La morsa economica alla fine del Covid
Quando ci libereremo dal Covid, con la fine degli interventi emergenziali, avremo un’economia in fiamme? Gli Usa si interrogano e interrogano il mondo su questo problema // di Christian Marazzi
Quando ci libereremo dal Covid, con la fine degli interventi emergenziali, avremo un’economia in fiamme? Gli Usa si interrogano e interrogano il mondo su questo problema // di Christian Marazzi
I margini di manovra di tutte le Banche centrali sono ormai ridotti all’osso, ma il vero problema è che questa volta, a differenza della crisi del 2008, ci troviamo di fronte ad una crisi dell’offerta, cioè della produzione, delle catene del valore e della logistica, una messa in quarantena della produzione della ricchezza a fronte della quale le politiche monetarie ultra-espansive possono poco o niente // di Christian Marazzi
Le politiche monetarie ultra-espansive di questi anni, che hanno azzerato i tassi di interesse e fatto scendere sotto lo zero i rendimenti sui titoli di Stato di paesi come la Germania, la Francia, il Belgio e, naturalmente, la Svizzera sono motivo di grande preoccupazione. Un’analisi // di Christian Marazzi
Millennials versus rendita finanziaria: una situazione esplosiva? // di Christian Marazzi
A volte una sola cifra è in grado di riassumere in sé un insieme complesso di questioni economiche, politiche e sociali. È il caso del servizio sul debito americano, gli interessi che il governo statunitense paga ai detentori dei Buoni del Tesoro: $1.43 miliardi al giorno (sì, al giorno) // di Christian Marazzi
Nella diffusa volontà di potere sovranista o isolazionista, in particolare dell’America trumpiana, qualcosa va in direzione esattamente opposta. Si tratta del dollaro, la moneta americana che in questi anni di crisi ha addirittura accresciuto il suo dominio all’interno del sistema finanziario globale
Di sicuro, in economia non sempre il semplice è il sigillo del vero. Lo dimostra la discussione in corso attorno al futuro del costo del denaro, cioè dei tassi di interesse, negli Stati Uniti come nel resto del mondo
Christian Marazzi È ancora possibile prevedere come evolverà l’inflazione? Sembrerebbe di no, almeno sulla base degli assunti utilizzati negli ultimi decenni dalle banche centrali di tutto…
Quando si parla di immigrazione in Svizzera raramente si mette in evidenza il suo ruolo nel finanziamento dello Stato sociale attraverso il versamento dei contributi sociali obbligatori. Ancor più raramente si ricorda che spesso, per una parte importante degli immigrati, a questi contributi non corrispondono le prestazioni sociali per le quali sono stati versati. Un’analisi di Christian Marazzi
Il programma del neoeletto presidente americano, Donald Trump, tutto volto a rafforzare l’economia interna isolando gli Stati Uniti dal resto del mondo, rafforza non poco gli argomenti sovranisti della destra populista europea. La qual cosa è in un certo senso paradossale se solo si pensa alla contraddizione tra l’auspicata sovranità economica nazionale e il dollaro, un moneta che è sì nazionale ma che funge contemporaneamente da moneta di riserva internazionale, una moneta cioè che è utilizzata per pagare le importazioni negli Stati Uniti, per finanziare gli investimenti diretti e indiretti all’estero, per erogare prestiti a imprese e paesi emergenti
Secondo l’Economist il rimpatrio delle multinazionali è iniziato prima della rivolta populista del 2016. La loro redditività finanziaria è diminuita a vantaggio delle imprese locali, la loro abilità di arbitraggio fiscale sembra essersi esaurita e la riduzione dei costi del lavoro all’estero sembra anch’essa diminuita. Sta di fatto che negli ultimi cinque anni i profitti delle multinazionali sono calati del 25%
Per Arjun Appadurai: il crollo finanziario del 2007-2008, a partire dall’esplosione dei derivati legati all’evoluzione del mercato immobiliare statunitense, va inteso in primo luogo come un «crollo linguistico»
Mr. Trump ha promesso un forte stimolo fiscale per rilanciare la crescita economica americana, sia con una forte riduzione delle imposte sugli alti redditi e sul capitale, sia con un altrettanto forte aumento della spesa pubblica per investimenti infrastrutturali. Assieme, queste due misure portano diritti all’aumento dei deficit pubblici e di conseguenza dei tassi di interesse a causa del probabile aumento dell’inflazione. In tale prospettiva, gli investitori cosa fanno?
La crescita, così come l’innovazione, vanno qualificate, non sono dei valori assoluti e autoreferenziali. Di per sé la crescita non genera equità e coesione sociale, così come l’innovazione non significa necessariamente nuovo valore d’uso, ma sempre più spesso aumento del consumo senza valore aggiunto.