philosophy and social criticism

Altro che Flaubert!

di Francesco Paolella

Nota su: Kate Summerscale, La rovina di Mrs Robinson. Storia segreta di una donna vittoriana, Einaudi, Torino 2013.

Che fra marito e moglie ci sia incompatibilità; che i due abbiano ambizioni, desideri diversi; che usino persino parole diverse; che il marito soffochi la moglie nella noia (borghese si diceva un tempo) del lavoro e delle sue amanti;e che la moglie, a sua volta, cerchi altrove considerazione, idee, piaceri.

Tutti questi elementi, per noi oggi, sono gli ingredienti classici, quasi banali, per un divorzio perfetto. Nell’Inghilterra di metà Ottocento, e in particolare nel società ricca, colta, laica ma vittoriana, le cose erano ovviamente più complicate.

Isabella Robinson, già vedova, donna di buone letture, con amicizie di valore e con la passione della scrittura (privata e pubblica) e delle scienze (della frenologia in particolare), si trovò sposata a Henry, un uomo avido e arido, cattivo, noioso. Lo disprezzava, forse ricambiata. Henry si assentava per lunghi periodi; Isabella cerca di distrarsi, di elevarsi forse, o semplicemente di riempire il vuoto avvicinandosi a uomini giovani e interessanti. Isabella amava molto essere vicina a intellettuali e scienziati. Essa stessa cercava una spiegazione “scientifica” per questa sua insoddisfazione (sessuale, affettiva). Decise di credere a quella di un celebre frenologo:

«Poco dopo averla conosciuta a Edimburgo, Combe esaminò il cranio di Isabella e la informò che il suo cervelletto, l’organo che si trova subito sopra la cavità della nuca, era straordinariamente esteso. Il cervelletto, le spiegò, era la sede dell’Amatività, o dell’amor sensuale […] Combe sottolineò che la grande Amatività di Isabella era resta ancora più pericolosa dalle dimensioni ridotte delle sue facoltà di Circospezione e Secretività, posizionate proprio sopra le orecchie, ai lati del cervello; questo suggeriva una tendenza all’impulsività e all’indiscrezione» [35-37].

Isabella si innamorò perdutamente di un medico, che aprirà uno stabilimento termale per l’idroterapia (una vera moda ottocentesca). Nel dottor Edward Lane, amico di famiglia, e anche lui già sposato, Isabella trovò l’oggetto magico, il talismano per fuggire alle frequenti cadute nella malinconia, nella depressione. Vi vedeva l’immagine della propria ambizione: cercava uomini raffinati, sensibili, poetici. Dopo vari rifiuti e allontanamenti, pare proprio che Edward abbia deciso di cedere alla corte di Isabella.

Scrivo “pare” perché ciò che sappiamo di questa storia, lo sappiamo perché Isabella ha tenuto fedelmente, quasi ossessivamente, un diario. Nel diario scrisse tutto: il disprezzo per il marito, l’amore per i figli, gli uomini che incontra, le lettere che scrive, il corteggiamento a Edward e, infine, gli incontri clandestini con quello che dovrebbe essere stato il suo amante. Noi oggi possiamo leggere questo diario, proprio perché quel lungo testo è divenuto poi l’oggetto dello scandalo, la prova che il marito tradito (o che comunque si considerava tale) portò in tribunale a Londra, per ottenere non la semplice separazione (già ottenuta), ma il divorzio. Isabella era un’adultera. E si consideri che proprio negli stessi mesi in cui Henry scopriva il diario e interrompeva ogni rapporto con la moglie, in Gran Bretagna veniva reso possibile il divorzio: una vita (relativamente economica) voluta per liberare uomini e donne da coniugi violenti, crudeli, adulterini.

