philosophy and social criticism

Lo “Spagnolo” inventato. Storia di una tradizione a tre anime

Alfonso M. di Nola

Américo Castro, La Spagna nella sua realtà storica. Cristiani, musulmani ed ebrei all’epoca della Riconquista, traduzione di Giuseppe Cardillo, Letizia Falzone, Pasqualino Spadafora, Garzanti, Milano 1995.

Questa straordinaria storia della Spagna è il frutto di una lunga ricerca che comincia nel 1948 e dà origine a volume sempre più arricchiti fino ad una definitiva edizione del 1969 della quale questa italiana è la traduzione completa con l’aggiunta di osservazioni metodologiche scritte dall’autore per essa. Américo Castro, nato in Brasile nel 1885, dopo aver studiato in vari paesi europei, tenne cattedra a Princeton negli Stati uniti e morì nel 1972.

La novità dell’ampio contributo di Castro sta soprattutto nel metodo usato, che in una sottintesa polemica con quello delle Annales francesi, ripudia del tutto ogni sociologia e ogni statistica che ritiene falsanti e inadeguate per la costruzione di una storia diretta a individuare soprattutto l’uomo, i suoi sentimenti e le sue emozioni e lo ponga al centro di combattuti eventi che costituiscono la vicenda spagnola.Questa vicenda, poi, per essere compresa,deve essere da noi distinta nettamente per la sua peculiarità da tutte le storie degli altri Stati europei.

Non esiste infatti, la figura reale dello “spagnolo” come individuo portatore di una lunga serie di tradizioni iniziate nell’alta antichità. Castro, infatti, attentamente esclude che gli attuali Spagnoli possano essere considerati i discendenti delle stirpi che abitarono la penisola. Non sono precursori degli Spagnoli gli Hispani iberici dell’epoca romana che, dopo la conquista di Cesare, costituirono in epoca imperiale una fra le numerose province o colonie, né rappresentarono precursori degli Spagnoli i Visigoti di stirpe e di origine ben diversa. Addirittura il nome “Spagna” appare la prima volta attributo al territorio occupato dai Musulmani. Perciò questo paese ha un eccezionale iter che porta alla formazione di una vera e propria etnia autonoma soltanto dopo che sopra di esso agirono le massicce influenze dei Musulmani e degli Ebrei, almeno dal 711 quando l’Islàm lo occupò.

Ciò che in altri paesi europei ha sempre comportato e conservato distanze e radicali distinzioni di stirpe, in Spagna ha dato origine ad un amalgama, ad uno scambio di acculturazioni e inculturazioni reciproche, pur se attraversate durante i secoli da violenti conflitti, da guerre e da emarginazioni. Soltanto nel 1492, dominati da un cattolicesimo reazionario e retrivo, intervengono con l’editto di espulsione i “re cattolici”, Ferdinando e Isabella, e almeno formalmente estirpano dal paese le presenze culturali più volte secolari degli Ebrei e dei Musulmani.Tuttavia, anche successivamente alla cacciata, le due stirpi, spesso falsamente convertite, originarono fino ai tempi recenti i marrani, ebrei che continuavano segretamente i loro costumi, e i moriscos che continuavano nella fede islamica. Gli stessi fatti si verificano nelle colonie spagnole in altre regioni europee, soprattutto nel Vicereame di Napoli, nel territorio del quale ancora due decenni addietro fu scoperta in Calabria una comunità di marrani che recitavano in ebraico le loro preghiere e che ancora praticavano la circoncisione con un coltello di pietra.

L a Spagna resta perciò, come Sarajevo, un paese esemplare di tolleranza e fusioni culturali, soprattutto nel Toledano, dove le chiese cattoliche sorgevano accanto alle moschee e alle sinagoghe, spesso cristianizzate superficialmente dopo l’espulsione. Si sa, per esempio, che in alcuni casi i maestri islamici insegnarono nelle sinagoghe e gli Ebrei nelle moschee, realizzando i profondi scambi che hanno dato origine nei secoli al volto estremamente tollerante della Spagna.

