philosophy and social criticism

Se l’editore non paga

"Cesare Pavese, francobollo"

di Cesare Pavese

A Giulio Einaudi,  Milano

Roma, 28 febbraio 1946

Caro Giulio

Sono costretto a ricordarti che la Repubblica sociale di Mussolini cominciò a perdere veramente il credito e a essere condannata da tutti i benpensanti il giorno che i suoi impiegati non ricevettero più regolarmente gli stipendi, e un po’, per volta li si ridusse a contentarsi di acconti. Per una volta passi, ma quando di mese in mese lo stesso fatto tornò a ripetersi, allora fu finita. Devo dirti che dal mese di ottobre u.s. io non ho più ricevuto regolarmente tutto in una volta lo stipendio; e passi. Ora mi accorgo che la stessa cosa si minaccia agli altri impiegati, specialmente quelli d’ordine, e allora dico basta, per me e per tutti.

Nessun impiegato può lavorare con un minimo di tranquillità se non è assolutamente certo di ricevere il 30 del mese – cascasse il mondo – lo stipendio – e non a gocce, non ad elemosine, ma – fosse anche solo per ficcarselo sotto il materasso – tutto intiero e sonante. Se credi che in questo modo s’incrementi quello spirito di dedizione per la casa editrice che è nei voti, ti sbagli. In questo modo si crea soltanto del disordine e della fiacca. Io per primo comincio a infischiarmi della Casa, e a cercar lavoro sui giornali redditizi.

Se i soldi non ci sono, si facciano meno imprese sceme si spediscano meno lampi; si aboliscano sedi -ma insoma si provveda. E soprattutto smettetela coi giornali che in altri tempi servivano a mandarci in prigione, e oggi tutt’al piú a mandarci in fallimento. Ho pazientato l’inverno perché la situazione era tale che nessuno pareva averci colpa; ora le cose cambiano. Se come primo risultato della tua politica di risanamento e ripresa, gli impiegati ti romani – compreso io -devono rimandare a domani pranzo e la cena, allora ti consiglio di cambiare mestiere e lasciare il campo a gente dalla testa sul collo.

Per il momento sospendo ogni attività editoriale fino a che non mi sia stata pagata – e come me a tutti gli altri fin l’ultima lira del mese di Febbraio. Per questa volta non istigo nessuno a seguirmi nello sciopero.

Tante cose

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tysm literary review, Vol 3, No. 6 – may 2013

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