philosophy and social criticism

Tre lezioni di tenebra

"José Angel Valente"

DI JOSÉ ÁNGEL VALENTE

Il Santo, sia benedetto, risiede nelle lettere

Dov Baer de Mezeritz

Prima lezione

ALEPH

Nel punto dove ha inizio la respirazione, dove l’aleph obliquo penetra come intat­to lampo nel sangue: Adamo, Adamo: oh Gerusalemme.

BET

Casa, luogo, stanza, dimora: inizia così l’oscura narrazione dei tempi: perché qualcosa abbia durata, folgorazione, presenza: casa, luogo, stanza, memoria: si fa mano il concavo e centro l’estensione: sulle acque: vieni sulle acque: dà a essi nomi: perché ciò che non c’è ci sia, si fissi e sia esserci, soggiorno, corpo: l’ali­to feconda l’humus: si svegliano, come da sé, le forme: io riconosco a tentoni la mia dimora.

GUIMEL

Il movimento: esilio: infinito ritorno: vertigine: il solo movimento è la quiete.

DALET

Tessi l’oscura ghirlanda delle lettere: feci una porta: per poter chiudere e apri­re, come pupilla o palpebra, i mondi.

He

Il battito di un pesce nel limo precede la vita: branchia, polmone, bollicina, germoglio: ciò che palpita ha un ritmo e dal ritmo viene: riceve e dà la vita: l’a­lito: nell’oscuro il centro è umido e di fuoco: Madre, matrice, materia: stabat matrix: il battito di un pesce precede la vita: io scesi con te al seme del respi­ro: nel fondo: bevvi il tuo alito con la mia bocca: non bevvi il visibile.

 

Seconda lezione

Vav

Forza: caduta su di sé: su se stessa consumata: tornava una e un’altra volta in cerca del suo nome: ma non aveva nome: risposta alla quale nessuno domandava: cercava spaccature, solchi: la penetrazione: ricorreva superfici affama­ta: il lineare, il liscio: non si conosceva: niente sapeva o non sapeva più di sé che il sentirsi a se stessa forza cieca: s’illuminò nel concavo: crebbe nell’umi­do: entrò nelle bocche della terra: morì: fu concepita: dal morire al non mori­re: di sopramorte: il germe.

Zayin

Adesso aveva davanti a sé il possibile aperto al possibile e il possibile: e per non morire di morte aveva davanti a se stesso il risveglio: un dio si mise a ripo­so il giorno settimo: vestisti la tua armatura: signore di nulla, né il dio né tu: la tua propria creazione è la tua parola: quella che ancora non hai detto: quella che forse non saprai dire, poiché essa deve dirti: quella che attende nuziale come il serpente nell’umidità segreta della pietra: non c’è memoria né tempo: e la fe­deltà è come un uccello che vola verso un altro cielo: mai ritorni: un dio si mise a riposo: si stendeva il cielo in molti uccelli: in specchi di specchi la mattina: in una sola lacrima l’addio: te ne andasti come il fumo che scioglie instancabi­le le sue multiple figure: non adorerai immagini: signore di nulla: nella soglia dell’aria: la tua pianta schiaccia il risveglio.

Het

Lascia che arrivi a te ciò che non ha nome: ciò che è radice e non è venuto nell’aria: il flusso dell’oscuro che s’innalza in ondate: il vagito brutale di ciò che giace e pugna verso l’alto: dove a sua volta sarà dissolto nell’ultima forma del­le forme: inversa radice: la fiamma.

Tet

Il sangue si fa centro e la dispersione convergenza: tutto è riassorbito dalla pie­tra all’ala fino al luogo della generazione: gli uccelli volano in tondo per indi­care il centro del concavo: il mondo si ritrae a te: perché il ventre deve essere uguale al mondo: generami di nuovo: fammi morire di una nuova nascita: re­spirami ed espellimi: animale delle tue acque: pesce e colomba e serpe.

 

Terza lezione

Yod

La mano: in alleanza la mano e la parola: da aleph a tav si estende yod: il tempo non diviso: l’orizzonte di tutto l’esistente entra nella prima lettera del nome: io non potrei attraversare questa soglia: non c’è la mia voce nuda: la mano è una vibrazione molto lieve come polmone d’uccello o come il risveglio: ciò che è di tempo non è di tempo: non passerò o non entrerò nel nome: esilio: separerò le acque perché arrivi fino a me, dicesti: la mano è un grande uccello incendiato che vola verso il ponente e si consuma come una torcia di luce oscura.

Caf

Palmo: palmo o concavità o volta o vuoto: oscura attesa della luce: quando le braccia affaticate cadono ridiscende la notte: chi ora germoglia dalla matrice, vivente, o dalla morte: le braccia innalzano, come un albero, palmi: palmo o concavità o vaso: in mezzo alla notte: perché possa così nascere sull’ombra il segno: tracciare i segni: segni o lettere, numeri, la forma: nominare il ricevuto: cieco battesimo della luce: il raggio.

Lamed

Toccasti le acque, la quiete delle acque, e concepisti la vibrazione: crescesti in circoli: scendesti nei limi: penetrasti nella notte e nella viscosità: crebbe il mul­tiplo: radice di concepimento: tu sei e non sei immortale.

Mem

Nella vertigine dell’immobilità: le acque: ciò che in loro oscuro si alimenta a se stesso come un padre femmina: notte della materia: fluire fetale alla deriva quieta delle Madri: dove niente oppone resistenza alla vita: chi attende d’en­trare nel nome deve vegliare notturno alle rive della sola quiete: le acque.

NUN

Perché continui: perché continui e ti perpetui: perché la forma concepisce la forma: perché si moltiplichino le specie: perché la foglia nasca e muoia, torni a nascere e veda l’immagine della foglia: perché le rovine dei tempi insieme siano l’eternità: perché il viso si trasformi in viso: lo sguardo in sguardo: la ma­no alla fine in riconoscenza: oh Gerusalemme!

Versione di  Marco Dotti e Ilde Mattioni

 

Nota

Per il testo  si è fatto riferimento a Tres lecciones de tinieblas, Ed. La Gaya Ciencia, Barcelona 1981, edizione illustrata da Baruj Salinas.

 

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philosophy and social criticism

vol. 25, issue no. 25

june 2015

ISSN: 2037-0857

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