Carola Rackete, Comandante della Sea Watch 3, è certamente una figura che si può definire “tragica”. La memoria torna all’Antigone di Sofocle, che scelse la pietà verso il corpo del fratello insepolto e per questo fu condannata dalle leggi che il nuovo sovrano aveva promulgato // di Raffaele K. Salinari
he esista ancora, in questi tempi di rinascente barbarie, di turpiloquio politico, di decadimento culturale, qualcuno che si faccia katékon, baluardo, attore del gesto giusto, testimone irriducibile e scandaloso di leggi ancestrali, quelle che abbracciano il corpo dolente dell’umanità intera, è ciò che fa scatenare le reazioni rabbiose di chi va arrestato. Perché? Perché non è possibile cancellare con una dichiarazione Facebook tutta la strada da cui questi migranti provengono, le condizioni di guerra, sofferenze, torture, vessazioni, cui sono stati sottoposti e che li ha spinti, loro malgrado, a venire qui
“Migrante” non è lo stesso che “immigrato”. Tutto è molto confuso. Perché le persone sono razziste? Quali sono i meccanismi? Quali le paure? Bisogna identificarle e comprenderle. La paura è che la gente si insedi: è il fantasma del corpo estraneo, la cui definizione è sempre arbitraria.
Il sistema di finanziamento partecipativo delle imprese sociali e culturali, mediato dalle nuove tecnologie è permeabile: anche il crowdfunding ha il suo lato oscuro, come rivela il caso della nave anti-migranti C-Star
Chi riesce a vedere oltre l´immagine, in questa epoca dove le immagini sono diventate un brusio costante che non interroga né inquieta? Le immagini coprono lo spazio e saturano il silenzio. Aggiungono non senso al non senso. Ecco perché le figure di Bosch ci attraggono e spaventano al tempo stesso: sono il segno della nostra incapacità di leggere i segni, oltre il banale e il provvisorio. Proviamo a confrontare il suo San Cristoforo con la fotografia – che doveva cambiare il mondo, ma lo ha solo reso più assuefatto all´orrore – del piccolo Aylan Shenu
Professor Saskia Sassen: the Robert S. Lynd Professor of Sociology and Co-Chair of The Committee on Global Thought at Columbia University. “Existing policy is not prepared to address new types of conditions producing massive displacements,” she said, “and neither is it prepared to deal with the consequences of such displacement.”
Molti osservatori preconizzano che, con la crisi di Schengen, inizia la probabile agonia della Ue. Ma la fine o il declino di questo continente incombe da anni, da quando si è dichiarato incapace di dare una speranza di vita a chi, oltretutto, potrebbe aiutarlo a crescere.
In Expulsions – racconta Saskia Sassen – «mi concentro sui margini del sistema globale. Margine è un concetto differente da quello di confine geografico che qualifica ancora le relazione tra gli Stati nazionali. L’ipotesi dalla quale sono partita è la proliferazione dei margini di sistema — il declino delle politiche economiche che hanno caratterizzato le economie occidentali nel XX secolo, il degrado ambientale e la crescita di forme complesse di conoscenze che tradotte operativamente producono interventi di una brutalità elementare».
Eurozona disciplinare. Così l’ha definita Varoufakis e di certo non si sbagliava: questa prigione coincide con la stessa razionalità liberale che appare cristallizzata nelle istituzioni monetarie, racchiusa in un corpo di leggi, inscritta nei trattati fiscali.