philosophy and social criticism

Memorie masiniane

Gianluca Pulsoni

Intervista a Costanza e Sabina Masini

Ricordare… se si deve iniziare con un “andare indietro” nel tempo, mi piacerebbe sapere da voi se esiste un qualcosa – un gesto, una parola, una frase, una situazione particolare, un ricordo, una immagine particolare – che ri-guarda il vostro rapporto con vostro padre, a cui siete legate. Una madeleine insomma, per dirla con Proust… in maniera quasi involontaria e, tuttavia, vivissima… c’è qualcosa del genere, capace di aprire lo scrigno dei ricordi?

Ci sembra di vederlo ancora oggi in piedi davanti a quel cavalletto intento a riempire una tela gremita di tante piccole forme geometriche con una serie interminabile di colori magicamente accostati gli uni agli altri. Quei colori che invano tentavamo di suggerirgli, ma la sua mano era così rapita da quel pennello che agiva d’istinto,  che non poteva soffermarsi ad accogliere alcuno stimolo esterno, il suo volto sereno e disteso  ci sorrideva con affetto.

La sera lo vedevamo lavorare fino a tardi sepolto tra i libri della sua scrivania e il battito della macchina da scrivere dava il ritmo alla musica classica che amava ascoltare mentre lavorava  incessantemente, Debussy, Stravinsky,  Ravel sono le colonne sonore di tutti i suoi pomeriggi passati a lavorare e allo stesso tempo anche della nostra infanzia. Quel suo sorriso così aperto e positivo, la sua ironia, così come il suo vezzeggiarsi nel creare neologismi che tanto ci divertivano, ci apriva al mondo del suo essere anche padre.

Sinceramente ci è difficile ricordare nostro padre in un momento di inattività: era una totale e incessante produzione come se solo abbeverandosi a tutti i possibili mondi della letteratura, della poesia così come della filosofia,  del teatro, della pittura prendesse gradatamente vita ed energia. Per ore lo sentivamo leggere a nostra madre ogni suo lavoro, dalla poesia all’articolo di giornale, dalla prima stesura  di qualche libro all’ultima recensione e nostra madre, primo e indispensabile fruitore di ogni sua opera , con gli occhi pieni d’amore e di ammirazione, lo ascoltava e dialogava con lui. Tra i tanti aspetti che ci piace ricordare, e che è stato così poco menzionato è il suo impegno accademico, la sua attività di Preside della Facoltà di Siena, ma soprattutto l’aspetto didattico che curava con particolare attenzione.

La figura di Ferruccio Masini, oltre al fatto che è purtroppo ancora troppo marginale nel panorama italiano – lo era crediamo da vivo, lo è tutt’ora da morto – è altresì sempre ricordata per certi aspetti del suo lavoro. Ovvero, la filosofia e la scrittura. E, se poi vogliamo, l’insegnamento. Ma ce ne sono anche molti altri: penso al teatro e alla pittura. Oppure all’attività di giornalista, di scrittore nei giornali e nelle riviste specializzate. Come vedevate allora questi aspetti di vostro padre, in famiglia e nella ricezione che avevano all’esterno… e come li vedete invece oggi?

Forse neanche ce ne rendevamo conto allora di quanto nostro padre fosse impegnato a lavorare su fronti così numerosi e complessi, certamente per i nostri occhi di bambine prima e di adolescenti poi, la pittura era la più immediata, quella più facilmente intuibile. E’ forse  per questo che, ancora oggi, è l’aspetto, così come la produzione poetica e aforistica , a cui siamo maggiormente legate e che più ci commuove.

Per quello che ne sapevate e ne sapete, oggi… com’è la considerazione e il ricordo di  vostro padre come “professore” e “filosofo” dentro l’ambiente accademico? E tra coloro che lo hanno conosciuto e i suoi amici, nello specifico?

Ancor oggi, i testi di nostro padre costituiscono materiale indispensabile per gli studenti dai quali ci capita di avere segnali di profonda e viva ammirazione. D’altro canto il suo impegno accademico è sempre stato costante e vitale: amava circondarsi di studenti che spesso frequentavano casa nostra e preparava le lezioni sempre con estrema accuratezza.

Ciò che ogni volta ci meraviglia e ci  inorgoglisce è il fatto di scoprire, anche per caso, quanta gente, fuori dal mondo degli addetti ai lavori ed estranea al mondo accademico, apprezzi e conosca profondamente ancor oggi la sua opera .