Tenere un diario fu un’altra moda dell’Ottocento. Anche in tanti romanzi, la scoperta di un diario, la lettura dei segreti che esso conteneva, diventava la causa di liti, tragedie, divorzi. Ma il diario di Isabella era attendibile? Era una prova ammissibile e, soprattutto, credibile? Come dovevano leggerlo i giudici? La scrittura di Isabella è dettagliata e realistica. Il suo isolamento, a cui il marito la costringeva, la malinconia che ne derivava; ma, allo stesso tempo, le sue letture, i suoi rapporti epistolari, le sue riflessioni sul progresso scientifico e sull’ateismo; le sue infatuazioni, ovviamente: il tutto crea, alla luce di ciò che sarebbe avvenuto in seguito (l’adulterio, il processo) un miscuglio pericoloso: i giudici ebbero in altre parole la possibilità di conoscere anche il punto di vista del coniuge accusato, e non soltanto quello della vittima.Si trattava di un oggetto pericoloso, e soprattutto agli occhi degli uomini che si sono a vario titolo occupati della vicenda (magistrati, medici, giornalisti, avvocati). In altre parole, era la sintesi di tre cose pericolose, e fra le peggiori: le donne, il sesso, la letteratura. Lo scandalo procurato da Madame Bovary, d’altra parte, era appena l’ombra di quello che quotidianamente si poteva leggere sulla stampa: i segreti indecenti delle famiglie portati in tribunale e messi in piazza. In questo caso, la stampa preferì non riportare brani del diario di Isabella, perché troppo licenziosi e, quindi, pericolosi. L’adulterio femminile è stato sempre considerato ben più grave di quello maschile. Poteva essere davvero destabilizzante per la tenuta delle famiglie e della società (e non soltanto per questioni morali, quanto più prosaicamente ereditarie, ad esempio). Nelle case si cercava di mantenere il silenzio, di evitare lo scandalo. La maggior parte delle volte, ma non questa.

Dunque il diario divenne la prova regina: gli avvocati (di Isabella, come di Edward) cercarono di mettere in discussione la veridicità di quelle pagine infuocate. Si negò che il tradimento fosse mai stato consumato. Si sarebbe trattato soltanto del frutto di una fantasia eccessiva, anzi di una mente alterata.

Per dimostrare che il diario di Isabella era pieno di menzogne, Phillimore [uno degli avvocati difensori] attirò l’attenzione della corte sulle frequenti allusioni ai sogni. “Per tutto il giorno non sono riuscita a dimenticarlo e non erano in grado di distinguere bene il vero dal falso”, aveva scritto e, “Santo Dio! Siamo marionette dell’immaginazione fino a questo punto?” Phillimore invitò la corte a adottare lo scetticismo di Isabella sulle sue stesse percezioni. Nel diario, suggerì, aveva sconfinato in un territorio di immaginazione e anarchia sessuale, cedendo al miraggio dell’allucinazione» (147).

Per salvare Edward, la stessa Isabella decise di confessare che quanto scritto nei diari, un racconto pur così realistico, fosse soltanto il risultato di sogni romantici, di una donna irritabile, eccitata. Tutta la linea difensiva, corroborata dagli interventi di medici e scienziati (ginecologi, psichiatri, frenologi) si basa sul fatto che Isabella fosse di salute (fisica e mentale) assai precaria: in particolare, essa avrebbe sempre sofferto di un “disturbo uterino” (altra moda ottocentesca). Ritornava il solito, fortissimo legame fra follia femminile e sessualità, che riempì i manicomi e le cliniche di isteriche. Medici e avvocati difensori sostennero che quelle«farneticazioni sessuali» dipendevano da ninfomania ed erotomania (due diagnosi difficilmente distinguibili, a cavallo tra passioni lascive e illusioni romantiche). Isabella avrebbe così trasferito sul suo diario vere e proprie allucinazioni (potendo così spiegare la descrizione minuziosa degli incontri con Edward). Diventava così determinante la presunta (ma allora certissima) influenza che i genitali avrebbero avuto sull’equilibrio mentale delle donne. Isabella, per di più, doveva subire anche gli effetti di una natura spiccatamente sessuata, lussuriosa. Raccontare sul diario quegli incontri clandestini sarebbe allora l’equivalente di una forma di pornografia personale». In altri termini, il diario non era soltanto un sintomo, ma anche la causa di nuova follia. Si sosteneva: perché mai una donna normale dovrebbe riferire, e con tutti i particolari, del proprio tradimento? Non si può pensare soltanto a un eccesso di imprudenza. Isabella era caduta preda di un «folle desiderio insoddisfatto».

Quella scrittura diveniva allora un vero e proprio atto sessuale, pur senza la partecipazione di un uomo in carne e ossa (e così Edward era salvo). Una strana forma di masturbazione.

Va da sé, questa linea di difesa risultò alla fine per Isabella ben più umiliante di una confessione di adulterio. Comunque, riuscì a evitare il divorzio – per questa volta: qualche anno dopo verrà scoperto un nuovo amante, e con prove incontestabili. Salvò anche l’onore e la carriera di Edward, ma non poté evitare di cadere nella triste condizione di “adultera nell’anima”, e di donna instabile.

Il tribunale londinese non considerò sufficiente la confessione scritta in un diario. D’altra parte, era un vero e proprio registro: il registro della propria infamia

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tysm literary review, Vol 6, No. 10,  December 2013

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