Prefazione a Solilunio
Attilio Agnoletto [*]
Prefazione a Luciano Parinetto, Solilunio. Erano donne le streghe?, Antonio Pellicani editore, Roma 1991, pp. VII-XI
Si potrebbe dire che in questa ultima sua opera Luciano Parinetto, cattedratico di Filosofia morale, ci si ripresenta nella sua globalità. È come se avesse voluto offrirci un’esposizione finale dei suoi opera omnia, un ripensamento cioè di un’intensa vita di studioso dai più vasti e variegati interessi.
Non va dimenticato che già nel 1972 il giovane Parinetto proponeva alla cultura italiana il suo volume su Karl Marx: sulla religione (La Nuova Italia editrice): si trattava di un’opera che andava controcorrente e che via via nel tempo ebbe sempre più largo successo di pubblico, tanto da entrare in adozione di corsi universitari. In realtà il volume marxiano fu seguito da una serie di saggi su Hegel, Bodin, Lessing e così via, lungo un itinerario che non è solo filosofico o antropologico, ma interdisciplinare, se è vero, come è vero, che Parinetto ha rivelato anche forti interessi letterari in talune sue traduzioni.
Come dimenticare le splendide edizioni dei Frammenti di Eraclito e delle Rime sulla morte di Feuerbach? E questo amore per l’esponente della sinistra hegeliana non è certo casuale per il filosofo bresciano, ben sapendo quanto Feuerbach abbia influito sulla formazione del pensiero di Marx; egli poi ha operato sul pensiero contemporaneo per la sua analisi del processo dell’alienazione o estraneazione dell’uomo da sé.
Ma quel che a noi qui interessa è che il Parinetto conclude con Solilunio un discorso che aveva iniziato fin dal 1974 con il fondato e ricco saggio su Magia e ragione: una polemica sulle streghe in Italia intorno al 1750. Si trattava di uno scritto per così dire accademico: esso però apriva una strada di ricerca univoca che proseguiva un tipo di discorso contrassegnato nel 1966 dalla ormai celebre opera di Carlo Ginzburg su I benandanti.
A distanza di cinque lustri ora, sul demoniaco stregonico e in particolare sul Sabba, Ginzburg e Parinetto si vengono ancora a incrociare; ma, proprio lo scorso anno, nel 1990, il filosofo bresciano aveva pubblicato i risultati di due filoni di ricerca e cioè Alchimia e utopia (Pellicani editore, Roma) e Materiali sul Sabba edito presso la Libreria Cuem di Milano.
Con una verve tipica dello spirito provocatorio dell’autore, egli ci propone qui perfino un neologismo: Solilunio, il cui significato appare poi evidente al lettore che abbia avuto la pazienza (ma ne vale la pena!) di seguire l’esposizione di una tesi, “aggredita”, per così dire, da diverse ottiche a suo supporto e dimostrazione, riguardante la storia di un fenomeno importante, vasto, polivalente, quale fu la stregoneria: un nemico demonizzato e forse presunto contro cui fin dal 1484 scese in campo la stessa Roma papale. Poi lo stesso discorso verrà affrontato da Parinetto dal punto di vista alchemico, quindi da quello politico della repressione e della devianza nei suoi numerosi aspetti.
Il sottotitolo Erano donne le streghe? ha nelle conclusioni dell’Autore un chiarimento che vuol essere, dopo l’esame di un materiale plurimo immenso, corredato da più di mille note, esaustivo. In altre parole, ricuperando la Bolla di Innocenzo VIII, che aprì nel 1484 la grande caccia alle streghe, e cioè la Summis desiderantes affectibus, l’Autore poggiando sul passo che suona: « … è da poco pervenuto alle nostre orecchie che in alcune regioni della Germania… parecchie persone di ambo i sessi (utriusque sexus) non temono di darsi carnalmente ai diavoli incubi e succubi … » segue tutto un filone dimostrativo, secondo il quale è tutto da contestare che la massa più consistente della stregoneria fosse rappresentata da indemoniati di sesso femminile. Del resto (noto) il 10 luglio del 1523 in una lettera inviata all’inquisitore di Corno papa Adriano VI attestava che « … in alcune parti della Lombardia e soprattutto in quei luoghi in cui l’inquisitore Giorgio da Casale cremonese aveva operato, furono trovate numerose persone di ambo i sessi che, dimentiche della propria salvezza e allontanandosi dalla fede cattolica, avevano formato una setta, rinnegato la fede abbracciata con il sacro battesimo, calpestato la santa croce con i piedi e perpetrato su di essa atti ignominiosi … ».