Non ci piace dunque vestire nostro padre di una sorta di vittima incompresa della cultura, i suoi riconoscimenti e intendiamo quelli veri come la considerazione che di lui aveva E.Montale, li ha avuti sia in vita che dopo la morte, pensiamo tuttavia che siano ancora in germe e che il processo stia gradatamente maturando e sicuramente darà i suoi frutti anche a più di vent’anni dalla sua scomparsa.

Siamo altresì stupite da un certo silenzio editoriale. Il mondo editoriale rimane sordo alle richieste di pubblicazioni di opere ormai introvabili e all’interesse su Masini  evidente all’interno del mondo web, di internet. Pensiamo al blog di poesia La Dimora Del Tempo Sospeso curato da Francesco Marotta, dove un post su Ferruccio Masini ha ricevuto migliaia di contatti, dall’Italia e dall’estero ed a più di un anno dalla sua pubblicazione riceve una media di trenta contatti al giorno. Nel Blog sono anche visibili alcuni  quadri tratti dai cataloghi delle mostre di pittura di nostro padre.

Per quanto riguarda il mondo accademico, vorremmo ricordare come l’impegno politico di nostro padre e qui sottolineiamo la sua collaborazione a ‘Rinascita’ che l’ha accompagnato per quasi tutta la sua breve vita, l’ha visto parte attiva negli anni Settanta e nello stesso tempo vittima della lotta politica che lo ha costretto a lasciare la facoltà di Parma. Quello è un periodo che ricordo bene, dice Sabina, la figlia più grande, perché ha coinvolto tutta la nostra famiglia: lasciare gli anni sereni di Parma così come gli amici più cari, le quotidiane frequentazioni con PietroToesca, con Sandro Bosi, Andrea Calzolari, la sua fedele lettrice Marica D’Agostini.

Sicuramente il trasferimento a Firenze accettato con la gioia di chi torna nella città natia, ma comunque non scelto né programmato. Tuttavia per nostro padre il successivo incarico a Siena rappresentò la sua esperienza accademica più gratificante e coinvolgente.

C’è un aspetto del suo lavoro, o una sua particolare opera, che lui amava più delle altre, o che considerava sotto un’ottica quantomeno particolare? Mi viene in mente che, p.es., utilizzando lo pseudonimo di Salins per le sue tele, egli potesse aver avuto un rapporto molto particolare con la pittura, anche solo per questo “mascherarsi” sotto pseudonimo magari…

A pensarci bene è difficile per noi selezionare qualche aspetto della figura di nostro padre e redigerlo in prima posizione seppur affiancato da tutti gli altri. Il suo modo di essere li comprendeva tutti allo stesso modo, il suo sperimentare letterario e filosofico a 360 gradi faceva parte del suo esistere e noi lo vivevamo con la stessa naturalezza con la quale lui ce lo offriva quotidianamente.

L’edizione adelphiana dell’omnia di Nietzsche, ovvero la “Colli-Montinari“. La traccia che vostro padre ha lasciato in questa operazione c’è, ma sembra quasi che sia stata sotterrata. Per quanto riuscite a ricordare e per quanto ne sapete, com’erano i rapporti che vostro padre aveva con Giorgio Colli? Gli era stato fissato un ruolo particolare oppure no, dentro al progetto (che senza se e senza ma, è uno dei progetti editoriali più importanti della storia dell’editoria, e l’abbiam avuto in Italia)? Ve lo chiedo perchè sia Colli che Masini sono due figure centrali e cancellate nel panorama italiano, due figure che hanno fatto e possono continuare a fare “la differenza”, anche oggi… di cui di esempi così, ne abbiam bisogno…

Non conosciamo bene i rapporti che hanno caratterizzato la collaborazione con Colli e Montinari  poiché eravamo ancora troppo piccole, pensiamo tuttavia che ci fosse tra loro un profondo legame di affetto e di stima reciproca e che ognuno di loro avesse un suo ruolo preciso e ben definito in questo  progetto editoriale.

Peraltro  non abbiamo mai sentito nostro padre parlare di quella fase della sua vita di studioso quasi che la considerasse compiuta e fisiologicamente finita come se fosse un fondamento(grund) una pietra deposta sulla quale avrebbe poi costruito la sua intera opera futura. Così, come afferma durante un’intervista concessa alla radio svizzera pochi mesi prima della sua scomparsa,  è Nietzsche l’autore da cui ha preso le mosse  e ciò che di questo autore gli interessava approfondire non è il Nietzsche che esalta il senso dell’esistenza quale che sia, in pratica il Nietzsche trapassato attraverso l’interpretazione d’annunziana, ma bensì l’approfondirne “le zone d’ombra”.  “Ecco perché accanto a Nietzsche,” dice Masini, “  ho cominicato a leggere i romantici; in particolare, i primi romantici, Novalis, F.Schlegel e anche alcuni poeti contemporanei come G.Benn o autori come Kafka, in modo che ad un certo punto le zone maggiormente complesse, problematiche, della scrittura emergessero in una luce più chiara e certe affermazioni globali venissero ridimensionate, ricondotte ai termini reali.”

