Il paradiso del gendarme
Il paradiso del gendarme è l’inferno della legalità. Il paradiso del gendarme è là dove tutto è vietato e la necessaria trasgressione del divieto legittima la sua esistenza altrimenti inutile
Il paradiso del gendarme è l’inferno della legalità. Il paradiso del gendarme è là dove tutto è vietato e la necessaria trasgressione del divieto legittima la sua esistenza altrimenti inutile
di Charles Péguy La crisi dell’insegnamento non è una crisi dell’insegnamento; non c’è crisi dell’insegnamento; non c’è mai stata la crisi dell’insegnamento; le crisi di insegnamento…
Sulla scia di questa sofferenza, che riempie di lacrime gli occhi degli eroi, attraverso le tracce lasciate dai pochi frammenti del perduto ciclo di poemi epici, Matteo Nucci scava nel tema della nostalgia che ispira il lungo viaggio del memoria, alle radici dell’antropologia omerica
Nel suo ultimo lavoro, Paolo Caredda ha raccolto decine di panorami grezzi, con condomini appena terminati e strade non ancora asfaltate. Case che venivano costruite in fretta, prefabbricate e che si sapeva già dalle fondamenta che avrebbero condannato a un po’ di tristezza masse di uomini, di famiglie (che potevano però andare a vivere in un appartamento).
Quarante-cinq ans après les premiers pas de l’homme sur la Lune, la course technologique emprunte une voie singulière : en janvier dernier, un réfrigérateur connecté à Internet envoyait inopinément des rafales de courriels indésirables… Au-delà de son folklore, la numérisation de la vie quotidienne engendre un modèle économique qui contraste avec les promesses mirifiques de la Silicon Valley.
Bisogna davvero coltivare la stupidità con una prolissità ministeriale per non revocare immediatamente un insegnamento che il passato impasta ancora con i lieviti ignobili del dispotismo, del lavoro forzato, della disciplina militare e di quell’astrazione, la cui etimologia – abstrahere, tirar fuori da – esprime bene l’esilio da sé, la separazione dalla vita.
Forse la “prestazione essenziale” nell’apocalisse e nei confronti dell’apocalisse sta essenzialmente nello spostarci dal creato al creare e nello scoprire che, in fondo, anche quando si interroga una teoria si parte da un “che cosa” e si arriva sempre a un “chi”. Si parte dal tentare di conoscere un oggetto e si scopre che al termine della nostra ricerca si arriva a un soggetto.
Ermanno Cavazzoni rimanda in libreria (con un nuovo titolo) Cirenaica, già pubblicato una quindicina di anni fa da Einaudi. Il bassomondo, con la vita infernale che vi conduce, viene raccontato in un manoscritto che l’autore dice di aver trovato in mezzo al binario 21 della stazione centrale di Milano: è fin troppo facile pensare che questo altro mondo, ben più brutto, cattivo (anzi degenerato) e disperato del nostro, serva in realtà per parlare di noi. Della nostra vita, disperata e vuota.
La sorte di Alois Alzheimer fu perdere il nome proprio e trasformare il suo cognome nel nome della malattia. Omaggio imbarazzante, giacché la parola evoca una malattia terribile e occulta la biografia di un medico dotato di grande sensibilità clinica
La figura di Pierre Favre, oggi santo, nella lettura di Michel Certeau. Che cosa significava viaggiare per questo “pellegrino che non si fermava mai”?
Rasputin secondo Elémire Zolla – che ne scrisse in una articolo su Conoscenza Religiosa – tutto era fuorché il “demone” che solitamente viene associato al suo nome. Una lunga, meticolosa opera di mistificazione ha nascosto il vero Rasputin
Dopo aver curato Una rivoluzione dall’alto (Mimesis, Milano 2012), un libro sulle nuove forme di dominio nell’epoca della crisi finanziaria, in questo suo nuovo lavoro Alessandro Simoncini analizza il modo in cui il capitale è giunto a «catturare l’intelligenza collettiva», bloccando le sue potenzialità liberatorie
Ágnes Heller is a philosopher born in Budapest (1929). She earned her doctorate in 1955 under the supervision of Georg Lukács and was also his assistant. She held positions as philosophy professor at La Trobe University in Melbourne and in 1986 was appointed Hannah Arendt Professor of Philosophy in the Graduate Studies Program at the New School for Social Research in New York
Diventando un valore autonomo, il denaro è diventato al tempo stesso il più reale dei nostri fantasmi. Se è vero che senza denaro non si vive, «se è vero che – come scriveva Kojève – anche l’uomo “è ciò che mangia”, egli resta però desiderio in quanto tale», non riconducibile alla semplice presenza di un oggetto. Mettersi all’ascolto di questo desiderio, oggi, appare quanto mai necessario. Politicamente necessario