Le città spagnole, nella loro storia, spesso riflettono influenze islamiche. Secondo quelle influenze in molti luoghi furono costruiti bagni pubblici frequentati anche da Ebrei e Cristiani, tenuti a rispettare rigide norme. L’uso sparì fra i Cristiani dal 1526: nel 1567 i bagni furono distrutti a Granada. In molte città spagnole e dell’America latina le donne si coprivano il volto.Sempre secondo gli usi dei Musulmani, in Andalusia e nel Vicereame di Napoli invalse l’abitudine di offrire, per segno di cortesia, il cibo che si stava consumando agli altri. Si introdusse anche il costume del baciamano come forma di cortesia e sottomissione. Esistono poi nella penisola centinaia di toponimi arabi che indicano una presenza largamente diffusa e influente.
Secondo Castro lo stesso grande protettore della Spagna, San Giacomo di Compostela, è nato per indiretta influenza musulmana, poiché gli Spagnoli introdussero il culto per opporlo alla guerra santa islamica, intorno all’ottavo o nono secolo, quando il santo assunse, anche iconograficamente, il truce aspetto di Matamoros, uccisore dei Mori, che trionfa con la sua spada sule teste decapitate dei Musulmani.Il santo, venerato in una città che divenne meta dei pellegrinaggi che partivano da tutte le regioni europee, sembra aver ereditato molti aspetti dei pagani Castore e Polluce, che, scendendo luminosi dal cielo sui loro cavalli, assicuravano la vittoria alle milizie dei Romani antichi. Compostela divenne così importante che si pretese di opporla a Roma e di considerarla sede del pontefice, titolo che appare attribuito al vescovo della grande città già in un documento del 954.

In effetti Santiago nasce dalla sovrapposizione di due santi evangelici che portano il nome di San Giacomo, ed è indicato come “Figlio del tuono”. Secondo uno storico arabo il suo santuario è il più importante di tutta l’Europa ed è paragonato alla Kaba. Questa funzione egemonica di Compostela, soprattutto in rapporto con i Musulmani, venne a declinare nel diciassettesimo secolo, quando i Carmelitani scalzi, dopo lunghe insistenze, riuscirono a far proclamare copatrona della Spagna la carmelitana Teresa d’Avila con l’aiuto di Filippo II e del papa. Gli aspetti guerrieri della vittoria e della lotta che avevano dominato la religione per i secoli precedenti, cedettero a un misticismo e ad un ascetismo, talvolta morbosi, che costituiscono la spiritualità di Santa Teresa. E’ da questa epoca che il paese è dominato da preti, da conventi e da monasteri e che l’ideale del vivere fu mortificato nella pratica della rinunzia e dell’eccessiva devozione. La stessa rivoluzione culturale portò evidentemente nel paese a dure reazioni che, con la massoneria e l’anticlericalesimo, crebbero nel corso del diciannovesimo secolo.

Analogamente enorme fu, lungo la storia spagnola, l’azione esercitata dagli Ebrei, i quali non affidarono le loro fortune alle guerre e ai combattimenti, e, invece, molto presto gestirono i commerci e la cultura, spesso avvalendosi di traduzioni dall’arabo, e l’arabo ebbero come lingua di scambio: nel dodicesimo secolo Maimonide usava ancora l’arabo come lingua colta. In realtà le condizioni degli Ebrei migliorarono profondamente con l’arrivo degli Arabi e molte famiglie anche cristiane erano imparentate con Ebrei. Lo stesso grande inquisitore Torquemada era di origine giudaica.Dopo la cacciata degli Ebrei si rilevano due elementi nuovi: la purezza della razza (limpieza de sangre) e il potenziarsi dell’Inquisizione. La peculiarità e novità dell’Inquisizione spagnola risiedeva nella sottile perversità dei suoi procedimenti, nel segreto delle sue investigazioni, nella delazione e nella falsa testimonianza. La spoliazione delle vittime si presentava come purezza e difesa della fede.
E tuttavia l’architettura, la poesia e l’arte ebraiche furono diretto riflesso di quelle arabe. In sostanza la Spagna nasce dalla costante e profonda convivenza di tre culture, quelle ispanica antica, quella ebraica e quella araba, le quali non sono estraniabili l’una dall’altra e costituiscono un’osmosi costante fino ai tempi contemporanei.

Solo con la guerra civile si inserisce l’esigenza di individuare una propria caratteristica di autonomia storica liberata dal peso delle antiche presenze. Con la proclamazione della repubblica si ha l’illusione dell’acquisto di una grandezza nazionale che poi svanisce sotto l’azione del franchismo e del fascismo. Con la definitiva libertà attualmente raggiunta, anche se sotto il peso di una monarchia priva di motivazioni storiche, il paese ha costituito un uomo con tutte le caratteristiche dello “spagnolo” e in ciò si è adeguato alle altre nazioni europee.

[da il manifesto, 25 gennaio 1996]