I vecchi e i nuovi miracoli
Francesco Paolella
Jean-Martin Charcot, La fede che guarisce, con una introduzione di Tullio Seppilli, ETS, Pisa 2018, 60 pagine
In una importante collana dedicata alla storia e alla filosofia della medicina (MEFISTO) , la casa editrice pisana ETS ha appena ripubblicato un breve testo del 1892 di Jean-Martin Charcot, il celebre neuropsichiatra francese, testo dedicato alle guarigioni inspiegabili, ai miracoli che, allora come oggi e come sempre, avvengono e avvengono in primo luogo nei santuari, costruiti proprio a questo scopo.
Merita però anzitutto una attenta lettura l’introduzione scritta dal compianto Tullio Seppilli, il quale ci ha mostrato quanto quel testo di Charcot non possa essere liquidato tout court come una testimonianza di una vecchia polemica anticlericale: come è ovvio, Charcot ha rinunciato da subito a ogni spiegazione sovrannaturale, ma non si è rifugiato in una facile negazione di ogni efficacia delle cosiddette “pratiche sacrali”. Come terapeuta, Charcot si diceva soprattutto interessato alla possibilità di utilizzare la «potenza» delle guarigioni per fede, comprendendone il meccanismo. D’altra parte, anche i miracoli, ovviamente ma paradossalmente, sottostanno al determinismo delle leggi naturali. I miracoli non accadono immancabilmente, né sono prevedibili: hanno bisogno, per “funzionare”, di soggetti speciali (malati con una forte fede nel miracolo stesso) e di malattie speciali (sostanzialmente di natura nevrotica: paralisi, convulsioni, ulcere, “tumori”…). Come ricorda lo stesso Charcot, in nessun santuario si è mai visto nessuno a cui sia ricresciuto un braccio amputato.
Le pagine scritte da Seppilli sono importanti perché collocano il testo di Charcot (che aveva davanti agli occhi l’esperienza eclatante di Lourdes in primo luogo) in relazione con il tema generale dei rapporti (tema quanto mai emergente anche per la ricerca biomedica odierna) fra lo psichico e l’organico – la mente può far ammalare il corpo (ad esempio, il sistema nervoso centrale può far indebolire quello immunitario) o può aiutare a guarire il corpo malato – così come con l’attuale apertura del mondo scientifico alle terapie “altre”, alternative, sorpassate o premoderne, le quali non possono più essere liquidate come semplici “superstizioni”.
Le pagine di Charcot ci ricordano come, in un senso affatto speciale, il medico debba sempre essere anche un guaritore e, di più, persino un intercessore: ogni cultura umana ha avuto i suoi santuari, la sua acqua benedetta e i suoi ex voto: oggi noi non facciamo certo eccezione, anche se, per fortuna, possiamo contare anche su altre certezza, oltre a quelle del credente / di Francesco Paolella