philosophy and social criticism

Notte e rabbia di un pastore

Marco Dotti

Leo Tuor, Giacumbert Nau. Libro e appunti dalla sua vita vissuta, traduzione dal sursilvano di Riccarda Caflisch e Francesco Maiello, Casagrande edizioni, Bellinzona 2008.

A volte i libri non bastano, non contengono sufficiente realtà. A Leo Tuor i libri semplicemente non servono, ma ci sono anche quelli nella sua vita di scrittore, traduttore e pastore. «La prima regola che si impara quando sei solo lassù – osserva Tuor – è che il gregge lo devi lasciare libero. Se hai paura di lasciarlo andare in quello spazio immenso, allora qualcosa succederà di certo». Quando si è soli, prosegue lo scrittore nato nel 1959 a Rabius, un paese di cinquecento abitanti nel cantone dei Grigioni, «ci si deve prendere cura non solo degli animali che sono con te, ma anche di chi è rimastoa valle e, soprattutto, ci si deve prendere cura dei pensieri propri e di quelli altrui che ti attraversano». «È una questione di “carico” e “scarico”, per questo un buon pastore sa quello he gli altri sono costretti a imparare leggendo Massa e potere di Elias Canetti». Uomo schivo e discreto – insignito nel 2007 del principale premio letterario svizzero, lo Schiller – Tuor passa le proprie estati accudendo un gregge di circa milleduecento pecore, ma quando ridiscende a valle, in inverno, si dedica alla scrittura e alla traduzione. Ha studiato filosofia e letteratura a Zurigo e Friburgo, conosce molte lingue, ha letto un numero incredibile di libri, ma per scrivere i suoi ha scelto il sursilvano che è una variante delle parlate retroromanze, in uso soprattutto nelle zone centrali dei Grigioni. Anche il protagonista dell’omonimo racconto-zibaldone Giacumbert Nau. Libro e appunti dalla sua vita vissuta è un pastore che vive, medita, soffre e soprattutto bestemmia nel cuore delle valli alpine della Svizzera.

Giacumbert sfida le tradizioni, maledice i vecchi del paese che con la loro cattiveria hanno costretto le nuove generazioni ad andarsene spopolando le valli, sfida gli incubi e le streghe che assediano le sue notti solitarie e soprattutto lancia strali contro i costruttori di laghi artificiali e i turisti che invadono le sue valli e le sue montagne. I pensieri di Giacumbert Nau raccolti da Tuor, in questo libro crudo e al tempo stesso di una straordinaria, delicata umanità, svelano a tratti una carica di rabbia incontenibile. Prima di morire, Giacumbert sogna l’ultimo affronto: sfidare il bavallo bianco di Blengias, quello delle leggende ascoltate tante e tante volte nei Grigioni.

Nella sua versione semplificata, che risale forse al XIX secolo, la storia vuole che chiunque incontri il cavallo sia destinato a morire nel corso dell’anno. Giacumbert lo cerca e lo ricerca, per cinque estati, ma niente. I fantasmi si dissolvono, davanti a chi non ha paura. «L’ho sfidato, l’ho provocato, l’ho mandato al diavolo e implorato di avvicinarsi. Niente. Lo vedrei volentieri una volta, per poi crepare come si deve».

[da il manifesto, 25 ottobre 2008]

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ISSN:2037-0857