L’autunno di Dio
di Francesco Paolella
Franco Garelli, Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio, Il Mulino, Bologna, 2020, 264 pagine
La fine del monopolio cattolico, con il formarsi di una nuova geografia delle fedi religiose nel nostro Paese, è un avvenimento di cui oggi riusciamo appena ad avvertire le conseguenze, eppure già ben visibili. Dio, il Dio rivelato dei cristiani nello specifico, è tuttora una presenza fondamentale nella vita e nella mentalità degli italiani; allo stesso tempo, la chiesa è ancora un elemento indispensabile della vita sociale e culturale del Paese; d’altra parte, appartiene ormai al passato l’identità, prima davvero intoccabile, fra italianità e cattolicesimo.
Tre italiani su quattro si definiscono ancora cattolici ed esiste ancora un forte nucleo di credenti “convinti” ed “attivi”, i quali, però, sono e saranno sempre meno. Questa progressiva riduzione non è dovuta soltanto all’invecchiamento della popolazione né soltanto ai fenomeni migratori, che pure hanno contribuito non poco a permettere che anche l’Italia conoscesse un nuovo, inedito pluralismo religioso (oggi le minoranze rappresentano circa l’8% della popolazione). La vera “emergenza” è, invece, l’irresistibile indifferenza verso il religioso, che tocca sempre più persone e, particolarmente, le giovani generazioni. Aumenta, e non di poco, l’ateismo fra i ragazzi, ma è soprattutto la lontananza da tutto ciò che è “spirituale” a colpire la nostra attenzione. Di più, sempre meno persone fra quelle che si dicono cattoliche, frequentano con regolarità le chiese, andando a messa solo un paio di volte l’anno o soltanto in occasione dei canonici riti di passaggio (battesimi, funerali…). In generale, la fede è sempre più un fenomeno individuale e si hanno sempre più difficoltà a manifestarla (anzitutto partecipando alla vita della comunità). Di più ancora, la stessa devozione personale segue sempre meno la tradizione e i modelli offerti dalla chiesa. Anche le “cose dello spirito” hanno iniziato a vivere in una specie di mercato libero e dove sempre più individui si affidano alle proprie risorse, seguendo le proprie tendenze individuali. La “spiritualità alternativa” non è certo una novità di questi ultimi anni, ma essa oggi rappresenta probabilmente un segnale importante di quanto il credere sia divenuto un fatto totalmente privato, e sempre fluttuante. Il narcisismo di massa ha pesato senza dubbio molto anche in questo campo. Per la maggioranza delle persone, la spiritualità è oramai quasi un sinonimo di moralità, di “vita buona” oppure, in alternativa, la ricerca (spesso priva di mezzi adatti) di una “armonia”, votata soprattutto ad esperienze di tipo estetico.
Non dobbiamo esagerare la portata di questi cambiamenti: come dicevamo più sopra, la fede cattolica è ancora ben radicata in Italia, anche se senza dubbio sta vivendo una fase declinante; anzi, una peculiarità italiana consiste proprio nella presenza di una quota significativa di “cattolici forti”. Ciò detto, è indubbio che i nostri tempo vedono l’affermarsi sempre più appariscente di una “fede incerta”, che tocca anche parte dei cattolici più impegnati. D’altra parte, viviamo in un Paese nel quale l’appartenenza al cattolicesimo vale anche senza avere una forte fede. La croce sta tornando ad essere, dopo un periodo di pausa, una risorsa simbolica molto forte e utile nella stessa lotta politica.
E la chiesa? L’Italia continua nel suo storico rapporto di amore e odio verso il clero e, soprattutto, di devozione e diffidenza verso le gerarchie vaticane. Il papato attuale – al di là delle ineliminabili polemiche fra la chiesa di Benedetto e quella di Francesco – è sicuramente molto popolare, anche se in un certo modo controverso (pensiamo solo ancora al tema dei migranti, per non dire degli scandali recenti). Francesco è sicuramente molto stimato, ma quanto è davvero preso sul serio? Più latamente, il magistero cattolico, specialmente a proposito dei dilemmi sempre più angosciosi della bioetica o di quelli della morale sessuale, pare ormai superato nella pratica su molti versanti.
Questo volume di Franco Garelli, è il frutto di una complessa, recente ricerca su questi temi: non ne esce, in ultima analisi, l’immagine di un cattolicesimo italiano totalmente esausto, ma di sicuro assai provato. E si tratta di una realtà nuova con cui i cattolici dovranno fare i conti nei prossimi decenni, e in un orizzonte segnato da un pluralismo religioso sempre più marcato. Come difendere la verità, in un contesto che spinge sempre più verso il relativismo e la tolleranza pacificante? La diversità religiosa sarà sempre uno scandalo e un argomento scabroso: ma come riaffermare la propria fede senza annacquarla né senza rifugiarsi in una chiusura identitaria altrettanto ingenua, se non pericolosa? I cattolici italiani hanno davanti a loro una vera e propria missione: vivere, senza arroganza ma senza pudore, una fede a volte incerta e forse persino minoritaria, andando oltre le incoerenze e i ritardi della chiesa.