Un interessante progetto editoriale che uscirà a gennaio 2010 nella collana filosofica diretta da M.Vozza della casa editrice ‘Ananke’, coinvolgerà un sensibile e giovane filosofo Emilio Carlo Corriero nella cura di un volume atto a raccogliere in un’unica opera tutte le introduzioni, gli scritti  e gli studi approfonditi da nostro padre proprio su uno dei suoi autori più amati:Kafka.

Vostro padre è stato una specie di “attore della cultura” (rubo l’espressione a un grande antropologo del teatro). Poliedrico e innovatore. Ma, molto probabilmente, non si riconosceva totalmente in una figura… in un “ruolo”, sia esso professore o filosofo o poeta o pittore… oppure invece si? Anche culturalmente, intriso di un background di cultura tedesca che ne fa tra i più fini interpreti della lingua di Nietzsche e Benn, sembra quasi che sia una specie di intellettuale “tedesco”, o almeno “continentale” fin de siècle

La definizione di ‘attore della cultura ’ diremmo che sia calzante nel senso che un bravo attore è capace di recitare mille parti e di accostarsi ad una miriade di copioni diversi , ma la sua filosofia, come la sua poesia, la sua opera di traduzione, la sua attività di giornalista  facevano parte del suo essere o, avrebbe detto lui, del suo non-essere e non poteva distaccarsene mai, la letteratura come lui stesso diceva, deve diventare un elemento concreto della nostra vita e  questo, era per lui.

Il suo approccio rinascimentale lo portava ad aprirsi ai tanti mondi del sapere senza trovarne mai facili commistioni, ma per scovarne meglio e approfondire altresì i momenti di rottura , l’inconciliabilità dei termini, l’irriducibilità delle differenze, come infatti scriveva lui stesso” la complessità del reale è tale che gli strumenti per coglierla devono essere necessariamente molteplici”.

Prima che lo cogliesse la morte, stava lavorando a qualche progetto? E, più in generale, esistono suoi lavori che ha lasciato inediti, su cui lavorava, che oggi magari necessiterebbero di essere riportati alla luce, perché magari indicativi di una particolare ricerca o direzione di ricerca che stava intraprendendo?

Poco prima di morire nostro padre aveva visto pubblicato il suo libro di aforismi “Pensare il Buddha”: la produzione aforistica accompagnava quella poetica da diversi anni e aveva trovato in questo genere nuovi stimoli che avrebbe sicuramente continuato a coltivare e, come dice, Gino Ruozzi in “Scrittori Italiani di Aforismi”, I Meridiani, Mondatori 1996 di “….Masini scrittore credo si possa apprezzare e scoprire parecchio, mi riferisco alle numerose pagine di diario meritevoli di studio e di una adeguata veste editoriale.”

Il suo interesse per gli aforismi è testimoniato anche dal fatto che aveva progettato una raccolta degli Aforismi, Gli Otto quaderni in ottavo e i Frammenti di Franz Kafka  che avrebbe poi corredato con indicazioni sulla composizione dei singoli scritti. (L’antologia è poi uscita postuma con la sola introduzione di Ferruccio ma nel rispetto dell’ossatura da lui proposta.).

In questo ambito vi sono aforismi inediti e dialoghi pubblicati in  alcune riviste ma che ancora oggi mancano di una loro collocazione unitaria.

Un altro progetto che Ferruccio seguiva e che non ha potuto completare è quella di una ricerca che si proponeva di costruire, nei modi della scrittura propri a ciascun studioso un “Lessico delle Avanguardie” (di quel progetto c’è una traccia nel volume “Tra Simbolismo e Avanguardie” Studi dedicati a F.Masini Editori Riuniti 1992).

Oltre a dar nuova luce a materiale già edito la cui riproposta sarebbe ancora attualissima, presso l’Archivio Contemporaneo Bonsanti di Firenze (www.vieusseux.fi.it) sono consultabili tutti i manoscritti, i carteggi epistolari e altro ancora che potrebbero essere oggetto di studi interessanti e originali. Inoltre, la figlia Costanza conserva i numerosi diari e taccuini su cui quotidianamente Ferruccio scriveva.

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ISSN:2037-0857