In Solilunio, Parinetto, che ha anche una preparazione antichistica (e ciò lo caratterizza anche rispetto a studiosi, quale Ginzburg, che sono precipuamente “modernisti” risale nella sua analisi e nel confortare la sua tesi ad autori dei primi secoli del pensiero cristiano, tra cui, ad esempio, Tertulliano. E a questo proposito va sottolineata quella breve opera di Agostino che è il De divinatione daemonum liber unus proprio perché in questo grandissimo esponente del pensiero cristiano vengono a galla motivi “anomali” o comunque trascurati che danno da pensare. Si consulti del resto il De civitate Dei XVIII, XVI. Come dimenticare che il grande Africano sostiene l’esistenza accanto a «mulieres imbutas malis artibus» non solo di entità positive angeliche, ma anche di entità demoniache? È il francescano Ludovico Maria Sinistrari in Daemonialitas expensa… del 1699 a ricordarci che nel “divino Agostino” nel libro secondo, capitolo 17 dei Super Genesi ad litteram, [si legge] a proposito dei demoni: «Essi conoscono alcune verità, in parte grazie al sottile acume dei loro sensi, in parte per il vigore dei loro tenui corpi»; e al libro terzo, capitolo 1: «I demoni sono animali aerei, poiché posseggono la natura dei corpi aerei! ».
Sempre il Sinistrari, teologo, medico, architetto, astrologo, esorcista, consultore dei Sant’Uffizio, nativo di Ameno sul lago d’Orta (un luogo magico-sacrale!) ricorda che nei capitoli 2 e 3 dell’agostiniano De divinatione daemonum si insiste sul fatto che i demoni posseggono corpi sottili. La corporeità degli “incubi”, la tesi che essi sono animali razionali, la storia stessa di un rapporto tra una monaca e gli incubi ci portano, vuoi che si tratti di Agostino vuoi che si tratti del ben più tardivo Sinistrari (siamo alla fine del XVII secolo!) in un mondo che è ben più problematico, “rischioso” e difficile da semplificare, di quanto la grande demonologia inquisitoriale abbia fatto, facendo soprattutto della demonizzazione sabbatica e del cosiddetto “volo notturno” dei tópoi ritornanti per secoli e secoli, un modo di coonestare e legalizzare processi inquisitoriali che di giuridico ben poco avevano, visto che la tortura e una “difesa” puramente formale e inesistente di fronte a una cultura del “sospetto” erano le colonne portanti di un edificio aberrante, che non ha fatto certo onore alla cosiddetta «civiltà cristiana occidentale»!
Dalla demonologia “evangelica” ai nostri giorni (quanti accenni alla presente situazione ci sono nel lavoro di Parinetto!) si sdipana una serie di fenomeni che investono enormi problemi storiografici e interpretativi di una intera Kultur.
Del resto – ben lo sa Parinetto, che è uno degli studiosi di punta (assieme ai Cardini, ai Galli, il politologo, agli Abbiati, ai P.A. Rossi etc.) della stregoneria, siamo tutti a dibattere sulla griglia inquisitoriale Molte sono le domande: sono veramente esistite le “streghe” o ci troviamo di fronte a una storia di “invenzione” del potere centrale politico-ecclesiastico con la Santa Inquisizione inaugurata a Roma nel 1542 (Bolla Licet ab initio)? Quale la motivazione effettiva e concreta della repressione inquisitoriale? Quanto, exempli causa, il femminismo, o la politica, o il fanatismo clericale, o, magari, una “spirituale buona fede”, o la paura angosciosa dei “diversi” o altro ancora hanno giocato, e con quale peso, nella storia dell’Occidente? Studiosi come Italo Mereu si muovono con competenza giuridica e sicurezza di impegno nel giudicare e analizzare l’intolleranza come costante e/o come variante nella storia e nella “cultura europea”, ma ecco che uno studioso problematico, “provocatore” e alternativo come Luciano Parinetto viene a muovere acque che sembravano, almeno in certi luoghi, tranquille. Macché streghe-donne! Attenzioni ai diversi: alla sessualità angelica o demonica, indicata dallo stesso Agostino. Chi sono allora le streghe? Viene così alla luce il desiderio culturale, scientifico, psicologico anche, di portare chiarezza su alcune categorie di «diversi» o perseguitati. Non ci sono solo gli “eretici”, gli ebrei, gli zingari, i viandanti inermi sospetti di essere portatori di peste, i traduttori delle Sacre Scritture, le ostetriche, le guaritrici, gli incantatori, i Librari, i “ciarlatani”, i “cantimbanco”, gli Apostati (ma la serie non è finita: basti leggere l’Editto generale per il Santo Officio dell’Inquisitione di Milano di Frat’Agostino Galamini Inquisitore a Milano presso il Convento di S. Maria delle Grazie pubblicato dagli Impressori della Corte Archiep. – borromeana! -). Infatti ci sono anche altri diversi: transessuali, omosessuali, “devianti” di diverso genere nel campo della morale familiare. Così, a ben guardare, nel Sinistrari («sofista libertario» lo definisce Carlo Carena) appaiono spunti di “alternanza sessuale” su cui forse occorre meditare. Così alla Mostra degli «Strumenti di tortura» che è ormai fissa da anni alla Pusterla presso Sant’Ambrogio in Milano, noi vediamo, con raccapriccio e con stupore, esposti “strumenti” ad uso solo femminile o degli “omosessuali”, quali le seghe rappresentate nella Silografia nello Speculum abominationum in oculis Domini di Franziskus Grontius (Lipsia 1474).
