Prostituzione e storia
Fino a che punto ci si può mettere in vendita? Posso, sempre e comunque, disporre del mio corpo, di ogni suo organo? Se “io sono mio\mia”, perché dovrebbero esistere dei limiti alla possibilità di alienare una parte di me, anche, ad esempio, per mettere alla luce un bambino, destinato – dietro compenso – ad altri? Oggi è soprattutto il tema bruciante della “gestazione per altri” a far discutere, ma, sul fondo, resta sempre il dilemma legato alla prostituzione: lo scambio sesso-denaro può essere considerato come qualsiasi altra prestazione, anche in senso lavorativo?