philosophy and social criticism

Un’attualità non attuale

Albert Camus

Nel novembre del 1944, sulle pagine semiclandestine di “Combat”, Albert Camus rifletteva sulla necessità di un giornalismo non solo critico, ma autocritico. Un giornalismo capace di risolvere le contraddizioni proprie e del mondo non in una «sintesi puramente logica», ma in un’attività costante di vigilanza creativa. Una «creazione vivente», la chiamava Camus. «Quando il lavoro dell’artista, come quello dell’operaio, saprà essere veramente fecondo, solo allora il nichilismo sarà morto», scriveva. Parole da rimeditare, in tempi di cambiamenti profondi.

Il mestiere che è costretto a difendere ogni giorno, e nell’incalzare dell’attualità, le esigenze del buon senso e della semplice onestà intellettuale, non è senza pericoli. Mentre si aspira al meglio, ci si dedica a giudicare il peggio, e talvolta anche soltanto il meno peggio. In breve, si può assumere l’atteggiamento sistematico del giudice, del pedagogo o del professore di morale. Da qui alla presunzione o alla stupidità non c’è che un passo, che speriamo di non aver compiuto.Ma non siamo sicuri di aver sempre evitato il pericolo di lasciare intendere che credessimo di avere il privilegio della chiaroveggenza e la superiorità di chi non s’inganna mai. Le cose non stanno cosí. Desideriamo sinceramente collaborare all’opera comune con l’esercizio periodico di alcune regole di coscienza di cui ci sembra che la politica non abbia fatto, finora, grande uso. Ecco tutta la nostra ambizione, e, beninteso, se indichiamo i limiti di certe idee o azioni politiche, non è detto che non si conoscano anche i nostri, cui cerchiamo di porre rimedio usando qualche cautela. Ma l’attualità è esigente e la linea che separa la morale dal moralismo è incerta. Per stanchezza e inavvertenza, capita non di rado di superarla. Come sfuggire a questo pericolo? Con l’esercizio dell’ironia. Ma, purtroppo, non viviamo in un’epoca di ironia. Il nostro è ancora il tempo dell’indignazione. Facciamo allora in modo di conservare, accada quel che accada, il senso del relativo, e tutto sarà salvo. (…) La giustizia non è solo un’idea ma un calore dell’anima. Prendiamola dunque per quel che essa ha di umano, senza trasformarla in quella terribile passione astratta che ha mutilato tanti uomini. Non siamo alieni dall’ironiae non prendiamo certo sul serio noi, quanto piuttosto e soltanto la dura prova che attraversa il paesee la formidabile esperienza che oggi gli occorre di vivere. Una distinzione, questa, che darà la giustamisura e il senso del relativo al nostro sforzo quotidiano. Oggi ci è parso necessario dire tutto questo a noi stessi, e dirlo anche ai nostri lettori perché sappiamo che in tutto quel che scriviamo, giorno per giorno, non siamo dimentichi di quei doveri di riflessione e di scrupolo che devono essere propri di ogni giornalista.

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ISSN:2037-0857