philosophy and social criticism

Non gettare Nietzsche ai cani

"Nietzsche ai cani"

Gettare Nietzsche?

di Ilde Mattioni

Friedrich Nietzsche, L’anticristo, a cura di Luciano Parinetto, Stampa Alternativa, Roma-Viterbo 2000.

Chi è Nietzsche? Più citato, e travisato, che letto, Friedrich W. Nietzsche (1844-1900) rimane, sotto molti aspetti, un pensatore sfuggente, misterioso, “pericoloso”. Precursore dell’irrazionalismo nichilista e di un culto della forza che avrebbe avuto, come  propria deriva logica, il nazifascismo europeo (ma qualcunolegge o ricorda ancora lo scritto mussoliniano su La filosofia della forza?), o pensatore slegato da vicoli sociali, come un mistico solitario, senza dio e senza morale, che abbraccia integralmente il sentiero interrotto e senza uscita del “negativo”?

È noto a tutti quanto abbiano contribuito a quest’opera di mistificazione tanto le ubbie antisemite della sorella Elisabeth Förster-Nietzsche (curatrice maliziosa della celebre Volontà di potenza,  un volume di “frammenti” nicciani, da lei aggiustati e riscritti ad arte), quanto le pretese “metastoriche” dei suoi modesti epigoni (su tutti: Spengler, per la Germania; Evola -per tramite dello stesso Spengler – in Italia).

È durante la guerra del 1870-71 (a cui Nietzsche prese parte come infermiere volontario) che, secondo la sorella, il giovane filosofo «avrebbe sentito per la prima volta – e nel modo più profondo -che la volontà di vita, più forte e più alta, trova la sua espressione non in una meschina lotta per l’esistenza, ma come volontà di lotta, come volontà di potenza e di predominio». Un Nietzsche guerriero, prototipo del miliziano vestito di nero, dunque …

Ecco dunque che, come tutte le opere di Nietzsche, neppure L’Anticristo (Der Antichrist) sfugge a questo doppio destino. Da «libro per tutti e per nessuno» – come Nietzsche lo definiva- passiamo al libro buono per tutte le stagioni, passepartout che non fa male ad alcuno (né a destra, né a sinistra: dai politici prestati alla filosofia, ai filosofi prestati alla Pubblica Amministrazione, etc. etc.).  E tutto questo nonostante l’edizione critica delle opere nicciane abbia trovato proprio in Italia i suoi interpreti migliori (su tutti Giorgio Colli e il mai troppo rimpianto Ferruccio Masini).

La versione di Luciano Parinetto, filosofo e germanista che ha dedicato studi alla cultura classica (da Marx a Lessing, da Herder a Feuerbach), nonché traduttore d’eccezione (ricordiamo le sue versioni dalla Dickinson, da Whitman, dal misconosciuto, lirico, Hegel di Eleusis, a Lao Tze…), mette a frutto queste considerazioni critiche. 

Nel saggio che accompagna, in appendice, il testo, Parinetto analizza un aspetto inconsueto di Nietzsche: il tema/problema dell’inconscio che Nietzsche aveva intuito “per via diretta”, prima  di Freud. Parinetto continua così, per tramite di Niezsche, la sua affascinante lettura attorno ad altri temi chiave: quello del corpo e dell’interiorizzazione della disciplina, e quello della “dialettica servo-padrone”.

Forte di un rigore filologico e di una decennale frequentazione della cultura germanica, lo studioso bresciano ci ricorda che, contro le interpretazioni facili,  «regalare Nietzsche ai cani, forse, non è auspicabile». Ecco dunque che questa versione, che si affianca a quella del ’27 di Treves, o a quelle curate da Colli e Masini, rende giustizia ad un Nietzsche troppo spesso addomesticato e anestetizzato, quel Nietzsche che, scriveva Gottfried Benn in una poesia, nei suoi periodi di follia, per mancanza di soldi era «costretto a leggersi i libri dai librai», mentre «la nobile muffa di Bayreuth» ciarlava e si ingozzava, aprendo la strada ad un delirio politico che, a tutt’oggi, non si è del tutto spento.

[cite]

TYSM REVIEW

VOL. 24, ISSUE NO. 24

MAY 2015

ISSN: 2037-0857

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