philosophy and social criticism

Posts tagged ‘migranti’

Carola Rakete

Carola Rackete, Comandante della Sea Watch 3, è certamente una figura che si può definire “tragica”. La memoria torna all’Antigone di Sofocle, che scelse la pietà verso il corpo del fratello insepolto e per questo fu condannata dalle leggi che il nuovo sovrano aveva promulgato // di Raffaele K. Salinari

Chi va arrestato

he esista ancora, in questi tempi di rinascente barbarie, di turpiloquio politico, di decadimento culturale, qualcuno che si faccia katékon, baluardo, attore del gesto giusto, testimone irriducibile e scandaloso di leggi ancestrali, quelle che abbracciano il corpo dolente dell’umanità intera, è ciò che fa scatenare le reazioni rabbiose di chi va arrestato. Perché? Perché non è possibile cancellare con una dichiarazione Facebook tutta la strada da cui questi migranti provengono, le condizioni di guerra, sofferenze, torture, vessazioni, cui sono stati sottoposti e che li ha spinti, loro malgrado, a venire qui

Etienne Balibar: «Il fantasma del corpo estraneo»

“Migrante” non è lo stesso che “immigrato”. Tutto è molto confuso. Perché le persone sono razziste? Quali sono i meccanismi? Quali le paure? Bisogna identificarle e comprenderle. La paura è che la gente si insedi: è il fantasma del corpo estraneo, la cui definizione è sempre arbitraria.

Hieronymus Bosch, immagini di un oscuro presagio per l´Europa

Chi riesce a vedere oltre l´immagine, in questa epoca dove le immagini sono diventate un brusio costante che non interroga né inquieta? Le immagini coprono lo spazio e saturano il silenzio. Aggiungono non senso al non senso. Ecco perché le figure di Bosch ci attraggono e spaventano al tempo stesso: sono il segno della nostra incapacità di leggere i segni, oltre il banale e il provvisorio. Proviamo a confrontare il suo San Cristoforo con la fotografia – che doveva cambiare il mondo, ma lo ha solo reso più assuefatto all´orrore – del piccolo Aylan Shenu

La doppia pena del migrante

Molti osservatori preconizzano che, con la crisi di Schengen, inizia la probabile agonia della Ue. Ma la fine o il declino di questo continente incombe da anni, da quando si è dichiarato incapace di dare una speranza di vita a chi, oltretutto, potrebbe aiutarlo a crescere.

Espulsioni. Vivere nel margine sistemico. Intervista con Saskia Sassen

In Expulsions – racconta Saskia Sassen – «mi concentro sui margini del sistema globale. Margine è un concetto differente da quello di confine geografico che qualifica ancora le relazione tra gli Stati nazionali. L’ipotesi dalla quale sono partita è la proliferazione dei margini di sistema — il declino delle politiche economiche che hanno caratterizzato le economie occidentali nel XX secolo, il degrado ambientale e la crescita di forme complesse di conoscenze che tradotte operativamente producono interventi di una brutalità elementare».

L’Unione europea, una prigione dei popoli

Eurozona disciplinare. Così l’ha definita Varoufakis e di certo non si sbagliava: questa prigione coincide con la stessa razionalità liberale che appare cristallizzata nelle istituzioni monetarie, racchiusa in un corpo di leggi, inscritta nei trattati fiscali.