti avvelenati. Infatti la pianta è velenosissima, velenosissimo anche il nocciolo del frutto però la polpa attorno al nocciolo è dolcissima e buonissima.

L’orco sentiva la puzza dei cristianucci, ma è tutto il contrario mamma, la massa dei cristianucci dava la caccia all’ultimo orco sdentato e ringobbito, un antifascista peggio d di uno che avesse pisciato sul santissimo sacramento, non lo ne­gare, ti conosco bene, conosco la vostra storia, so chi siete.

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… l’e­sercito argentino fu inetto nella guerra contro gli inglesi però era bra­vissimo nel massacro degli argentini inermi, perfino le SS sapevano che un torturatore è perso come combattente e la tortura la faceva ese­guire da criminali e possibilmente provenienti dai paesi occupati, per i fusti squartati nessuna pietà solo una divina irrisione, siamo bravis­simi a protestare solo quando l’ingiustizia ci colpisce direttamente, le ingiustizie che colpiscono gli altri le sopportiamo benissimo, se poi siamo noi gli artefici delle ingiustizie si trovano sempre sante ragioni per giustificarle, la venerazione per i martiri cristiani, per i martiriz­zati dai cristiani saliti sui roghi dopo accurate torture nessuna venera­zione è possibile, va cancellato anche il ricordo dei massacri della fe­de cosiddetta cristiana, si tratta di un Dio vivente e persona che se ne frega delle speculazioni teologiche e vuole il sangue fresco della vitti­ma. Tutta la nostra fragilità è stata scoperta, più verrai sfruttato e mag­giormente sarai irriso, e non possono più emigrare perché ormai vi­vono nel migliore dei mondi possibili, devono stare tra le belve, nes­sun atteggiamento di sfida sarà permesso, io sono fortunato il mio da­tore di lavoro non potrà mai leggere le mie poesie italiche, non posso essere punito neppure con l’intercessione del’arcivescovo e principe mostro nostro, in Italia dove per solito il datore di lavoro richiede pre­stazioni sessuali gratuite dalle sottoposte, le indignazioni sono diven­tate moralismi, siete nella bocca della belva nessuna manovra è più possibile, se uno si mette in testa di fare il giustiziere dovrebbe alla fi­ne ammazzare tutti, vivete tutti figli di puttane, il mio coraggio di­pendeva dalla morte, potevo sempre saltare dall’altra parte.

[da: Luigi di Ruscio, La neve nera di Oslo, Ediesse, Roma 2010]

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ISSN:2037-0857