Sed de hoc satis.
Il volume documentatissimo del Parinetto, corredato, lo ripeto, da quasi 1200 referenze bibliografiche, è condotto dall’Autore in un unico continuo discorso, il quale rifugge da separazioni in capitoli o paragrafi, proprio perché non intende nemmeno esternamente rompere l’unitarietà della tesi, per renderla più convincente, per rafforzarla (ma è chiaro che non saranno pochi quelli che la metteranno in discussione, anche se dovranno fare i conti con essa). Questo volume documentario del Parinetto non è certo fatto per il lettore amante della “lettura facile” o di moda, e ritengo, anche per questo utile, anche se forse è un procedimento prefazionale inusuale, chiudere questo mio modesto intervento lasciando la parola all’Autore, là dove alla fine egli corre, per così dire, al traguardo con irruente élan. Alle pagine 241 ss. (passim) egli scrive:
«Se si leggono in maniera non usuale i documenti, il Sabba non pare, come è stato sostenuto, il luogo del culto della fertilità, rovesciato nel suo contrario dalla Inquisizione. Pare piuttosto – se si vuole usare un vocabolario psicanalitico – il culto di una libido senza preordinata direzione (e dunque non cattolicamente finalizzata alla fecondazione e riproduzione, parte che ha preso il posto del tutto). Il significato profondo del divoramento degli infanti e quello dell’attraversamento dei ruoli sessuali, che si attua durante il Sabba, potrebbe alludere alla liberazione di una libido non incanalata, non unilaterale: onnilaterale. L’emergere dell’analità, la transessualità diabolica, la sodomia, la trasgressione, vanno, tutte, contro la sacra famiglia e contro ogni istituzionalizzazione del sesso. Non pare, d’altra parte, essere il Sabba come il Carnevale, una istituzione octroyée dall’alto (e dunque momento contestatore interno e funzionale all’istituzione); pare, invece, indicare l’emergere di una diversità irrecuperabile da parte dell’istituzione e dunque non rivendicabile né dal maschile né dal femminile, intesi, come ruoli fissi, dialettici, negativo l’uno dell’altro.
Pare il Sabba, invece, indicare il loro superamento e perciò quella che si potrebbe denominare l’utopia del diavolo, che il Sabba presentifica, si surdetermina quasi nella figura dell’alchemico Rebis, non più maschile né femminile, ma aldilà di essi.
Se perciò la stregoneria è stata un tempo rivendicata da uno dei due sessi, è ora che venga rivendicata anche dall’altro, non certo per rovesciare semplicemente l’antica prospettiva, ma perchè ambedue poi vengano tolte, con la loro reciproca negatività [ … ] . Proseguendo nel corto circuito del metodologico Verfremdungseffekt, si potrebbe paragonare questa utopica diversità nientemeno che ad uno stato divino [ … ] l’androginia umana fa parte del progetto (prometeico, direbbero gli alchimisti) dell’eritis sicut dii! [… ] L’androginia si ottiene non solamente con un’orgia rituale, con lo scambio dei costumi, etc:… ma altrettanto bene per via alchemica. Si può anche parlare di un’androginizzazione dell’uomo per amore, perchè nell’amore, ogni sesso acquisisce la qualità del sesso opposto (la grazia, la sottomissione, la devozione acquisite dall’uomo amoroso etc). Se dunque l’androginia è divina e la transessualità è diabolica, quando l’uomo sabbatico si orienta alla diversità incorpora in sé il divino e il diabolico: al prometeico programma alchemico dell’eritis sicut dii, coniuga il programma sabbatico dell’eritis sicut dyaboli, prospettando un aspetto della onnilateralità marxiana nella riunificazione (con gioia, si pensa, di Jung!) di Lucifiero e Cristo e (con soddisfazione degli alchimisti) dell’alto e del basso».
Luciano Parinetto conclude la sua fatica, dandoci anche la chiave di lettura del titolo: «Privilegiare, nella lettura del Sabba, il rapporto strega/diavolo è ancora confermare i ruoli, permanere in essi. Fare del Sabba una festa di donne (e si è visto che non lo era!) è una posizione del maschile per negazione. Streghe e stregoni, nel Sabba convergono invece nell’Altro. Perciò sostenere che le streghe erano solo o soprattutto donne, oltre che storicamente errato, pare retrovolto. Il Sabba, la festa notturna delle streghe (ma ve n’erano, dice qualcuno, che si svolgevano in pieno sole) non è, se si bada alla simbologia, un plenilunio (ovvero totalmente femminile); se si tiene conto della presenza maschile in esso (e al reciproco toglimento dei sessi e della segregazione e ruolizzazione di essi) può, con richiamo alla immagine del Rebis alchemico, essere piuttosto definito solilunio».
Note
[*] Nato a Milano nel 1926, scomparso nel 2006, Attilio Agnoletto ha insegnato Storia del cristianesino all’Università Statale di Milano.
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